Sperlonga sorge su uno sperone di roccia, la parte finale dei monti Aurunci, che si protende nel mar Tirreno e nel golfo di Gaeta confluendo nel monte di San Magno.
Il territorio circostante è perlopiù pianeggiante. La spiaggia di fine e dorata sabbia bianca si alterna a vari speroni di roccia che si gettano in mare, formando calette meravigliose, spesso raggiungibili solo in barca. Queste formazioni rocciose sono presenti a sud della cittadina, in direzione del promontorio di Gaeta.
Nel territorio si trovano tracce di attività umana a partire dal paleolitico superiore.
Secondo una tradizione mitica, presso Sperlonga sorgeva la città di Amyclae (in greco Αμύκλαι), fondata dagli Spartani.
In età romana sorsero nel territorio, inquadrato nella giurisdizione del municipio di Fundi, numerose ville, la più celebre delle quali è quella cosiddetta dell'imperatore Tiberio, comprendente una grotta naturale modificata e decorata con sculture del ciclo di Ulisse. Le ville fungevano anche da centri di produzione per l'industria della pesca (vasche per l'allevamento).
Nel VI secolo i ruderi della villa imperiale furono adoperati come rifugio, ma il paese si sviluppò sul vicino promontorio di San Magno (65 m s.l.m.), uno sperone dei monti Aurunci, a difesa dalle incursioni via mare dei saraceni. Il nome deriva probabilmente dalla grande grotta (spelunca) inglobata nella villa di Tiberio.
Il castrum Speloncae viene menzionato in un documento del X secolo: comprendeva una piccola chiesa dedicata a san Pietro, patrono dei pescatori. Il paese si sviluppò intorno al castello progressivamente, per cerchi concentrici. Nell'XI secolo l'abitato fu cinto da mura, di cui restano due porte: la "Portella" o "Porta Carrese" e la "Porta Marina"; entrambe portano lo stemma della famiglia Caetani.
Sperlonga restò un piccolo paese di pescatori, continuamente minacciato dalle incursioni dei pirati, i quali, come ricordano vari murales, arrivarono a rapire gli abitanti per ridurli in schiavitù. Malgrado la costruzione di una serie di torri di avvistamento con la funzione di difesa costiera, la cittadina venne assalita e saccheggiata una prima volta nel 1534 dall'ammiraglio ottomanoKhair Ad-Dìn, detto il Barbarossa; nel 1623 una flotta di corsari barbareschi vi fece un'altra incursione, di cui resta memoria nel poema Il sacco e rovina di Sperlonga nel 1623 del chirurgo e poeta Curzio Mattei di Lenola.
Ricostruita fra i secoli XVII e il XIX, assunse la forma attuale, detta "a testuggine", e vi vennero erette chiese e palazzi signorili.
Lo sviluppo di Sperlonga, basato soprattutto sul turismo, iniziò dopo l'apertura della via Flacca, una strada litoranea che unisce Terracina a Gaeta, passando per il litorale di Fondi, inaugurata il 9 febbraio 1958. Da allora, infranto il secolare isolamento, il paese uscì gradualmente dall'estrema povertà che lo caratterizzava.
Forte impulso gli fu dato anche dalla scoperta delle sculture della villa di Tiberio (1957).
Chiesa parrocchiale della Madonna Assunta in Cielo, consacrata ufficialmente il 15 agosto 1964. Qui si venerano san Leone Magno, protettore di Sperlonga, e san Rocco, compatrono.
La Torre centrale, detta localmente Torre Maggiore, apparteneva al sistema di torri di avvistamento impiantato nel XVI secolo: ne sopravvive solo una porzione nell'attuale centro del paese.
La Torre Truglia, edificata nel 1532 sulla punta del promontorio su cui sorge il paese. Venne distrutta durante un'incursione del Barbarossa e ricostruita nel 1611 e di nuovo distrutta nel 1623.
Al sistema difensivo appartenevano anche la "Torre del Nibbio", inclusa in un castello baronale prospiciente la piazzetta centrale del paese e la "Torre di Capovento", a 3 km a sud del paese, anch'essa costruita nel 1532 e utilizzata come dogana dal 1820.
Siti archeologici
La villa dell'imperatore romanoTiberio deriva dall'ingrandimento di una precedente villa tardo-repubblicana, con ambienti disposti intorno ad un portico. Una grotta naturale, già nota agli archeologi dal 1908, venne sistemata come sala da pranzo estiva, con giochi d'acqua e straordinari gruppi scultorei del ciclo di Ulisse (tra cui spicca il colossale Gruppo di Polifemo), rinvenuti in frammenti nel 1957 e attualmente conservati nel Museo archeologico nazionale di Sperlonga.
La Villa Prato (Sperlonga) villa rustica di eccezionale importanza, facilmente accessibile dalla via Flacca.
Bunnì, bunnè, tènte ènne chempe sta préta tent'ènne puozze campè tu
"Quent' enn te'? Te' n'enn. N'enn te'? Tent'te'"
Il dialetto di Sperlonga è, andando da nord a sud, l'ultimo dialetto classificato come mediano nella costa laziale[5]. Il dialetto presenta tuttavia fortissime influenze meridionali. Sperlonga entrò infatti a far parte del Lazio nel 1927. Fino a quella data, a partire dall'Unità d'Italia era compresa nella provincia di Terra di Lavoro, prima nel Regno di Napoli. Dal punto di vista linguistico sono tuttora rimaste marcate caratteristiche fonetiche che ricordano questa secolare appartenenza amministrativa al Regno di Napoli. La parlata sperlongana, come le altre della zona costiera o dei suoi pressi, è però abbastanza diversa da altri dialetti della zona più interna.
