La struttura del Sacro Monte di Varallo - data dalla basilica dell'Assunta e da quarantacinque cappelle - è suddivisa in due zone: una prima si snoda in salita tra gli alberi di un bosco; la seconda si dispiega come una sorta di tessuto urbano di una città della Palestina al tempo di Gesù, denominata "la Nuova Gerusalemme".
Oltrepassata la Porta Aurea si transita davanti ai palazzi con porticato, posti di fronte alla basilica ed attorno alla piazza del Tempio, la piazza religiosa raggiungibile anche dalla Scala Santa, ove è posta una fontana di inizio XVI secolo i cui zampilli ricordano simbolicamente le piaghe del Signore; poco distante si trova la piazza dei Tribunali, ovvero la piazza civile, con le corti di giustizia romane ed ebraiche.
Lungo il percorso si snodano le seguenti quarantacinque cappelle:
(Nota: le date relative alla costruzione delle cappelle sono indicative[1]; le immagini si riferiscono in diversi casi a scorci o particolari dell'interno delle varie cappelle)
La cappella fu edificata originariamente come Santa Casa di Loreto. Le statue in legno sono di Gaudenzio Ferrari (1505-1510), gli affreschi, del 1572, sono di pittore anonimo.
Le statue contenute nella cappella sono dovute forse al Tabacchetti e a Giovanni d'Enrico e sono risalenti ai primi anni del XVII secolo; ugualmente, gli affreschi sono attribuiti a Giulio Cesare Luini e a Fermo Stella; risalgono agli anni 1544-1545. La decorazione è stata rifatta a fine Ottocento da Andrea Bonini.
Questa cappella fu costruita nel portichetto gaudenziano del 1510-1515; ha statue di Giovanni d'Enrico del 1605-1606 e decorazioni di Giuseppe Braziano e Lucrezio Regaldi di epoca recente (1927).
La cappella fu costruita alla fine del secolo sotto la guida dello stesso ideatore del Sacro Monte. Riproduce la grotta di Betlemme, con statue del Ferrari (1515 ca.)
Sono di ignoto scultore milanese le statue dell'Angelo e di San Giuseppe, mentre di Ferrari sono quelle della Madonna e del Bambino, tutte del 1572. Gli affreschi che decorano la cappella sono attribuiti a Giulio Cesare Luini e risalgono all'anno successivo.
La cappella fu fatta erigere da Enrico d'Enrico di Alagna Valsesia. Le terrecotte policrome sono di Giacomo Paracca detto il Bargnola, da Valsolda (1588-1589), e di Michele Prestinari, 1590 e 1593-1594. Gli affreschi sono dei Fiamminghini (1590-1598), e sono stati restaurati nel 1956 da Emilio Contini.
La cappella era inizialmente destinata a contenere le raffigurazioni della Cattura e della Salita al calvario. Fu dedicata alle Tentazioni intorno al 1580. La statua del Cristo e quella del Tentatore sono di anonimo scultore di area milanese; datano anch'esse ca. 1580.
Le statue di questa cappella sono di scultore ignoto di area milanese (ca. 1580); gli affreschi sono attribuiti a Gian Giacomo Testa e risalgono al medesimo periodo.
Progettata dall'Alessi, fu modificata intorno al 1615 da Giovanni d'Enrico; ha statue dello stesso d'Enrico ed affreschi di Cristoforo Martinolio detto il Rocca.
Ci vollero circa dodici anni per completare questa cappella, progettata dall'Alessi; conserva statue di Bartolomeo Badarello del 1587-1589, ed affreschi attribuiti a Domenico Alfano, dello stesso periodo.
Sorge su una preesistente cappella dell'Ascensione e fu terminata nel 1665. Il corpus artistico è dato da statue di Gaudenzio Soldo, Giacomo Ferro e P.F. Petera, tutte del Seicento; gli affreschi sono dei fratelli Giovanni e Giuseppe Danedi, detti i Montaldi.
