Il fiume Ceyhan (in turcoCeyhan Nehri o Jihun[1]) è uno dei più importanti fiumi della Turchia.
Anticamente era conosciuto con il nome di Piramo (in latinoPyrămus, in greco anticoΠύραμος).
Corso del fiume
La sua lunghezza totale è di circa 509 km o 316 miglia.[2]
Ha la sua fonte (nota come Söğütlü Dere) in un luogo chiamato Pınarbaşı sui Monti Nurhak nell'Anti-Tauro; passa a 3 miglia a sud est di Elbistan, nella provincia turca di Kahramanmaraş, dove viene alimentato dal Harman Deresi e da altri piccoli corsi d'acqua.
Asitawanda (o Azitawandas), signore di Azatiwataya, fece costruire una cittadella fortificata, sulla collina di Karatepe, per dominare il fiume Piramo e controllare un'antica tratta carovaniera denominata Akyol (la via bianca).
Alla memoria di questo importante fiume è legato anche un oracolo riferito da Strabone:
«Verrà tempo che il Piramo, dalla rapida e vasta corrente, spingendo sempre più innanzi la spiaggia, perverrà alla sacra Cipro.»
(Strabone, Geografia, 1,3,7.52; 12,2,4.536)
Storicamente il nome del Piramo si lega alla spedizione di Alessandro Magno;[7] così Stefano di Bisanzio e Pseudo Scilace[8]. Licofrone furono gli unici a fornire informazioni sull'antica città di Magarso (in greco Μεγαρσος, Mègarsus), l'odierna Karataş, posta sulla foce del fiume.[9]
Cicerone, si accampò sul fiume Piramo, e vi rimase da giugno a metà luglio del 50 a.C. pronto ad intervenire contro i Parti, che avevano invaso la Provincia di Siria.[10]
«E il Nilo, riversando dalle sette bocche la sua acqua feconda,si imbatte nel suo errare con Alfeo, sfortunato in amore;l’uno vuole insinuarsi nei solchi fertili,perché la sua sposa assetata goda dei suoi umidi baci,l’altro, vistosi deviare dal solito percorso marino,si lascia trasportare in preda all’angoscia; vedendo procedereinsieme a loro l’amabile Piramo, l’Alfeo esclama:“Nilo, che farò se Aretusa scompare?Piramo, perché questa fretta? A chi hai lasciato la tua Tisbe?Felice l’Eufrate, ché non ha mai provato il pungolo degli Amori!Sento nello stesso momento gelosia e timore che il Cronide,trasformato in acqua, si corichi accanto alla mia amata Aretusa.Temo che la tua Tisbe diventi oggetto delle sue effusioni!Piramo, consolazione d’Alfeo, non ci sconvolge entrambiLa pioggia di Zeus, quanto il dardo della dea nata dalla schiuma!Seguimi, mi guida la fiamma d’amore e mentre vo cercando AretusaDi Siracusa, tu, Piramo, cerca le tracce della tua Tisbe.»
(Libro VI, vv. 339-355)
«E poi Tisbe, divenuta acqua con Piramo,entrambi coetaneiE innamorati l'uno dell'altro…»