Il re dei VisigotiReccesvindo morì nel 672 nel paese chiamato Gérticos, a circa 13 chilometri da Valladolid, come conferma anche Henri Leclercq, nel suo L'Espagne chrétienne.[3] Il Chronica Regum Visigotthorum cita Reccesvindo, confermando che fu re, da solo per ventitré anni sette mesi e undici giorni e morì nel settembre del 672,[4] come il Laterculus regum Visigothorum;[5] mentre il Chronicon Albeldense conferma che Reccesvindo regnò assieme al padre Chindasvindo.[6]
Nello stesso paese di Gérticos, il 21 settembre 672, secondo la Cronica Alfonso III, fu eletto il successore, nella persona di Vamba,[7] un nobile già avanti negli anni, che non avrebbe voluto essere candidato alla carica, quasi contro la sua volontà; da quel giorno il paese di Gérticos prese, e mantiene tuttora, il nome di Wamba.
Ma la sua elezione, come ricorda lo storico Rafael Altamira y Crevea, fu contestata dai nobili di Nîmes e di Narbona;[8] sicché Vamba, per affermare la propria autorità, circa un mese dopo (in ottobre) si fece consacrare con l'unzione sacra dall'arcivescovo di Toledo.[9] Vamba fu il primo re d'origine «barbara» a farsi consacrare in Occidente, per legittimare il suo potere; sarà imitato, circa ottant'anni dopo, dal re dei franchi Pipino il Breve.
Il nuovo re dovette lottare contro i nobili ribelli, sia ariani sia cattolici, e reprimere le rivolte dei vàsconi, negli attuali Paesi Baschi,[8] che furono sconfitti;[7] ma soprattutto dovette intervenire in Settimania per combattere il duca Paolo, che, con il sostegno dei nobili locali, si era proclamato re a Narbona, e aveva ottenuto anche l'appoggio di Childerico II, re merovingio dei franchi.[8] Nel 673, dopo avere ripreso Tarragona, Barcellona e Narbona, riuscì a ottenere la vittoria e catturare il duca ribelle, che s'era asserragliato nell'arena di Nîmes[7] (trasformata in fortezza dai visigoti, nel V secolo). Dopo averlo fatto prigioniero Paulo e i suoi alleati, a Toledo, furono condannati alla prigione, dopo che gli erano stati tagliati i capelli, ma le loro vite furono risparmiate, come riporta il vescovo di Toledo Giuliano II (642-690), autore della Historia rebellionis Pauli adversus Wambam.[10] La Historia rebellionis Pauli adversus Wambam è riportata nel sesto volume della España sagrada che con la Historia Wambæ Regis è fonte della maggior parte delle notizie riguardanti Vamba.[11] Henri Leclercq, nel suo L'Espagne chrétienne riporta la sfilata dei prigionieri nelle vie di Toledo, rasati, a piedi nudi e vestiti di un sacco.[12]
Per ridare spirito guerriero al popolo goto riorganizzò militarmente lo Stato, e soprattutto rese più effettivo l'obbligo del servizio militare, per nobili e clero, con una legge del 673, che fu aggiunta al codice di Reccesvindo: coloro che rifiutavano di prestar servizio nell'esercito venivano privati dei diritti civili.[8]
Sotto il suo regno iniziarono le incursioni e le razzie dei cavalieri berberi, islamizzati da pochi anni, nel sud del regno visigoto (nell'Andalusia attuale). Particolarmente grave fu l'attacco alla città di Algeciras; circa duecentosessanta navi dei musulmani attaccarono la costa meridionale della Spagna, ma gli invasori furono respinti, e la loro flotta distrutta.[13] In seguito egli stesso avrebbe cominciato ad arruolare questi berberi come mercenari, nonostante le molte proteste, tra cui quelle della Chiesa cattolica.
Tra il 675 e il 676 Vamba aveva convocato l'XI Concilio di Toledo, che cercò di combattere l'eresia e la crapula (bere e mangiare oltre misura) del clero.[14] Vamba, assieme all'arcivescovo di Siviglia Giuliano, decise che la religione ebraica dovesse sparire completamente dal regno: organizzò quindi il prelievo forzato dei bambini ebrei, per obbligarli a ricevere il battesimo cattolico e un nome cristiano.
Il 14 ottobre 680 Vamba si ammalò e quando si riprese cedette il potere a Ervige, un nobile che durante la sua malattia si era mostrato molto sollecito, il quale fu immediatamente consacrato re dal metropolita di Toledo.[15] Secondo Altamira a causa delle sue riforme in campo militare e religioso, la contestazione nei suoi confronti crebbe sempre più, finché, in seguito a una congiura capeggiata da un nobile, il conte Ervige, appoggiato dal metropolita di Toledo, Vamba fu detronizzato.[8] Secondo le Cronache di Alfonso III Ervige offrì a Vamba un infuso d'erba chiamata spartus; solo dopo avere bevuto la bevanda, che gli aveva fatto perdere la memoria, Vamba abdicò a Ervige. Nell'ottobre dello stesso anno, dopo essere stato tonsurato, si ritirò in un monastero della regione di Burgos, dove morì nel 681, dopo essere stato re per otto anni e un mese, vivendo ancora sette anni e tre mesi.[13] Il Chronica Regum Visigotthorum cita Vamba, confermando che fu re per otto anni un mese e quattordici giorni,[16] come il Laterculus regum Visigothorum[17]; mentre il Chronicon Albeldense conferma che Vamba regnò otto anni, sconfisse Paulo e fu detronizzato da Ervige.[6]
Malgrado le vicende agitate del suo regno, Vamba fu considerato l'ultimo grande re visigoto. La sua deposizione segnò l'inizio della fine del regno dei visigoti. E anche il popolo dei goti, dopo la conquista arabo-berbera, divenne un popolo di mozarabi.
Dinastia
Di Vamba non si conoscono gli ascendenti, né il nome di una eventuale moglie né alcuna discendenza.[18] Tuttavia, secondo il Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia, la sua famiglia potrebbe essere stata originaria della parte occidentale del regno, tra gli attuali Portogallo e Galizia, poiché durante il regno del suo predecessore Vamba si prodigò per il clero galiziano e presentò il testamento del vescovo di Braga;[9] inoltre, a questa origine si potrebbe ascrivere il toponimo di una torre di guardia a sud del fiume Tago, vicino a Vila Velha de Ródão, chiamata torre (castelo) do rei Vamba. Nelle Cronache di Alfonso III viene affermato che il re dei Visigoti Egica sarebbe stato un nipote di Vamba,[19] tesi accolta anche dal Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia.[20] In seguito, a Egica successero il figlio Witiza[21][22] e poi il nipote Agila II.[23][24]