Nel 1880 l'avviso fu stazionario al Pireo (in tale periodo, a inizio agosto 1880, una scialuppa con a bordo un ufficiale e quattro marinai della nave, mandata a caricare sabbia, venne capovolta da un colpo di vento al largo dell'isola di Idra: gli occupanti riuscirono tuttavia a rimorchiare a terra l'imbarcazione, prima a nuoto e poi grazie all'aiuto del canottiere locale Giorgio Kieppos, e a ricondurla a bordo dopo aver prelevato la sabbia)[3].
La sera del 18 maggio 1882 il Barbarigo, agli ordini del comandante Peco, salpò da Napoli insieme alle tre corazzate della II Divisione Navale (di cui faceva parte), ma alle due di notte entrò in collisione con il piroscafo mercantile Persia, diretto a Napoli con a bordo 200 passeggeri: mentre questi non riportò che danni lievi, il Barbarigo ebbe la ruota di prua gravemente danneggiata e due contusi gravi, oltre ad alcuni altri marinai che finirono in mare ma vennero ripescati dal Persia[4]. Dopo aver fermato le macchine e aver chiarito la situazione, l'avviso rientrò a Napoli scortato dalla pirofregata corazzata Ancona, per poi essere sottoposto a riparazioni nell'Arsenale di La Spezia, dal quale uscì ai primi di luglio[4].
Tra il 1882 e il 1884 la nave, assegnata alla II Divisione, navigò lungo le coste italiane (stazionando soprattutto in Sardegna) e nel Mediterraneo, recandosi anche a Samo, in Grecia (1884)[5].
Nella prima metà del dicembre 1884 il Barbarigo partì per recarsi in Mar Rosso, dove avrebbe dovuto rimpiazzare l'avviso Vedetta nella stazione di Assab, ma rimase danneggiato da una tempesta ancora nel mar Ionio e dovette quindi riparare a Napoli per le riparazioni[6].
Nel 1886 la nave operò in Mediterraneo, aggregata a formazioni di corazzate[15], mentre nel febbraio 1887 fu dislocata a Massaua per i collegamenti con Perim e per servizio radiotelegrafico[16]. Nel marzo 1887 l'avviso venne mandato ad Arafali, dove si erano rifugiati numerosi profughi per sfuggire ai saccheggi operati dalle truppe abissine di Ras Alula, ove si sincerò della situazione[17]. Rientrato poi in Italia a metà aprile (partito da Massaua il 16 aprile, giunse a Napoli il 24)[18], il Barbarigo prese parte alle manovre navali del luglio 1887 nelle acque di Messina: durante la battaglia simulata tra le due fazioni, nella mattinata del 20 luglio, l'avviso, che faceva parte del partito “nazionale”, avvistò per primo la flotta “nemica” e “combatté” poi con l'incrociatore torpediniere Tripoli del partito avversario, inviato al suo inseguimento[19]. Nel dicembre 1887 l'unità prese parte a esercitazioni di tiro nelle acque della Maddalena[20].
Nel gennaio 1889 l'avviso, tornato in Mar Rosso, seguì e sorvegliò il piroscafo austriaco Amphitrite, che trasportava da Port Said a Massaua una missione russa in Abissinia[26]. L'unità rimase poi per qualche tempo di base a Massaua[27].
Il 28 aprile 1893 la nave, con a bordo ospiti e ufficiali stranieri, scortò, insieme alla corazzata Re Umberto, agli incrociatori torpediniere Euridice e Iride e a un'altra nave, la Volta, la corazzata Lepanto che trasportava il re e la regina d’Italia in gita nel golfo di Napoli[28].
Tra il 1895 e il 1898 il Barbarigo venne sottoposto a radicali lavori di rimodernamento nell'Arsenale di Napoli[1]: la velatura, due alberi a vele auriche, venne eliminata in favore di due alberi di tipo militare, l'armamento venne incrementato e fu inoltre installato un nuovo apparato motore[2]. Terminati i lavori il 30 marzo 1898, l'unità tornò in servizio il 1º aprile[1].
Nel 1912 l'ormai anziano Barbarigo venne assegnato a compiti di nave scuola cannonieri, e il 25 (o 31) dicembre 1912 venne posto in disarmo[2][1]. Radiata il 5 gennaio 1913, la nave venne impiegata a Genova come deposito e nave caserma sino al 1916, anno in cui venne venduta per demolizione e smantellata nel capoluogo ligure[2][1].
^28 maggio 1885: l'Italia in Somalia, su Biellesi Tessitori di Unità, Comune di Biella. URL consultato il 4 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2012).