Gli Agnelli sono una famiglia di imprenditoriitaliani con partecipazioni in diversi settori, includendo quello automobilistico attraverso la FIAT durante il XX secolo e quello sportivo, dal 1949, attraverso la maggioranza azionaria della Juventus nonché la proprietà della Sisport.
Gli Agnelli sono originari probabilmente di Priero, da cui giunsero a Racconigi nella prima metà del Settecento, impiantandovi alcune attività di coltivazione dei bachi da seta e filande[1][2]. Un ramo abbracciò soprattutto le professioni liberali ed ebbe nell'Ottocento medici e giuristi, mentre il ramo più famoso sviluppò le attività imprenditoriali. Tra questi ultimi, Giuseppe Francesco Agnelli si stabilì a Torino e iniziò una sempre più evidente ascesa della famiglia: poco dopo la Restaurazione figura tra i banchieri torinesi[3].
^Annuario della Nobiltà italiana, XXXIII edizione (2015-2020), parte V, a cura di Andrea Borella, Teglio, 2021
^Gustavo Mola di Nomaglio, Gli Agnelli. Storia e genealogia di una grande famiglia piemontese dal XVI secolo al 1866, Torino, 1998.
^A Torino col termine «banchiere» erano chiamati non soltanto coloro che si dedicavano alle operazioni e negoziazioni di cambio e di banca, ma anche coloro che si occupavano della negoziazione delle sete gregge, spesso finanziando il lavoro dei filatori e occupandosi poi di smerciare il prodotto, tanto grezzo quanto lavorato, sia all'interno dello Stato sardo sia sul mercato estero
^La dinastia familiare, su corriere.it, RCS Quotidiani Spa, 24 gennaio 2003. URL consultato il 27 dicembre 2018.
^La coppia ha avuto cinque figli: Clara (*1913 †2011); Laura (*1914 †1996); Giovanni (*1918 †1995); Umberta (*1922 †2007); Emanuele (*1928 †1970).
^Umberto e Antonella ebbero anche due gemelli (Alberto e Enrico), nati nel luglio 1962 e vissuti pochissimi giorni.
Emanuele Gamna, M, L'importanza di chiamarsi Agnelli, Class Editori MF-Milano Finanza, Milano, 2011, ISBN 978-88-95080-31-4.
Gustavo Mola di Nomaglio, Gli Agnelli. Storia e genealogia di una grande famiglia piemontese dal XVI secolo al 1866, Torino, Centro Studi Piemontesi, 1998, ISBN 88-8262-099-9.