Popola le acque costiere, si trova su fondi variabili ma soprattutto rocciosi e a Posidonia oceanica. È meno legato al fondo rispetto agli altri sparidi mediterranei e si può definire come semipelagica[2]; può trovarsi anche lontano dalle coste[4]. Spesso di notte si porta in superficie[4]. Catturato fino a 350 metri di profondità ma di solito non scende oltre i 100[3].
Descrizione
Il corpo è molto più allungato e affusolato che negli altri sparidi mediterranei, tanto che i banchi possono essere confusi per quelli di sardine o di latterini[5]. Gli occhi sono grandi, la bocca piccola ma fornita di denti incisiviformi. Le pinne dorsale e anale hanno raggi spinosi morbidi. La pinna dorsale è piuttosto lunga e quando abbassata scompare in un solco dorsale. La pinna caudale è forcuta e i lobi appuntiti. Le pinne pettorali sono abbastanza grandi ma più brevi della testa; le pinne ventrali sono piccole, inserite subito dietro l'origine delle pettorali[2].
Il corpo è argenteo, il dorso più scuro, di color grigio-verde, il ventre bianco. Dalla testa partono 3-4 linee longitudinali brune o dorate, non sempre visibili, che raggiungono il peduncolo caudale. All'ascella delle pinne pettorali è presente una macchiolina scura[2]. La linea laterale è scura[5]. Le pinne sono verdastre, tranne le ventrali e l'anale, biancastre[2].
Raggiunge eccezionalmente una lunghezza di 35 cm, comunemente al massimo 20 cm[3].
Biologia
Comportamento
È una specie strettamente gregaria che forma banchi anche di grandi dimensioni. Può vivere fino a 15 anni[2].
Alimentazione
È una specie onnivora, si nutre prevalentemente di materiale vegetale, crostacei e zooplancton[2].
Riproduzione
La boga è una specie ermafrodita proterogina: gran parte degli individui giovani sono femmine e invecchiando si trasformano in maschi. Esistono però anche femmine che non cambiano sesso e maschi tali fin dalla nascita. La deposizione avviene in primavera ed estate[2].
Pesca
La boga si può catturare quasi con ogni tecnica di pesca costiera, soprattutto tramagli e reti da circuizione ma anche reti a strascico e nasse. Abbocca inoltre molto facilmente alle lenze innescate con vermi marini, pezzetti di gambero, molluschi vari, sardine e anche impasti di pane, sardine, formaggio, ecc. utilizzati comunemente per la pesca dei cefali[4].
Utilizzo
Le carni non sono molto apprezzate a causa del cattivo odore che può dar loro la fermentazione del contenuto dell'intestino. Se cucinate fresche possono però essere gradevoli, e compaiono tra i piatti tipici di alcune cucine regionali come ad esempio quella siciliana.[6] Possono essere consumate fritte, alla brace, in carpione o anche entrare nei condimenti di primi piatti come il risotto.[7]
^abc Francesco Costa, Atlante dei pesci dei mari italiani, Milano, Mursia, ISBN88-425-1003-3.
^ab Patrick Louisy, Guida all'identificazione dei pesci marini d'Europa e del Mediterraneo, a cura di Trainito, Egidio, Milano, Il Castello, 2006, ISBN88-8039-472-X.
^ Alba Allotta, Giacomo Pilati, Il pane in processione, in La cucina trapanese e delle isole: Storia e ricette, TARKA, 2014. URL consultato il 26 ottobre 2020.