In Italia è proibita la caccia del delfino ed il suo consumo. In passato veniva mangiato in Liguria, in Sardegna e in Toscana, in particolare a Viareggio (nel cui dialetto locale era chiamato pescio-porco o porco di mare), dove il piatto più preparato con questa carne era il mosciamme.[1]
Critiche al consumo
Nel 2007 dall'associazione ambientalista Greenpeace vengono messi in mostra davanti alla Porta di Brandeburgo a Berlino delfini e balene morte catturati nelle reti dei pescatori come protesta contro la caccia commerciale di queste due specie in pericolo e per far prendere provvedimenti ai governi che partecipano agli incontri dell'IWC, la commissione internazionale sulle balene.[2]
Tossicità
I delfini hanno nella loro carne un alto livello di mercurio a causa dell'inquinamento dei mari in cui viene pescato. Per questo ne andrebbe scoraggiato il consumo.[1]
Dal 2002 al 2008, il ricercatore Tetsuya Endo, professore presso l'università di Hokkaido e il National Institute of Minamata Disease (NIMD), hanno misurato la quantità di metilmercurio presente nella carne di delfino, consumato nei villaggi costieri delle isole del Giappone del Sud, come Taiji,[3] la vicina Nachikatsuura, Kozagawa, Katsuura e Okinawa. Le quantità rilevate di metilmercurio[4] superano di una decina di volte i livelli considerati normali dall'Organizzazione Mondiale della Sanità[5] e hanno portato alla sospensione del consumo di carne di delfino nelle mense scolastiche di quei paesi.[6][7] Gli anziani che, invece, continuano a consumare la carne di delfino inquinata da metilmercurio, registrano un numero di morti doppio rispetto a quello dei villaggi dove non si consuma carne di delfino inquinata.[4]