La valle di Katmandu[1] è il luogo dove è situata la capitale del Nepal. Essa vanta numerose mete di culto e pellegrinaggio per i seguaci delle religioni Indù e buddhista.
Le tre maggiori città, Katmandu, Patan e Bhaktapur, presentano gli esempi più significativi dell'arte e dell'architettura nepalese (arte dei Newa, l'etnia autoctona della valle).
La valle di Katmandu è stata riconosciuta come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1979. La ricchezza della valle stessa le ha sempre permesso di essere il motore politico e culturale della nazione.
Storia
Le leggende narrano che in tempi remoti la valle di Katmandu fosse un lago, ma il bodhisattvaMañjuśrī creò con un colpo di spada la gola di Chobar, facendone defluire le acque[2].
Fra i primi abitanti della valle storicamente accertati vi furono i Kirati (o Kiranti, VIII secolo a.C.). Nel IV secolo d.C. vi fu l'invasione dei Licchavi, che introdussero l'Induismo ed il relativo sistema sociale (il Muluki Ain) con la suddivisione della popolazione in caste.
I secoli dal IX al XII videro la supremazia dei Thakuri, a cui seguirono nel XIII secolo i Malla. La valle era suddivisa in alcune città-stato costantemente in guerra fra loro, nonostante i regnanti fossero spesso legati da vincoli di parentela. A questo periodo risale la maggioranza delle vestigia storiche ed artistiche della valle.
La valle di Katmandu è una conca di forma approssimativamente circolare incastonata fra montagne sub-himalayane che presentano un'altitudine media di 2000 m. La superficie pianeggiante (1300 m s.l.m.) ha un'area di circa 2000 km².
I fiumi principali sono il Bagmati, il Manahara, il Vishnumati e l'Hanumante. Questi ultimi tre confluiscono nel Bagmati prima di sfociare dalla valle attraverso un percorso stretto e tortuoso.