La serena adolescenza di Levi fu improvvisamente interrotta dalle leggi razziali, che entrarono in vigore all'inizio dell'anno scolastico 1938/39, quando Levi frequentava il ginnasio al Liceo classico «Muratori» (lo stesso in cui avevano studiato un fratello e due sorelle, e prima di loro il padre): lì sostenne privatamente l'esame di fine anno. Dall'anno successivo, come allievo della «Scuola media ebraica paterna», continuò a sostenere gli esami privatamente presso il Liceo scientifico «Tassoni», fino alla maturità. Nel 1942 trovò salvezza con i genitori in Argentina[4]. A Buenos Aires iniziò gli studi universitari e nel 1943 intraprese la carriera giornalistica, come collaboratore de L'Italia libera, giornale del Partito d'Azione.
Dopo la guerra tornò con la famiglia a Modena, appena in tempo perché suo padre potesse partecipare, il 2 giugno 1946, al referendum istituzionale. A Modena completò gli studi universitari, laureandosi in filosofia, e continuò la sua carriera giornalistica presso il giornale L'Unità Democratica diretto dal conterraneo Guglielmo Zucconi. Trasferitosi in Israele si arruolò volontario nelle brigate del Negev e partecipò alla prima guerra arabo-israeliana, scrivendo corrispondenze dal conflitto per i quotidiani Libertà e Gazzetta di Modena (con direttore ancora Guglielmo Zucconi), nonché per la rivista socialista Critica Sociale diretta da Ugo Guido Mondolfo.
Si trasferì successivamente a Londra, dove lavorò al programma Radio Londra presso la BBC. Successivamente fu corrispondente del quotidiano torinese Gazzetta del Popolo. Dal 1953 al 1959 inviò le sue corrispondenze da Roma al quotidiano Corriere d'Informazione, edizione pomeridiana del Corriere della Sera.
Nel 1960 si trasferì a Mosca. Qui, fino al 1962, fu corrispondente del Corriere della Sera e poi, fino al 1966, corrispondente del Giorno. Nel 1966 passò alla Rai, dove condusse il telegiornale fino al 1968 (e fu questa un'innovazione, in quanto fino ad allora apparivano sul video annunciatori professionisti e non giornalisti). Tornò alla carta stampata nel 1969, come inviato del quotidiano torinese La Stampa, incarico che ricoprì fino al 1973, quando divenne direttore dello stesso. Rimase a Torino fino al 1978. Dal 1979 al 1983 collaborò con il Times, curando la rubrica di affari internazionali. Nel 1988 divenne capo editorialista del Corriere della Sera e dal 1998 al 15 maggio 2013 fu Consigliere per le relazioni esterne del Quirinale, prima con Carlo Azeglio Ciampi e poi con Giorgio Napolitano[5].
La vecchiaia può attendere, ovvero L'arte di restare giovani, Milano, A. Mondadori, 1998. ISBN 88-04-42129-0.
Rapporto sul Medio Oriente, Bologna, il Mulino, 1998. ISBN 88-15-06621-7.
Russia del Novecento. Una storia europea, Milano, Corbaccio, 1999. ISBN 88-7972-310-3.
Dialoghi di fine millennio. Arrigo Levi, Andrea Riccardi, Eugenio Scalfari si confrontano con Carlo Maria Martini, Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1999. ISBN 88-17-25856-3.
^Un Paese non basta, su radioemiliaromagna.it. URL consultato il 17 ottobre 2023.
^ Gino Malaguti, Barbara Previato e Giorgio Malaguti, Espulsi e licenziati. Alunni e docenti della scuole modenesi e le leggi razziali del 1938, Nonantola - Modena, Centro Studi Storici Nonantolani - Il Fiorino, 2020, pp. 56 e 63-67, ISBN978-88-7549-835-1.