Appartenente alla Congregazione del Santissimo Redentore, dove sembra sia stato allievo di Alfonso Maria de' Liguori, dopo la laurea in teologia (1791), il canonico De Luca si dedicò all'insegnamento nel seminario di Policastro Bussentino dedicandosi inoltre alla predicazione in molte località del Regno di Napoli. Prese parte al dibattito politico nel regno di Napoli già alla fine del XVIII secolo. Carbonaro, aveva preso parte ai moti carbonari del biennio 1820-21 ed era stato deputato al Parlamento napoletano nel breve periodo costituzionale. Da deputato si batté in favore dei contadini, nelle nascenti lotte al latifondismo, contro la nobiltà e il clero cilentani; in questa occasione, fa dono ai contadini di Celle di parte delle sue proprietà terriere. L'avventura da parlamentare fu fugace come la costituzione di re Ferdinando e, alla restaurazione della monarchia, il De Luca fu uno dei principali sorvegliati speciali della polizia borbonica.
Abbandonata la Carboneria aveva aderito alla setta dei Filadelfi. In occasione dei moti del Cilento del 1828 il canonico espose in un'omelia tenuta nel villaggio di Bosco i vantaggi della Costituzione (7 luglio 1828). Partecipò attivamente alla rivolta a Palinuro.
«Nella primavera del ’28, tornato a Vallo della Lucania con altri patrioti e liberali, fu decisa la rivolta. Il 28 giugno, dopo una lunga marcia, i rivoltosi occuparono un piccolo forte che dominava la spiaggia di Palinuro. Fu proclamato un governo provvisorio e reclamata la costituzione francese. Si sollevarono anche altri centri del Cilento, ma i Borboni intervennero con feroce efficienza. Vista la situazione, il De Luca fece disperdere le forze ma reparti dell’esercito Borbonico intervennero con forza e rasero al fuoco il piccolo centro di Bosco. Il De Luca per evitare che anche il suo paese, Celle di Bulgheria, fosse raso al suolo si costituì. Essendo un prete per essere giustiziato doveva essere sconsacrato, ma ne’ il vescovo di Vallo ne’ quello di Capaccio vollero prestarsi. Lo fece l’Arcivescovo Vescovo di Salerno e il 24 luglio fu fucilato al grido di “Viva la libertà” in via Flavio Gioia. Riposa nella chiesa di San Pietro in Vinculis a Piazza Portanova di Salerno. Comune di Salerno»
All'arrivo delle truppe borboniche, dopo una breve latitanza, il canonico De Luca fu arrestato da Francesco Saverio Del Carretto. Scomunicato da mons. Camillo Alleva, arcivescovo di Salerno, De Luca venne fucilato a Salerno il 28 luglio 1828.
Il 19 settembre 2011 il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (che lo annovera come lontano antenato) ha scoperto una lapide intitolata al prete rivoluzionario, nella via a lui intitolata[1].
Ferdinando Ranalli, Storia degli avvenimenti d'Italia dopo l'esaltazione di Pio IX al Pontificato: Con 12 incisioni in rame. Firenze: Vincenzo Batelli e compagni, 1849, Vol. II, pp. 10–13 (on-line)
Matteo Mazziotti, ''La rivolta del Cilento nel 1828 narrata su documenti inediti. Roma, Milano, ecc. : Società Editrice Dante Alighieri, 1906