L'esistenza di una cappella o capitello sul posto è documentata già nel corso del Duecento, forse evoluzione di preesistenti strutture adibite all'osservazione militare o al culto pagano[1][3][4]; grazie a un lascito testamentario del pievano di Paolo Huber, verso la fine del Quattrocento venne edificata una chiesetta, il cui presbiterio venne affrescato tra il 1540 e il 1544 da Rocco Naurizio e da Marco Rossi da Mel. Nel 1618, ai maestri comaschi Bartolomeo e Giorgio Lungo venne affidata la costruzione del campanile, che sorse sulle rovine di quello precedente; contemporaneamente, vennero anche innalzate di un metro le mura perimetrali, demolendo le volte e sostituendole con un soffitto a cassettoni[1]. Nel Seicento è pure documentata la presenza di un eremita sul posto, a cui venne costruita anche una celletta per restare anche l'inverno (l'odierna sagrestia)[4].
Dall'Ottocento in poi sono documentati diversi lavori conservativi: un restauro nel 1848; il rifacimento del tetto nel 1942; il rifacimento di tutte le coperture e del sagrato nel 1955; la realizzazione dei gradini all'ingresso e presso l'altare, e dell'impianto elettrico, nel 1976-81; un altro restauro, con rifacimento delle coperture e del pavimento e anche scavo archeologico, nel 1996. Oltre a questo, nel 1961 venne anche decorata la navata[1].
Descrizione
Esterno
La chiesa si trova su uno sperone roccioso del monte Totoga, in posizione panoramica ben visibile dalla vallata del Primiero. Si presenta con facciata a capanna, percorsa da uno zoccolo interrotto dal portale architravato riparato da una tettoia a tre spioventi; ai due lati del portale si aprono finestrelle rettangolari chiuse da grate[1].
Sul fianco sinistro si trovano la sagrestia, in passato adibita a romitorio, e il tozzo campanile a base quadrata, con cella campanaria aperta da finestre centinate. Le copertura della chiesa sono di tegole in cemento sulla navata, e di tegole in legno di larice sui tetti dell'abside e del campanile e sulla tettoia in facciata[1].
Interno
L'interno è a pianta rettangolare, composta da un'unica navata con soffitto a cassettoni in legno e illuminata da due finestre rettangolari sulla fiancata destra. Le pareti sono ornate da dipinti che simulano un colonnato appoggiato su uno zoccolo e sormontato da un fregio a girali[1].
La chiesa, che di notte viene illuminata, è tenuta in grande considerazione dalla comunità di Primiero, ed è meta di pellegrinaggi e processioni, specie per chiedere tempo favorevole per i raccolti: nell'Ottocento ne sono documentate almeno sei all'anno, e ancora oggi se ne effettuano il 1º maggio, il lunedì dell'angelo (dal Vanoi) e il 31 dicembre (festa di San Silvestro)[1][2][4]. La chiesa è raggiungibile da due sentieri: il più accessibile, con mezz'ora di percorrenza, parte dal passo Gobbera, mentre un altro, che richiede un'ora di camminata più impegnativa, sale dai Masi d'Imer[2][3].
Da un documento settecentesco si evince che San Silvestro formava una croce ideale, assieme con la chiesa di San Vittore di Tonadico, la chiesa di San Giovanni ai prati Liendri di Mezzano e la chiesa di Santa Romina sul monte Bedole (di cui ora non restano che poche tracce); questa croce, detta "crosèra" in dialetto, era simbolo di consacrazione per l'intera vallata[2].
Leggende
Secondo una leggenda, il luogo scelto in origine per la costruzione della chiesetta era molto più a valle, ma le pietre che venivano preparate in quel luogo svanivano misteriosamente nottetempo, per poi essere ritrovate la mattina sullo sperone dove sorge oggi la chiesa, fatto che avvenne varie volte; escluso l'intervento umano, venne attribuito alla volontà divina, e la chiesa venne quindi edificata in tal posto[4].
Un'altra leggenda di epoca ottocentesca racconta di un boscaiolo che veniva scortato dai gendarmi da Caoria verso Primiero, con l'accusa di omicidio; giunto il gruppetto a passo Gobbero, in vista della chiesetta di San Silvestro, il boscaiolo invocò il santo proclamando la propria innocenza, e per miracolo le catene che lo legavano caddero; a ricordo di questa storia, nella chiesa sono conservate come ex voto tali catene[4].