L'Adigetto, come il suo nome tende a ricordare, è strettamente connesso all'evoluzione dell'Adige, tanto che in epoche passate caratterizzate da continue rotte ne era diventato per un periodo il ramo principale.
L'origine di questo ramo dell'Adige viene tradizionalmente posta ad una rotta avvenuta a Pinzone (l'odierna Badia) nel 950.[2]
Le acque si riversarono in un ramo del Tartaro attorno al quale stavano sorgendo i primi nuclei abitati di Badia, Lendinara, Villanova, Rovigo e Villadose.[3]
Il fiume veniva chiamato Adige in quanto ne rappresentava il corso principale; i due rami che si separavano a Badia si riunivano poi poco prima di entrare a Cavarzere in località Lezze.
In seguito alla disastrosarotta della Malopera del 1438 questa diramazione perse notevolmente di portata e di importanza rispetto a quella più settentrionale e nei secoli successivi venne a chiamarsi Adigetto.[4]
Nel 1633 la palizzata, che fino a quel momento rappresentava lo sbarramento dal quale nasceva l'Adigetto, venne sostituita dal sostegno in pietra (la Bova) che ancora oggi rappresenta l'incile del fiume.
Durante le sistemazioni idrauliche del XIX secolo il tratto terminale venne deviato, prima del 1782, all'altezza di Botti Barbarighe, dove raccoglie le acque del Ceresolo, del Tron e del Bresega, e portato a sfociare in Canalbianco tramite lo scolo Loredano.
Economia
L'importanza ricoperta dall'Adigetto dal punto di vista economico, specie dopo i lavori di bonifica e risistemazione dell'alveo effettuati in epoca moderna, era fondamentale per gli scambi commerciali tra i territori bagnati dalle sue rive. Alternativa vantaggiosa alle strade in terra battuta, veniva utilizzato da imbarcazioni commerciali che, grazie alla rete di canali navigabili che attraversava (ed attraversa) il Polesine riusciva a collegare i maggiori centri polesani con i capoluoghi in terraferma e con i porti marittimi.
^Le rotte del Po nella storia, su Sito istituzionale del comune di Gavello. URL consultato il 14-07-2009 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2009).
L. Gualtieri di Brenna, Cesare Cantù, Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, ossia, Storia delle città, dei borghi, comuni, castelli, ecc: fino ai tempi moderni per cura di letterati italiani, A. Tranquillo Ronchi, 1861.
AA.VV., Rovigo. Ritratto di una città, Rovigo, Minelliana, 1988.