Artista poliedrico affascinato dalle scienze naturali, si formò a Napoli dove fu accolto dal fratello maggiore Francesco, già affermatosi come scultore, e dove frequentò l'Istituto di belle arti. Le sue prime opere plastiche avevano per soggetto animali, tema al quale rimase sempre legato e che gli valse numerosi riconoscimenti sia a livello di critica che di premi. Presso l'acquario di Napoli ebbe modo di studiare i radiolari da cui prese ispirazione per alcuni lavori in stile liberty in marmo, in metallo o in ceramica. Anche nella realizzazione di decorazioni e di elementi architettonici fu fautore del liberty e curò, fin dalla progettazione, villa Pierce a Napoli, villa Imparato a Castellammare di Stabia e, a Londra, lo studio del pittore preraffaellita sir Frederic Leighton.[1]
Fu molto attivo anche nella statuaria monumentale. Si ricordano, in particolare, un imponente Leone d'Aspromonte, modello in gesso per un mai realizzato monumento a Garibaldi, che dopo essere stato esposto a Roma andò perduto[2]; il Redentore, in bronzo, commissionatogli dai nuoresi in occasione dell'anno giubilare del 1900[3] ed inaugurato il 29 agosto 1901 sul monte Ortobene[4]; il gruppo marmoreo Sinite parvulos[5] che si trova nel Forest Lawn memorial park di Cypress nel circondario di Los Angeles[6] e diversi monumenti ai caduti realizzati dopo la I guerra mondiale in vari paesi calabri.[7]
Un'altra sua specialità furono i lavori a sanguigna, tra i quali alcuni ritratti e studi preparatori di lavori più impegnativi come una pittura a fresco andata perduta, tratta dal poema Amori degli Angioli di Thomas Moore, di cui i bozzetti restano a testimonianza.
Viaggiò in Italia e in Europa, partecipando alla Triennale a Roma e alla Biennale di Venezia e di Milano ed esponendo le sue opere ad Anversa nel 1894, a Barcellona nel 1896, a Londra nel 1888 e nel 1910 a Parigi ed a Dresda.
Fu sposato due volte. La prima moglie, Luisa Pompeati, conosciuta a Trento nel 1890, morì circa dieci anni dopo le nozze, mentre l'artista lavorava alla statua del Redentore ed egli ne venerò il ricordo per tutta la vita.[8][9] Si risposò tuttavia nel 1917 con la veneta Pia Pischiutta.[5].
Pubblicazioni
La donna nelle opere di Michelangelo, Napoli, Giannini editore, 1892, SBNCUB0351348.
Elettrio Corda, Dall'Aspromonte all'Ortobene: le molteplici attività artistiche di Vincenzo Jerace, Nuoro, tip. Solinas, 1993, SBNCAG0013725.
Enzo Le Pera, Arte di Calabria tra Otto e Novecento, dizionario degli artisti calabresi nati nell'800, Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino Editore, 2001, pp. 105-108, ISBN978-88-498-0096-8.