Nel 1187 il possesso della chiesa passò dall'abate di San Zeno al cenobio cittadino, come stabilito dalla bolla di papa Urbano III[1].
Nel Quattrocento venne edificata la nuova pieve, che era ad un'unica navata sulla quale si aprivano quattro cappelle laterali e che era nota col semplice titolo di Santa Maria; la consacrazione fu impartita il 3 settembre 1486 dall'arcivescovo di Durazzo Mattia Ugoni[1]. A partire dal 1529 la chiesa è nota con il nome di Santa Maria Maddalena[1]
Nella prima metà del XIX secolo la pieve quattrocentesca di rivelò insufficiente a soddisfare le esigenze dei fedeli e, così, si decise di edificare una nuova chiesa[2]. La prima pietra dell'erigenda parrocchiale venne posta nel 1832[1][2]; l'edificio, disegnato da tale capomastro Guglielmo da Verona, fu portato a termine nel 1836[1][2].
La neoclassica facciata della chiesa, che è a capanna, è scandita da due lesene laterali d'ordine ionico e da due semicolonne, anch'esse ioniche e presenta sopra il portale d'ingresso un dipinto il cui soggetto è Cristo con bastone che pascola il gregge[1]; è coronata dal timpano di forma triangolare.
Interno
L'interno è ad un'unica navata le cui pareti sono scanditi da lesene sorreggenti la trabeazione sopra la quale s'imposta la volta a botte e sulla quale s'affacciano sei cappellette, introdotte da archi, in cui sono ospitati il fronte battesimale, il vecchio altare precedente la riforma liturgica, l'organo e gli altari di San Giuseppe, della Vergine del Rosario e della Maddalena[1]; al termine dell'aula vi è il presbiterio, rialzato di due gradini e chiuso dell'abside di forma piatta[1].
Opere di pregio qui conservate sono il dipinto raffigurante Cristo Risorto che appare alla Maddalena, realizzato nel XVII secolo dal veronese Giovanni Battista Amigazzi[2] e una pala seicentesca ritraente la Madonna col Bambino assieme ai santi Antonio di Padova e Giovanni Battista, realizzata da Francesco Barbieri[2].