Band of Gypsys

Band of Gypsys
album dal vivo
ArtistaJimi Hendrix
Pubblicazione25 marzo 1970Stati Uniti (bandiera)

14 giugno 1970 Regno Unito (bandiera)

Durata45:16
Dischi1
Tracce6
GenereBlues rock[1]
Hard rock[1]
Rock psichedelico[1]
Acid rock[1]
Funk rock
EtichettaCapitol Records
Track Records
Barclay Records
Polydor Records
ProduttoreJimi Hendrix
Registrazione1º gennaio 1970 al Fillmore East di New York
Certificazioni
Dischi di platino2 Stati Uniti (bandiera)
Jimi Hendrix - cronologia
Album precedente
(1968)
Album successivo
(1971)

Band of Gypsys è l'unico album live registrato dall'omonimo gruppo guidato da Jimi Hendrix nonché l'ultimo album pubblicato con lui ancora in vita.

Produzione

L'album Band of Gypsys nasce dalla registrazione del concerto sostenuto a capodanno del 1969 al Fillmore East di New York dal nuovo gruppo creato da Hendrix, i "Band of Gypsys". Il gruppo sostenne quattro concerti in due giorni, il 31 dicembre del 1969 e il 1º gennaio del 1970. Il 5 febbraio 1970, Hendrix aveva già completato una buona parte del lato A del disco. Il 14 febbraio incominciò a lavorare al lato B. Il lavoro di ottimizzazione del disco proseguì per un periodo prolungato, e anche dopo la quinta registrazione Hendrix aveva apportato alcune piccole modifiche, dato il suo perfezionismo. Anche quest'album fu prodotto da Hendrix con l'aiuto dell'ingegnere del suono Eddie Kramer.

Registrazione

Le registrazioni originali risalgono al capodanno del 1969, esattamente al 31 dicembre 1969 e al 1º gennaio 1970. Le registrazioni vennero fatte durante le quattro esibizioni del gruppo al Fillmore East a New York. Due settimane dopo il concerto Hendrix si riunì con Eddie Kramer per assemblare le varie registrazioni e dare alla Capitol Records il materiale necessario per la pubblicazione dell'album. Il live venne inserito su un singolo disco, sul lato A furono incisi due brani mentre sul lato B ne furono incisi ben quattro. Il materiale presente sul disco fa parte delle registrazioni della terza e quarta esibizione, perché il materiale delle prime due esibizioni era inutilizzabile per alcuni problemi tecnici durante la registrazione in presa diretta al Fillmore. Nello specifico Who Knows e Machine Gun provengono dalle registrazioni della terza serata mentre Them Changes, Power Of Soul, Message Of Love e We Gotta Live Together sono tratte dalla quarta esibizione della band.

Le registrazioni dell'album si svolsero presso gli Electric Lady Studios, gli studi di registrazione di Hendrix.

Pubblicazione e copertina

Il live venne pubblicato negli Stati Uniti il 25 marzo 1970 dalla Capitol Records. Nel Regno Unito l'album venne pubblicato il 14 giugno 1970 dalla Track Records.

Copertina

La copertina utilizzata dalla Capitol era una foto che raffigurava Hendrix con la sua Fender durante l'esibizione al Fillmore East. Track Records cambiò la copertina del disco, utilizzando una foto che raffigurava delle bambole di pezza con le fattezze di Hendrix, Brian Jones, Bob Dylan e del DJ britannico John Peel. Nel resto del mondo è la Polydor Records a distribuire il live con la copertina originale, mentre in Giappone la Polydor decide di pubblicare l'album con la copertina britannica.

Accoglienza

Il disco riscosse un buon successo entrando nella classifica americana e piazzandosi al quinto posto. Nel Regno Unito raggiunse la sesta posizione nella classifica britannica.

Brani

Il primo lato dell'album si apre con il brano Who Knows, una canzone inedita, nella quale si può sentire duettare al microfono Hendrix e Buddy nella prima strofa, dando l'illusione di una traccia appoggiata e organizzata, per poi perdersi in lunghi manierismi del batterista. In effetti l'assolo di batteria si dilunga per un tempo abbastanza prolungato senza molta gloria. Il secondo brano si intitola Machine Gun, invocazione pacifista e al contempo mirabolante tour de force espressivo dell'ex-paracadutista James Marshall Hendrix. La canzone esprimeva tutta la disapprovazione del chitarrista contro la crudeltà e l'inutilità della guerra che gli Stati Uniti d'America stavano sostenendo in Vietnam. Il brano si apre con un'intro di chitarra all'interno del quale Hendrix e Buddy simulano, attraverso trentaduesimi, stoppate e rullati, il sinistro e secco crepitìo di un fucile automatico. Quando si concentra sulla chitarra comincia a improvvisare un blues psichedelico alternando i vari effetti a sua disposizione, come i vari pedali, la leva del vibrato e i pick-up. Con il passare dei minuti il frastuono diventa sempre più rumoroso, simulando le bombe, le sirene e le mitragliate dei fucili automatici dimostrando tutta la sua disapprovazione per l'uso delle armi e per la guerra stessa. Verso la fine della canzone Jimi si rivolge al pubblico. Così si conclude il primo lato del disco.

