Appartenente alla tipologia «Laurenti», fu ordinato al cantiere FIAT San Giorgio del Muggiano dalla Kaiserliche Marine, che voleva sperimentare un sommergibile di grande crociera (gli U-Boote dell'epoca, infatti, potevano operare solo a corto o medio-corto raggio)[1][2].
Nel giugno 1915, dopo l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, il sommergibile, che si trovava in costruzione, fu requisito ed incorporato nella Regia Marina con il nome di Balilla[1][2]; curiosamente, tale unità non fu classificata come «sommergibile», ma come «torpediniera sommergibile»[3].
Se le sue grosse dimensioni erano adatte all'impiego oceanico, di converso erano svantaggiose in bacini ristretti, e quindi il Balilla non risultò tra le tipologie più adatte per la guerra in Adriatico che si ritrovò poi a dover combattere[2].
Storia
La data dell'entrata in servizio del sommergibile coincide – fatto piuttosto singolare – con quella del varo: 8 agosto 1915[1].
Comunque si trattò di un'entrata in servizio solo formale: le prove ed i collaudi si protrassero infatti sino al febbraio 1916[1].
Operò sia in funzione offensiva, nei pressi delle basi navali avversarie, sia a scopo difensivo, contro eventuali attacchi di naviaustroungariche contro le coste italiane[1].
Ebbe comunque una breve vita operativa ed una tragica fine. Il 13 luglio 1916 il sommergibile lasciò la base per la sua seconda missione, da svolgersi al largo di Lissa[1], con rientro previsto per il 17 luglio: ma non fece più ritorno[5].
Frammentarie notizie sulla sua sorte si ebbero il 20 luglio, quando, dall'intercettazione di due comunicazioniradio austroungariche, si venne a sapere che il 15 luglio unità di quella Marina avevano affondato un sommergibile italiano nel Medio Adriatico, senza sopravvissuti[5]. Si pensò tuttavia anche all'eventualità dell'urto contro una mina[5]. A fine agosto si ebbe conferma della notizia dell'affondamento da parte di unità navali dai sopravvissuti di un sommergibile nemico affondato, l’U. 16: questi raccontarono che un sommergibile italiano era stato affondato nei pressi di Capo Planka (Dalmazia) dopo uno scontro con due torpediniere[5].
Maggiori notizie si ebbero dagli archivi della Marina austro-ungarica[5]. Il 14 luglio, di mattina, il Balilla era stato avvistato da militari austroungarici di servizio alla stazione segnali dell'isola di Lissa, una decina di miglia a settentrione della quale si trovava il sommergibile; erano state fatte partire, alla sua ricerca, le torpediniere T 65 e T 66[5].
Il Balilla era stato individuato mentre era in superficie per ricaricare le batterie[6][1], ma si era immerso e, alle 22.45, aveva lanciato due siluri contro la T 65; quest'ultima aveva contromanovrato evitando le due armi, ma, con tale manovra, aveva provocato lo scoppio di una mina che stava rimorchiando: la detonazione aveva investito la fiancata sinistra della nave, causando seri danni[5]. Il Balilla, non accortosi della presenza della T 66, era quindi emerso ed aveva lanciato un terzo siluro contro la T 65, che però lo aveva schivato ed aveva aperto il fuoco contro l'unità italiana, che era stata colpita con la messa fuori uso del timone[5].
Poco dopo il sommergibile era stato cannoneggiato anche dalla T 66, che fino a quel momento era stata nascosta dal buio; dopo un violento scontro in superficie, protrattosi fino alle 23.20 – lasso di tempo in cui il Balilla aveva cercato per due volte di immergersi, ma era stato impedito in tale manovra dai danni riportati – il sommergibile si era ritrovato immobilizzato[5][6][1]. Infine la T 66 aveva lanciato due siluri contro il Balilla: colpito all'altezza della torretta, il sommergibile si era spezzato in due ed era colato a picco con tutto l'equipaggio[5][1][6].
Con il Balilla perirono il Comandante Paolo Tolosetto Farinati degli Uberti (decorato con Medaglia d'Oro[7]), il Comandante in seconda Carlo Faldi (decorato con Medaglia d'Argento), l'Ufficiale di Rotta Emilio Borsi (decorato con Medaglia di Bronzo) e il Direttore di Macchina Nidio Lolli (decorato con Medaglia d'Argento), 15 sottufficiali, 20 fra sottocapi e marinai ed un operaio del cantiere di costruzione (tutti decorati con medaglia di Bronzo)[8][9].