Il Blériot IX fu uno dei primi aerei francesi e fu costruito nel 1908 dal pioniere dell'aviazione Louis Blériot. L'aereo segnò una battuta d'arresto rispetto ai successi via via crescenti ottenuti da Blériot con i suoi precedenti aeromobili, soprattutto il Blériot VII e il Blériot VIII, con cui il francese era riuscito a stabilire diversi record continentali.
Storia del progetto
Alla fine del 1908, dopo la distruzione del Blériot VIII, avvenuta il 4 novembre nella campagna di Toury, Blériot decise di tornare nei pressi di Parigi, in particolare a Neuilly-sur-Seine dove aveva già iniziato la costruzione dei tre modelli successivi, i Blériot IX, X e XI.
L'esposizione dei tre modelli avvenne così in occasione del Salon de l'aéronautique, che si tenne al Grand Palais di Parigi nel dicembre 1908, dove furono esposti tutti i più performanti velivoli dell'epoca in attesa dei primi compratori; ad esempio erano lì presenti il R.E.P. 2 di Robert Esnault-Pelterie, l'aerogiro Breguet-Richet, i velivoli Antoinette e l'ultimo biplano dei fratelli Wright, commercializzato in Francia dalla Ariel, che riscosse il maggior successo.
Nonostante fosse afflitto dal fatto di non essere riuscito a vendere nemmeno un esemplare dei propri velivoli, cosa che invece era riuscita ai suoi concorrenti, nei sei giorni di esposizione Blériot continuò comunque i test delle proprie creazioni.[1]
Il Blériot IX era un'evoluzione del Blériot VIII. Esso montava infatti un motore Antoinette 16V, più potente dell'Antoinette 8V montato sui precedenti modelli, che azionava un'elica traente metallica a quattro pale, assolutamente nuova per l'epoca, e dotato di un innovativo sistema di raffreddamento formato da quattro radiatori a vapore, due verticali e situati nel telaio, al di sopra del carrello d'atterraggio, e due orizzontali, montati sul retro. Per il resto, il Blériot IX era un po' più lungo del modello VIII e aveva un'apertura alare più piccola ma una superficie alare maggiore.[2]
Il 26 gennaio 1909, Blériot provò a far decollare il velivolo presso Issy-les-Moulineaux ma non riuscì mai a staccarsi da terra a causa di problemi di perdita di tenuta nei due radiatori verticali. Blériot si rese poi conto che l'aeroplano era troppo pesante per poter volare con la struttura che aveva e decise di passare a sperimentare il modello successivo, il Blériot X, con cui egli abbandonava temporaneamente i monoplani per tornare ai biplani.[3]
Note
Bibliografia
- (FR) Jean Devaux e Michel Marani, Les Douze Premiers Aéroplanes de Louis Blériot (PDF), su Hyrdoretro. URL consultato il 20 novembre 2018.
- (EN) Bryan A. Elliott, Blériot: Herald of an Age, Tempus, 2000, pp. 60-62, ISBN 0-7524-1739-8. URL consultato il 20 novembre 2018.
- (EN) Leonard E. Opdycke, French Aeroplanes Before the Great War, Schiffer, 1999, ISBN 0-7643-0752-5.
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