La chiesa di San Martino Vescovo, detta anche chiesa di San Martino di Tours o semplicemente chiesa di San Martino, è la parrocchiale di Negrar di Valpolicella, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato della Valpolicella.
Storia
È probabile che la primitiva chiesa di Negrar di Valpolicella sia sorta tra i secoli IX e X[1]; tuttavia, la prima citazione che ne attesta la presenza risale al 1067[1].
Tale chiesa fu distrutta dal terremoto del 1117 e riedificata a tre navate in breve tempo[1]; da una bolla di papa Eugenio III del 1145, la Piae postulatio voluntatis, si apprende che tale chiesa, della quale rimane oggigiorno solo il campanile[2], era una pieve dipendente dal vescovo di Verona[1].
Nella relazione della visita pastorale del 1458 del vescovo Ermolao Barbaro si legge che la pieve di Negrar era ampla et magna e che aveva come filiali le chiese di Santa Maria di Progno, di Sant'Antonio a Fane, di San Pietro Apostolo a Torbe, di San Giovanni a Cerna, di San Marco Evangelista a Mazzano, di San Paolo Apostolo a Prun, di San Vito e di Santa Maria a Moron[1].
Nel 1699, il vescovo Gianfrancesco Barbarigo, compiendo la sua visita, annotò che la chiesa disponeva di sei altari, tutti in legno, dedicati a san Martino Vescovo, alla Madonna Consolatrice, a San Giuseppe, a San Bernardo di Chiaravalle, alla Concezione e alla Beata Vergine del Rosario[1]; nel 1717 questi altari vennero in parte rifatti in marmi policromi[1].
Nel 1779 per volere dell'allora parroco don Lorenzo Carrara la pianta dell'edificio fu ruotata di 180° gradi, in modo da avere la facciata ad oriente e l'abside ad occidente; il 13 maggio l'altare maggiore venne riconsacrato dal vescovo di Verona Giovanni Morosini[1].
La prima pietra dell'attuale parrocchiale venne posta nel 1806[1]; il nuovo edificio, progettato dal professore del ginnasio di Verona Giuseppe Mazza[2] e costruito sotto la supervisione dell'architetto Giuseppe Barbieri, fu portato a termine nel 1810[1].
Nel 2000 la facciata venne restaurata e ridipinta, mentre nel 2002 anche l'abside fu oggetto di un restauro[1]; entrambi gli interventi vennero realizzati su progetto di Renzo Banterle[1].
Descrizione
Esterno
A precedere la facciata è il pronao tetrastilo le cui colonne, che sono di ordine ionico, sorreggono il timpano, all'interno del quale vi è un altorilievo ritraente Gesù ed i dottori della Chiesa[1].
La facciata è divisa in due registri, entrambi scanditi da quattro lesene[1]; quello inferiore presenta ai lati due paraste sorreggenti delle volute, mentre quello superiore è caratterizzato dal fregio con motivo vegetale che sovrasta le lesene[1].
A coronare il tutto è il timpano triangolare, nel quale è presente una raffigurazione dell'occhio della Trinità e ai lati del quale sono presenti due urne acroteriali, mentre sul suo culmine c'è una croce di ferro[1].
Interno
L'interno è ad un'unica navata sulla quale si aprono le cappelle laterali[1]; al termine dell'aula, coperta dalla volta a botte scandita da dei costoloni, vi è il presbiterio rialzato di due gradini con volta a crociera, a sua volta chiuso dall'abside poligonale[1].
Opere di pregio qui conservate sono l'organo, costruito nel 1840[2], la pala raffigurante San Martino Vescovo e quella raffigurante la Natività, eseguita nel XVI secolo da Francesco Caroto[1].
Note
Voci correlate
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