Nel 1863 figura tra i membri della "Camera primaria di commercio di Roma".[1]
Nel 1871 era indicato come «facoltoso mercante di campagna» che come prestanome (insieme a Giuseppe Guerrini, governatore della Banca Romana) aveva comprato la villa di Castel Gandolfo dal principe Torlonia per la Signora di Mirafiori.[2] Nel 1874 il periodico Don Pirloncino lo indicava come secondo principale possidente di Roma e aggiungeva alcune informazioni:
«Chi non conosce questo ricco mercante di campagna, che amministra, appalta, affitta 304 possessioni del Re, che fornisce tutti i foraggi alla Regia Scuderia, che negozia in tutti i sensi, che è consigliere del Banco di Napoli, che ha le mani in pasta nella "Romana" [...] Non paga niente ed è inoltre membro della commissione provinciale per la ricchezza mobile»
Come proprietario era contrario a qualsiasi modifica della situazione dell'Agro Romano; grazie alla propria posizione inoltre riuscì a farsi pagare alcuni terreni espropriati come se si trattasse di terreni edificabili.[3]
Già vice-governatore, dal 1881 fu governatore della Banca Romana e nel 1890 anche presidente della Camera di Commercio di Roma.
Avendo acquistato diverse ville e proprietà attorno a Roma, si inserì anche in alcune speculazioni edilizie e nel 1886 il comune di Roma approvò il suo progetto di lottizzazione di villa Massimo.[4]
Come governatore della Banca Romana per oltre un decennio, elargì fondi a partiti per le elezioni, a deputati per ottenere voti favorevoli e a giornalisti per influenzare a proprio favore l'opinione pubblica; si occupò del salvataggio della Banca Tiberina per proteggere gli interessi di investitori altolocati (legati al re Umberto I).[5]
Nel 1892 fu nominato senatore dal re e prestò giuramento. Dopo che le sue attività divennero pubbliche grazie a un'inchiesta parlamentare, ostacolata da deputati e ministri coinvolti, fu arrestato il 19 gennaio 1893. La nomina a senatore, non ancora convalidata dal Senato, fu ritirata con decreto del dicembre 1893.
Nel 1894, al termine del processo, fu assolto da tutte le accuse, nonostante avesse confessato diversi reati.
«membro del consiglio direttivo della Banca Romana, espositore di cavalli di razza romana al concorso di Caserta, premiato con medaglia d'oro» — 12 febbraio 1880[7]