Questo modello non è applicabile in Italia, dato che l'Abramis brama non è presente naturalmente, il temolo è molto raro e diffuso solo in parte del Paese e, in generale, i nostri fiumi sono troppo brevi per poter ospitare tutte queste zone.
Per l'Italia è stata proposta una nuova zonazione[2][3]:
Spesso ci si riferisce (soprattutto nell'ambito della pesca sportiva) alla Zona dei Salmonidi come Acque a Salmonidi, mentre ad entrambe le zone dei ciprinidi come ad Acque a Ciprinidi ed alla Zona dei Mugilidi come Acque salmastre.
Specie guida
Le specie guida sono quelle specie, la cui presenza basta ad identificare la zona ittica in cui si trova.
Per la zona a Salmonidi le specie guida sono:
Le comunità ittiche italiane di ogni zona non sono uguali in tutto il paese, ma dipendono dal distretto ittio-geografico considerato[4]. Al nord, nella pianura padana e nei fiumi adriatici delle Marche, si trova il distretto padano-veneto, caratterizzato da un maggior numero di specie. Più a sud, si distinguono un distretto tosco-laziale o etrusco sul versante tirrenico centrale (Liguria di levante, Toscana, Umbria e Lazio fino al Tevere) e un distretto apulo-campano che comprende entrambi i versanti (dal Liri-Garigliano all'Alento e dal Fortore all'Ofanto). Abruzzo e Molise costituiscono un'area di transizione tra i tre distretti, mentre Basilicata ionica e Calabria sono caratterizzate da un'ittiofauna nativa estremamente ridotta.
Note
^Huet M. (1949), Aperçu des relations entre la pente et les populations piscicoles des eaux courantes. Schweitz Z. Hydrol., 11:333-351
^Zerunian S. (1982), Una proposta di classificazione della zonazione longitudinale dei corsi d'acqua dell'Italia Centromeridionale. Atti XLIX Conv. UZI /Boll.Zool., 49(suppl.):200
^Zerunian S., Condannati all'estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di conservazione dei Pesci d'acqua dolce indigeni in Italia, Edagricole 2002: pagg.5-10