Il vetro viene sottoposto ad un processo di riscaldamento graduale a temperature comprese tra i 500 ed i 600 °C, in seguito al quale rammollisce e aderisce per forza di gravità ad uno stampo curvo (concavo o convesso) situato sul fondo dell'ambiente riscaldato.[1]
La fase di raffreddamento avviene molto lentamente, per consentire al materiale di acquisire una resistenza alla flessione maggiore rispetto ad un normale vetro piano (la resistenza è maggiore anche rispetto ad un vetro piano temprato).
Il vetro curvo può essere inoltre levigato con uno speciale flex.
È possibile curvare vetri colorati, fusi, riflettenti, stampati, di spessore compreso tra i 4 e i 19 millimetri[2] e con dimensioni non superiori a 3×4 o 2×5 metri.[2] Inoltre si possono curvare vetri rifiniti che abbiano subito operazioni quali la serigrafazione, l'incisione, la foratura, la sabbiatura, o l'inclusione di asole.
Utilizzi
Gli utilizzi del vetro curvo dipendono dalla particolare tipologia: