Ufficiale dei Carabinieri, viene inviato in servizio a Palermo.
Nominato maggiore nel 1978, divenne comandante del Reparto operativo del comando provinciale dell'Arma di Palermo. Per questo in quello stesso anno indagò sulla morte di Peppino Impastato, che indirizzò verso l'ipotesi terroristica, invece che mafiosa[2][3]. Da colonnello comandò poi il gruppo provinciale di Palermo.
Sua figlia Danila è stata capo dell’ufficio stampa e portavoce dell'ex ministro Angelino Alfano dal 2008 al 2018 per poi diventare capo della comunicazione di Forza Italia alla Camera.[7]
Questioni giudiziarie
Fu indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, per favoreggiamento della latitanza del boss Bernardo Provenzano, per la quale è in corso innanzi al Tribunale di Palermo il processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, mentre la DDA di Caltanissetta ha proposto richiesta di archiviazione per l'accusa di essere "punciutu"[8]. Antonio Subranni è inoltre indagato per depistaggi durante le indagini sull'assassinio di Peppino Impastato[2].
In merito alle accuse di depistaggio, il GIP nel 2018 ha riconosciuto il depistaggio operato dal generale Subranni, dichiarando però prescritto il reato di favoreggiamento.[9][10]
Agnese Borsellino, moglie del giudice Paolo Borsellino, rivela che il marito poco prima di essere ucciso le disse: "Oggi ho visto la mafia in diretta e mi hanno detto che il generale Subranni si è punciutu"[11][12] (affiliato alla mafia), ma il generale si è dichiarato estraneo alle accuse[13] e il gip di Caltanissetta nel maggio 2012 ha archiviato il procedimento.
Il 20 aprile 2018 Antonio Subranni è stato condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Palermo, nella sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia, a 12 anni di reclusione per "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato", nonché al pagamento, in solido con gli altri condannati, del risarcimento di un milione di euro nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, costituitasi parte civile.
Nell'aprile 2019 è iniziato, sempre a Palermo, il processo d'appello. Il 23 settembre 2021 la Corte d'assise d'appello di Palermo lo ha assolto, insieme agli altri ex ufficiali del Ros, perché il fatto non costituisce reato[17]. Nel 2023 la sentenza di assoluzione diventa definitiva[18].