L'agnocasto (Vitex agnus-castus) è un arbusto della famiglia delle Verbenacee (Lamiaceae secondo la classificazione APG III), diffuso negli ambienti umidi mediterranei. Vitex agnus castus L. è il nome botanico della pianta. Nomi volgari assai diffusi in Italia sono "Pepe falso" (poiché i frutti maturi ed essiccati sono simili al Pepe nero) o "Pepe dei monaci". La pianta è anche conosciuta internazionalmente come Chasteberry, Chaste tree, Monk's pepper.
L'agnocasto è una pianta arbustiva perenne di altezza a completo accrescimento fino a 5–6 m con foglie palmatocomposte di colore verde ed infiorescenze rosa-blu.
Usi e attività farmacologiche
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Tuttavia, nonostante numerosi studi, le prove cliniche sull'efficacia dell'agnocasto sono limitate soprattutto a causa della non elevata affidabilità degli studi per bias cognitivi e problemi metodologici negli studi[1][2].
In numero limitato, studi clinici controllati e di alta qualità[3][4][5][6] hanno valutato l'efficacia dei preparati di V. agnus-castus nel trattamento dei sintomi associati alla sindrome premestruale. Nonostante un'ampia risposta positiva al placebo osservata in questi studi (circa il 50%) e l'eterogeneità nelle condizioni di prova, una revisione sistematica del 2010[7] ha rilevato che l'estratto di agnocasto ha dimostrato un beneficio generale nel ridurre i sintomi fisici avversi.
Il Ministero della Sanità tedesco indica l'utilizzo della droga per le anomalie del ciclo mestruale, per la sindrome premestruale e per la mastodinia.[senza fonte] Nonostante queste raccomandazioni, ci sono diverse indicazioni che Vitex agnus-castus presenta diversi effetti avversi[8] e dovrebbe essere evitato durante la gravidanza a causa della possibilità di complicazioni.
Gli effetti avversi più frequenti derivanti dall'uso di vitex includono nausea, mal di testa, disturbi gastrointestinali, disturbi mestruali, affaticamento e disturbi della pelle[9].
Non esiste consenso sull'efficacia degli estratti di agnocasto nell'aumentare la produzione di latte materno ma la EMA non ne raccomanda l'uso[10]. Il latte materno umano, analizzato chimicamente, non ha rivelato cambiamenti di composizione prima e dopo l'uso dell'agnocasto[11]. Nonostante la generale bassa tossicità dell'agnocasto e la mancanza di prove che i suoi costituenti chimici passino nel latte, i prodotti a base d'agnocasto dovrebbero essere evitati durante l'allattamento perché la loro sicurezza non è stata accertata[12].
Il meccanismo d'azione sembra essere legato ad una diminuzione del rilascio dell'ormone follicolo stimolante e ad un aumento del rilascio dell'ormone luteinizzante e della prolattina.[13]