In questa cappella sono presenti statue policrome attribuite a Bartolomeo Badarello e a Michele Prestinari: le prime risalgono all'epoca di edificazione del luogo di culto; le seconde sono posteriori di circa quindici anni. Gli affreschi sono di Gian Giacomo Testa.
Statue in legno policromo e rivestito di stoffa di autore ignoto, fine XV secolo; tavolo di scultore piemontese con nature morte attribuite a Giovanni d'Enrico; affreschi e decorazioni di Antonio Orgiazzi.
Questa cappella cambiò ubicazione all'inizio del XVII secolo. Ha statue lignee del primo Cinquecento ed altre del Seicento di d'Enrico. Gli affreschi sono dovuti a Melchiorre d'Enrico e sono anch'essi seicenteschi.
Di Gaudenzio Ferrari sono le statue in legno del Cristo e di uno degli sgherri: provengono dall'antica cappella Salita al Calvario. Le altre sono dovute alla bottega di Giovanni d'Enrico e risalgono al 1635 circa.
Costruita alla fine del secolo sotto la guida di fra Bernardino Caimi, in origine questa cappella rappresentava la Spogliazione delle vesti, soggetto cui si richiamano gli affreschi. Solo in seguito fu destinata alla Pietà. Le statue sono di Giovanni d'Enrico (ca. 1635), gli affreschi di Ferrari.
Costruita alla fine del secolo, questa cappella presenta statue dello scultore di area milanese Luigi Marchesi (1826); gli affreschi - anch'essi ottocenteschi - sono del pittore Pier Celestino Gilardi.
La quarantaduesima cappella non fa parte del ciclo riguardante vita, Passione e morte di Gesù in cui si articola il percorso delle cappelle del Sacro Monte, ma ricorda semplicemente il luogo in cui il beato Bernardino Caìmi celebrò la prima messa all'interno del complesso da lui voluto ed ideato. Un affresco del Gilardi (1880) descrive la morte di Francesco d'Assisi.
La prima cappella fatta costruire dal beato Bernardino Caimi rappresenta il Santo Sepolcro di Gerusalemme. In essa viene venerato il Cristo morto, raffigurato da una statua in legno di Gaudenzio Ferrari. I dipinti che decorano il luogo sacro sono dei fratelli Bacchetta e risalgono al 1944. All'esterno, due piccole nicchie contengono una il teschio del religioso e l'altra una roccia del Sepolcro di Cristo. Completano l'insieme di opere d'arte poste all'interno una statua della Maddalena del Ferrari e un angelo che annuncia la Resurrezione di Cristo. Il più vasto oratorio risale al periodo 1705-1707 ed ha affreschi e dipinti di Tarquinio Grassi e di Antonio Lucini, oltre a decorazioni del medesimo periodo, opera di Francesco Leva.
Questa cappella è rappresentata dalla fontana in pietra e ferro battuto che campeggia al centro della piazza della Basilica. Fu ricavata da un monolito presente sul posto ed è sormontata dalla statua del Cristo risorto, opera recente dello scultore Augusto Farinoni. I cinque getti d'acqua simboleggiano le Cinque piaghe del Redentore, fonte di Grazia.
L'ultima cappella è data dalla basilica a navata unica, edificata gradualmente in epoche differenti per la glorificazione di Maria, madre di Gesù, qui raffigurata in affreschi e statue nel coro che circonda il monumentale altare maggiore. Ha opere di artisti diversi, con decorazione della navata di Francesco Leva (1714).
Note
^Fonte: Casimiro Debiaggi, Il Sacro Monte di Varallo - Breve storia della Basilica e di tutte le cappelle, Guida a cura dell'Amministrazione Vescovile del Sacro Monte di Varallo (VC)
^abcdefghiLe cappelle XXIII, XXVII, XXIX, XXX, XXXI, XXXII, XXXIII, XXXIV, XXXV sono interne al Palazzo di Pilato, eretto da Giovanni d'Enrico, per volere del vescovo di NovaraCarlo Bascapè, tra il 1602 ed il 1627.