Il nome ricorre in contesti ed epoche differenti a Rodi ed è quindi riferibile a differenti scultori appartenuti ad una stessa famiglia e attivi per diverse generazioni. Un Agesandro è ricordato da Gaio Plinio Secondo[1] come autore, insieme al figlio Atenodoro e Polidoro, del gruppo del Laocoonte, opera marmorea presente nella casa dell'imperatore Tito. I nomi di questi stessi tre autori ricorrono in uno dei gruppi marmorei (il gruppo di Scilla) con i quali Tiberio adornò, in un programma scultoreo unitario, la grotta-ninfeo presso la propria villa a Sperlonga. I due gruppi, copie da prototipi bronzei preesistenti, riconducibili al fenomeno del neoellenismo (v. Scuola rodia), sono ritenuti quindi contemporanei e databili a partire dalla seconda metà del I secolo a.C.
Fernando Palazzi, Giuseppe Ghedini, Piccolo dizionario di mitologia e antichità classiche, 15ª ed., Milano, Arnoldo Mondadori, luglio 1940 [agosto 1924].
Maria Teresa Amorelli, Hagesandros, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale, vol. 3, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1960.
Antonio Giuliano, Arte greca : Dall'età classica all'età ellenistica, Milano, Il saggiatore, 1987, pp. 993-994.
Agesandro, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.