La chiesa, come testimoniato da alcuni documenti, esisteva già prima dell'872[2]; saccheggiata dai turchi nel 1558[3], ha subito nel corso dei secolo numerosi rifacimenti che ne hanno alterato l'aspetto originario: in particolar modo i lavori di restauro del XVIII secolo[2], precisamente quelli partiti dopo il terremoto del 1731, hanno conferito alla struttura un aspetto tipicamente barocco[3].
La facciata è stata rifatta nel 1725 anche se è rimasta incompleta nella parte superiore: questa è caratterizzata dall'uso della colonna murale, tipico stile architettonico utilizzato da Michelangelo Buonarroti[3]; la parte inferiore è realizzata in tufo, decorato in ordine dorico, con il portale d'ingresso incassato tra due colonne, mentre la parte superiore è semplicemente tinteggiata, con al centro una finestra circolare[4]. Internamente la chiesa è a croce latina[2], a navata unica con volta a botte, decorata da lunette e stucchi[3], oltre a diversi palchi e coretti, in legno, da cui un tempo le monache assistevano alle celebrazioni sacre[2]; lungo la navata si aprono due cappelle su ogni lato, entrambe adornate con marmi policromi intarsiati[4]: in una cappella di destra una porta conduce all'ex monastero, mentre in una cappella di sinistra, un altro ingresso conduce alla sagrestia. Sull'altare maggiore, oltre ad una mensa in marmi policromi, è presenta una tela raffigurante la Conversione di san Paolo[5], con ai lati le statue di santa Scolastica e san Benedetto[2]: ai lati del presbiterio la cappella sul lato destro ospita una tela del 1729 che rappresenta San Benedetto e santa Scolastica che mostrano la sacra regola a Placido e Mauro, mentre nella cappella sul lato sinistro è un'altra tela con la raffigurazione dell'Assunzione della Madonna in cielo, datata 1736[2]. Caratteristica è l'intera pavimentazione della chiesa, discretamente conservata, in maiolica su cotto[4], decorata con disegni di animali, fiori e foglie[2]: le maioliche sono inoltre anche utilizzate per rivestire esternamente la cupola[2]; è dotata di un piccolo campanile[3].
Note
^Breve storia, su campania.localidautore.it. URL consultato il 10 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2016).
^abcdefghChiesa di San Paolo, su fondazionesorrento.com. URL consultato il 29 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2013).
Sito ufficiale della città di Sorrento, su comune.sorrento.na.it. URL consultato il 29 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2009).