Il dialetto è caratterizzato dalla metafonesi napoletana tipica di gran parte di quest'area, cioè dal conguaglio in ə di tutte le vocali finali. A Sperlonga, però, vi sono alterazioni anche delle vocali interne, che fanno somigliare la sua parlata, nel complesso, ai dialetti pugliesi e anche a quelli molisani. Ciò è forse dovuto all'importazione di pescatori dalla Puglia o anche alla presenza dei principi di San Severo (i Di Sangro) che hanno amministrato il comune. Il fenomeno in questione si verifica anche in vari dialetti dei comuni vicini.
Alcuni esempi lessicali confermano l'impressione suddetta: ad esempio, tu chèmpe ("tu campi"), ruffiène (ruffiano/i), mulignèna (melanzana), acché (qui), allè (là), dumméne (domani) ecc. Molti altri elementi, anche verbali, riconducono ai dialetti campani in generale, come, ad esempio, i possessivi suje (suo), soja (sua), o anche nuje (noi), je agge state (io sono stato), ncoppa (su).
Non mancano però elementi tipici dell'area linguisticamente "mediana" del Lazio, come l'articolo gliù (il), doppo (dopo), la tripartizione accussì-assussì-allussì (in questo modo, in codesto modo, in quel modo) tipica di tutto il Lazio meridionale e dell'Abruzzo. Vi sono fenomeni particolari, come il cambio di genere tra singolare e plurale: ad esempio, la parola gl'achiuovo (il chiodo), che al plurale diviene l'achiorve. A differenza dei dialetti campani veri e propri, non è presente la trasformazione di p in ch, infatti abbiamo ad es. piègne per dire "piangere" (nel napoletano è chiàgnere), o anche più che rimane come in italiano. È presente in alcuni casi la modifica di f in sc, anche questa tipica delle parlate campane (es. sciuscià = soffiare).
Tradizioni e folclore
La festa patronale si svolge nei giorni che precedono e seguono la prima domenica di settembre, in onore di san Leone e san Rocco, nella chiesa della Madonna Assunta. Le due importanti processioni percorrono quasi tutto il territorio di Sperlonga, sia la città alta che quella marina in quanto la parrocchia dell'Assunta è l'unica in tutto il comune. Caratteristica la processione di san Rocco che giunge di sera fino al mare, dove vengono sparati fuochi d'artificio: poi la statua ritorna nel centro storico passando per la cappella a lui dedicata e per i tipici vicoli e scale di Sperlonga. Allietano le serate i concerti e i diversi spettacoli pirotecnici.
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[6]
2015
2014
2013
Numero imprese attive
% Provinciale Imprese attive
% Regionale Imprese attive
Numero addetti
% Provinciale Addetti
% Regionale Addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Sperlonga
314
0,8%
0,07%
844
0,69%
0,05%
318
823
308
820
Latina
39.304
8,43%
122.198
7,75%
39.446
120.897
39.915
123.310
Lazio
455.591
1.539.359
457.686
1.510.459
464.094
1.525.471
Nel 2015 le 314 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,8% del totale provinciale (39.304 imprese attive), hanno occupato 844 addetti, lo 0,69% del dato provinciale (122.198 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato due persone (2,69).
Agricoltura
Anche se l'agricoltura non è mai riuscita a far decollare l'economia del paese, si coltivano intensivamente pomodori San Marzano in serra ed altri ortaggi, tra cui il sedano bianco.
Pesca
Nel porto turistico è attiva una flottiglia di barche da pesca di piccolo cabotaggio.
Turismo
L'apertura nel 1958 della via litoranea Flacca, opera di ardita innovazione tecnologica realizzata dal prof. G. Maresca, progettata su incarico della Cassa del Mezzogiorno, che corre da Terracina a Gaeta, ha aumentato notevolmente il flusso turistico di Sperlonga. Ma già il ritrovamento nel 1957 ad opera del prof. Giulio Iacopi di reperti archeologici e la campagna di scavi della Grotta di Tiberio, nota fin dal 1908, furono da stimolo per un'affluenza sempre più copiosa sia di studiosi che di turisti. I molti alberghi e le altre strutture (complessivamente 39) offrono una grande ricettività che, unita alla ristrutturazione delle case del centro storico da parte di turisti che nel tempo ne sono diventati proprietari, fa aumentare notevolmente la popolazione di Sperlonga nel periodo estivo.
La Darsena, progettata dall'ing. Francesco Piergianni e realizzata nel 1972 a cura dell'impresa Mario Leone di Fondi, stimolò il turismo nautico. Nel 2013 sono stati ultimati i lavori di ampliamento e riqualificazione del porto turistico, che dispone ora di 185 posti barca dotati di servizi.
Oltre al turismo estivo legato al mare, Sperlonga è nota agli arrampicatori per la presenza di importanti falesie.
Giulio Scalfati, Splonga Sperlonga, Marina di Minturno 1997. (ISBN 88-86261-43-8)
Vincenzo Guglietta, Sperlonga – storia e leggenda, a cura della Pro-Loco di Sperlonga, Sperlonga 1999.
Giovanni Pesiri (a cura di), Curzio Mattei, Il sacco e rovina di Sperlonga nel 1623, edizione, in Tra teologia e storia: la preghiera di intercessione; il Santuario del Colle e l’incursione corsara del 1623 su Sperlonga nel poema del chirurgo Curzio Mattei di Lenola, Lenola 2020 (Quaderni de La Madonna del Colle. Bollettino del Santuario, 10), pp. 11–58.