Il secondo lato del disco si apre con Changes, una canzone funk, composta e cantata da Miles, nella quale Hendrix alterna parti ritmiche ad assoli (anche sfruttando l'effetto wah-wah). Il secondo brano è intitolato Power to Love. Nel brano Jimi escogita alcune invenzioni ritmiche ("spareggiando" il tempo, ad esempio). Message of Love è il terzo brano. Il riff di base del brano è tra i più celebri di Hendrix, che arricchisce l'accompagnamento di piccoli accordi, assoli e contrappunti. La parte cantata è caratterizzata da uno stile pacato e semi parlato. L'ultima traccia We Gotta Live Together è quella che subì una mutilazione vera e propria in quanto fu tagliata per motivi di spazio sul vinile; la durata originale era in origine più del doppio di quella inserita nel vinile.

Critica

Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[2]
Blender[3]
Christgau's Record GuideB+[4]
Encyclopedia of Popular Music[5]
Piero Scaruffi[6]
MusicHound Rock[7]
Music Story[8]
Rolling Stone[9]
The Rolling Stone Album Guide[10]
Sputnikmusic

L'ultimo album pubblicato da Jimi Hendrix in vita ha subito pareri contrastanti. Il pubblico e la critica rock non ne furono entusiasti, e lo percepirono come un'opera di declino rispetto al capolavoro acid-rock Electric Ladyland, a dispetto dello sperimentalismo verso una fusione tra rock e funk. I meno "conservatori" apprezzarono invece il "nuovo" Hendrix, maggiormente vicino all'improvvisazione e alla ritmicità tipiche della black music. In ogni caso, indipendentemente dalle posizioni "ideologiche", l'album è considerato come uno dei migliori live mai realizzati.[11]

Tracce

  • Tutti i brani sono opera di Jimi Hendrix, eccetto dove indicato.
Lato A
  1. Who Knows - 9:32
  2. Machine Gun - 12:32
Lato B
  1. Changes (Buddy Miles) - 5:10
  2. Power to Love (conosciuta anche come Power of Soul) - 6:53
  3. Message of Love - 5:22
  4. We Gotta Live Together (Buddy Miles) - 5:46

Bonus Track CD

  • Hear My Train A Comin' - 9:02
  • Foxy Lady - 6:33
  • Stop (Howard Tate) - 4:47

Formazione

Crediti

  • Jan Blom - copertina
  • Heaven Research - produttore
  • Eddie Kramer - fonico
  • Robert Herman, Joseph Sia - fotografo
  • Wally Heider - registrazioni live
  • John McDermott - note del libretto
  • George Marino - remasterizzazione

Note

  1. ^ a b c d (EN) Sean Westergaard, Band of Gypsys, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 28 agosto 2012.
  2. ^ Sean Westergaard, Jimi Hendrix: Band of Gypsys, su AllMusic. URL consultato il 4 giugno 2014.
  3. ^ Christgau, 2005
  4. ^ Christgau, 1981, p. 174
  5. ^ Colin Larkin, Jimi Hendrix, in Encyclopedia of Popular Music, 5th, Omnibus Press, 2011, ISBN 0-85712-595-8.
  6. ^ Piero Scaruffi, The History of Rock Music: Hendrix, su scaruffi.com, www.scaruffi.com. URL consultato il 5 novembre 2019.
  7. ^ Dave Galens, Jimi Hendrix, in Gary Graff (a cura di), MusicHound Rock: The Essential Album Guide, Visible Ink Press, 1996, ISBN 0-7876-1037-2.
  8. ^ Band of Gypsies, su acclaimedmusic.net, Acclaimed Music. URL consultato il 26 dicembre 2016.
  9. ^ David Wild, Jimi Hendrix: Band of Gypsys, in Rolling Stone, New York City, 2 febbraio 1998. URL consultato il 4 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2006).
  10. ^ Evans & Brackett, 2004, p. 374
  11. ^ (EN) Band of Gypsys - Jimi Hendrix | Songs, Reviews, Credits, su AllMusic. URL consultato il 5 novembre 2019.

Collegamenti esterni

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