Una recente valutazione della sua opera cita: "Waley è stato un grande trasmettitore dell'alta cultura letteraria di Cina e Giappone verso il pubblico comune britannico; l'ambasciatore dell'Oriente nell'Occidente durante il XX secolo. Era autodidatta, ma raggiunse livelli notevoli di padronanza, perfino di erudizione, nelle due lingue. Fu un risultato unico, possibile (come egli stesso notò) solamente in quell'epoca, e che non accadrà ancora molto facilmente"[1].
Biografia
Nato nel Kent con il nome di Arthur David Schloss, Waley era figlio dell'economista David Frederick Schloss ed aveva origini ebraiche. Waley era il cognome da ragazza della nonna paterna, egli decise di assumerlo alla vigilia della seconda guerra mondiale, come molti altri inglesi dal cognome tedesco. Dopo aver completato l'istruzione inferiore alla Rugby School, si iscrisse al King's College dell'Università di Cambridge nel 1907, dove studiò Studi Classici. Nel 1910 ottenne il diploma bachelor.
Nel 1913, Waley fu assunto come Assistente Curatore di Stampe e Manoscritti Orientali al British Museum. Fu durante gli anni al museo che studiò da autodidatta il cinese e il giapponese, in parte per riuscire a catalogare più efficientemente le opere nella collezione del museo. Nel 1929 lasciò il lavoro al museo per perseguire la carriera letteraria, continuò comunque a tenere conferenze alla School of Oriental and African Studies di Londra.
Waley visse a Bloomsbury, per cui si trovò a frequentare i membri del Bloomsbury Group. Fu uno dei primi a riconoscere Ronald Firbank come autore di rilievo, tanto che scrisse l'introduzione alla prima raccolta di Firbank insieme a Osbert Sitwell.
Il noto poetastatunitenseEzra Pound è stato determinante nella pubblicazione delle prime traduzioni di Waley in America, sulla rivista letteraria The Little Review. Le sue opinioni sui primi lavori di Waley, tuttavia, non erano omogenee. In una lettera del 2 luglio 1917, egli scrisse a Margaret Anderson, l'editrice del Review: "Alla fine mi sono procurato le traduzioni di Waley di Po Chu I. Alcune delle poesie sono magnifiche. Quasi tutte le traduzioni rovinate dal suo inglese imbranato e dal ritmo difettoso... proverò a comprare le migliori e a fargli rimuovere i lavori più pasticciati. (È testardo come un asino, o come un letterato)". Nonostante le idee di Pound, Waley stesso spiega nell'Introduzione alla sua traduzione del Tao Te Ching quanto fosse stato attento a preferire il significato allo stile, poiché il significato sarebbe stato considerato più importante per il moderno lettore occidentale.
Ha selezionato i gioielli delle letterature cinese e giapponese e se li è quietamente appuntati al petto. Nessuno aveva mai fatto nulla del genere, e nessuno mai più lo farà. Ci sono moltissimi occidentali la cui conoscenza della Cina e del Giappone è maggiore della sua, e forse ce ne sono diversi che sanno gestire bene entrambe le lingue. Ma essi non sono poeti, e coloro che sono poeti migliori di Waley non conoscono il cinese o il giapponese. Anche lo shock non si ripeterà, poiché la maggior parte delle opere che Waley scelse di tradurre erano sconosciute all'Occidente, e il loro impatto era perciò ancora più straordinario[2].
Alcune traduzioni di Waley sono considerate poesie di per sé, tanto che sono state incluse con il nome del traduttore in antologie britanniche come la Oxford Book of Modern Verse 1892-1935, la Oxford Book of Twentieth Century English Verse e la Penguin Book of Contemporary Verse (1918-1960). Molte delle sue traduzioni e commenti, inoltre, sono stati ripubblicati come Classici Penguin e Classici Wordsworth, permettendo alle opere di raggiungere un pubblico più ampio.
La Via e il suo Potere: Studio del Tao Te Ching e del suo Posto nel Pensiero Cinese, 1934. Commento sul Tao te ching, opera originale attribuita a Laozi, con traduzione integrale.