La malattia è stata segnalata per la prima volta nel 1928 in California e ha provocato nell'arco di pochi anni la morte di numerosi cipressi di Monterey (Cupressus macrocarpa); secondo una ricerca condotta nel 2011 e pubblicata sulla rivista scientifica Phytopathology il fungo Seiridium cardinale si sarebbe diffusa proprio dalla California in altre regioni[2][3], raggiungendo la Nuova Zelanda (1933) e l'Europa, dove è stata individuata per la prima volta in Francia nel 1944[4], oltre che Australia, Canada, America meridionale, Africa e Medio Oriente.[1]
In Italia una prima segnalazione è stata registrata nel 1951 presso il parco delle Cascine a Firenze, sebbene negli anni successivi la malattia si sia diffusa rapidamente in Toscana, Umbria, Romagna, Lombardia, Veneto e poi nel resto del paese.[4][5] Nel 2001 l'Istituto per la patologia degli alberi forestali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha portato avanti un intervento di clonazione di alcuni esemplari di cipressi a Bolgheri, con l'obiettivo di produrre esemplari resistenti al cancro.[6] L'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (IPSP) del CNR ha istituito un apposito servizio di consulenza per il trattamento e controllo della malattia.[7]
Epidemiologia e patogenesi
La malattia è causata dai funghi deuteromiceti melanconiali del genere Seiridium, prevalentemente Seiridium cardinale ma anche Seiridium cupressi e Seiridium unicorne, che penetrano nei tessuti della pianta attraverso le lesioni causate da eventi naturali (in particolare danni da gelo, propri di ambienti non idonei alla coltivazione del cipresso) o interventi di potatura.[2][8] La diffusione avviene prevalentemente attraverso il commercio di piante infette, piuttosto diffuso vista l'importante funzione ornamentale dei cipressi.
Sintomatologia
Il principale sintomo del cancro del cipresso è l'ingiallimento, arrossamento e successivo disseccamento dei rametti, che procede normalmente dall'alto verso il basso e dall'esterno verso l'interno; successivamente si possono manifestare imbrunimenti, depressioni e spaccature nella corteccia. Il legno sottostante appare di colore brunastro, in contrasto col colore chiaro della parte sana.[5] Alla base dei rami colpiti, e talvolta anche sulle branche e sui fusti della pianta, si può notare la fuoriuscita di resina come risposta alla malattia, anche se in alcune specie la colatura è fisiologica.[5]
Terapia e contrasto
Il contrasto al cancro del cipresso si svolge in larga parte preventivamente, evitando la diffusione di piante infette, distruggendo tutte le parti della pianta colpite dalla malattia e disinfettando accuratamente gli strumenti adottati per la potatura, poiché non esistono altri trattamenti fitosanitari efficaci.