Il suo sodalizio sentimentale e professionale con Navarrini, simpatizzante del fascismo[1], la vide protagonista di spettacoli in funzione propagandistica rispetto al regime, fra gli altri in Il diavolo nella giarrettiera (operetta di Giovanni D'Anzi portata in scena anche al Teatro Reinach di Parma nel febbraio 1944 dalla Compagnia di riviste Nuto Navarrini[2])[3][4]. L'ultimo spettacolo in questa chiave della compagnia Navarrini-Rol fu La Gazzetta del sorriso, in cui Vera Rol simboleggiava l'Italia molestata dagli USA, rappresentati da un "negro" violentatore. Navarrini incluse nello spettacolo un motivetto - intitolato Tre lettere e scritto da D'Anzi - di contenuto chiaramente antipartigiano.
Dopo la liberazione, la coppia fu sottoposta a una vera e propria resa dei conti: a Vera Rol furono rasati i capelli a zero in piazza, e fu esibita al pubblico ludibrio a Milano come collaborazionista. La coppia, tuttavia, sottoposta a processo, fu poi assolta dall'accusa di collaborazionismo per insufficienza di prove.
Dopo il divorzio con Navarrini avvenuto nel 1972, sposò nello stesso anno Stefano Silvij. Morì pochi mesi dopo, il 5 dicembre 1973. Venne sepolta al Cimitero del Verano.