Originariamente la cappella di Zelbio era filiale della pieve di Nesso[4].
La ricostruzione della chiesa della Conversione di San Paolo iniziò nel 1593; l'edificio venne ultimato nel 1617 e il 20 marzo del medesimo anno fu eretto a parrocchiale, affrancandosi così dalla matrice nessese[5][6][4].
Nel XVIII secolo la struttura fu interessata da una parziale riedificazione che ne mutò l'aspetto e la conformazione[5][6]; in un elenco del 1788 si legge che il giuspatronato apparteneva alla comunità zelbiese, che il numero dei fedelie era pari a 408 e che la parrocchiale aveva alle sue dipendenze l'oratorio di San Primo[4].
Dalla relazione della visita pastorale del 1899 del vescovo Teodoro Valfrè di Bonzo si apprende che la rendita netta del beneficio ammontava a 704 lire e che la parrocchiale della Conversione di San Paolo, la quale aveva come filiale l'oratorio dei Santi Primo e Feliciano, era sede delle confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario e delle compagnie di San Luigi e del Sacro Cuore di Gesù e che i fedeli, rispetto al secolo precedente, erano scesi a 360 anime[4].
Nel 1949 la chiesa fu decorata e abbellita da Carlo Morgari, che eseguì gli affreschi dell'interno[5].
Descrizione
Esterno
La facciata a salienti della chiesa, rivolta a oriente, è suddivisa da una cornice marcapiano in due registri, entrambi scanditi da lesene; quello inferiore presenta centralmente il portale d'ingresso mistilineo e ai lati due nicchie ospitanti le statue dei Santi Pietro e Paolo[5], mentre quello superiore, con coronamento curvilineo, è caratterizzato da una finestra.
Accanto alla parrocchiale si erge il campanile a base quadrata, la cui cella presenta su ogni lato una monofora a tutto sesto ed è coronata dalla guglia piramidale poggiante sul tamburo.
Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali la pala ritraente i Santi Giuseppe e Bernardo, risalente al XVIII secolo[6], la tela con soggetto la Conversione di san Paolo, eseguita da Carlo Innocenzo Carloni[6], il dipinto raffigurante San Stanislao che assiste alla presentazione della Vergine da parte di Gioacchino ed Anna a Dio Padre, databile al Seicento[6], e il quadro che rappresenta San Girolamo scrivente, forse caravaggesca[5].