La prima citazione di una chiesa a Castelnovo ne' Monti, menzionata come pieve di Bismantova, risale al 980[1]; questa pieve era situata all'interno del castello di Pietra di Bismantova dei Dallo, famiglia nobile originaria forse della Garfagnana[3].
In ulteriori documenti medievali la chiesa è altresì attestata come pieve di Campiliola[4]. Nel XII secolo la chiesa venne ricostruita presso il paese in quanto i signorotti del castello nel quale era situata la vecchia pieve temevano che, tra i fedeli che frequentavano le funzioni, ci fossero pure gruppi di soldati nemici che volessero conquistare la fortezza[3].
L'edificio fu ristrutturato nel 1375 e riedificato con dimensioni maggiori nel XVII secolo[3]. Grazie ad uno scritto del 1543 si conosce che la pieve di Castelnovo, nome che cominciò ad essere usato intorno al 1430 in sostituzione dei precedenti Bismantova e Campiliola. Nel 1543 il territorio sul quale la pieve esercitava la propria influenza era molto esteso, facendone parte ben quarantatré tra cappelle e chiese affiliate; per questo motivo il plebanato di Castelnovo era chiamato anche il Vescovado della Montagna[3]. Dalla relazione della visita pastorale del 1664, effettuata dal vescovo Gianagostino Marliani, s'apprende che la chiesa era a tre navate[4]. La nuova parrocchiale venne costruita nel 1713 su progetto del modenese Geminiano Monzani[1]. Nel 1986 il presbiterio fu modificato[1].
Descrizione
Esterno
La facciata a capanna della chiesa, rivolta ad occidente ed in stile neoclassico, è tripartita da quattro lesene; nella parte centrale, presenta una nicchia sopra la quale s'apre un piccolo rosone. La facciata termina con un ampio timpano triangolare.
Interno
All'interno, si trovano l'altare maggiore e nove laterali[1]. Importanti opere d'arte della chiesa sono l'altare rivolto verso l'assemblea, opera lignea realizzata da alcuni artigiani della Val Gardena, l'altare di San Pancrazio proveniente dall'antica chiesa[3], con pala del pittore manierista Orazio Perucci (Reggio Emilia 1549-1624), e le statue delle cappelle laterali[1].
Tra i dipinti di maggior rilievo si segnalano, in primis, la Madonna del Rosario, di Giovan Francesco Gessi, ed una tela di Alessandro Tiarini.
Di grande interesse, per rarità e qualità, sono anche il Crocifisso in terracotta policroma, di scuola emiliana dei primi decenni del XVI secolo e la scultura di Sant'Antonio, pervenutaci come mezzobusto, ma probabilmente, in origine, di più ampie dimensioni, attribuibile a Bartolomeo Spani (Reggio Emilia 1468-1539).
Inoltre, sono ancora visibili nel transetto di sinistra parti dell'antica chiesa romanica.