Reclutati tra i ranghi della nobiltà polacco-lituana (la szlachta), i Towarzysz Husarski ("Compagni Ussari") mantenevano alle loro dipendenze piccole squadre di cavalieri (secondo il modello medievale della lancia), da loro armati e stipendiati, e rispondevano direttamente al rotmistrz, comandante supremo dello squadrone (chorągiew) di cavalleria. Caratteristica distintiva degli Husaria erano le "ali", supporti di legno ornati di penne, assicurate alle loro selle o alle lamine posteriori della loro corazza.
Durante le guerre volute da Mattia Corvino d'Ungheria, questa truppa di schermagliatori, chiamata ad affrontare non solo l'agile cavalleria ottomana[2] ma anche la cavalleria pesante del Regno di Boemia e degli Asburgo, vide il suo armamentario arricchito da elmetto ed usbergo. I successi militari del re Mattia, capace di contenere la spinta espansionistica del sultano di Istanbul tanto quanto le pesanti ingerenze politico-militari del Sacro Romano Impero, fecero ben presto del suo esercito un esempio da imitare per tutti i potentati dell'Europa Orientale, contribuendo grandemente al rapido diffondersi degli ussari negli eserciti europei dell'Europa settentrionale ed orientale.[3]
La formazione
Il diffondersi degli ussari tra le file dell'esercito polacco ricalcò la loro precedente comparsa nel Regno d'Ungheria. Nel 1500, stando agli archivi della tesoreria del Regno di Polonia, alcuni mercenariserbi esuli del principato di Raška (chiamati per questo Racowie nei documenti polacchi) vennero arruolati nei ranghi della cavalleria leggera regia.[4]
Nel 1503, il Sejm (Parlamento) sancì la formazione del primo reggimento di husaria, riunendo inizialmente tre stendardi di mercenari ungheresi ma finendo poi con l'arruolare anche polacchi e lituani. Ancora strettamente legati al vecchio modello di cavalleria leggera degli ussari serbo-ungheresi, gli husaria non si distinsero particolarmente nelle battaglie di Orsza (1514) ed Obertyn (1531). Il materiale iconografico dell'epoca (fondamentale il dipinto Battaglia di Orša conservato al Museo Nazionale di Varsavia) ci conferma, nell'equipaggiamento di questi primi reggimenti di husaria, il perdurare del modello serbo-ungherese: i cavalieri sono armati di lancia, scimitarra di tipo turco e scudo ungherese; mancano completamente elmi e corazze. Già al principio del XVI secolo gli husaria si caratterizzando per la particolare vivacità dei colori delle loro giubbe imbottite e per il singolare copricapo (colbacco) di pelliccia, ornato di penne, che portano in battaglia.
Intorno al 1550, complice il contatto, nelle regioni dell'Ucraina contese tra il Regno d'Ungheria e la Polonia, tra gli ussari serbo-ungheresi e la vecchia cavalleria pesante polacca (Obrona potoczna), l'armamento e l'equipaggiamento degli ussari iniziò ad irrobustirsi. La riforma dell'esercito polacco-lituano voluta dal Re di PoloniaStefano I Báthory (regno 1576-1586), già voivoda (principe) di Transilvania, a partire dal biennio 1574-1576, completata intorno al 1590, portò alla definitiva creazione degli ussari alati, amalgamando il vecchio modello di ussari con la cavalleria pesante per creare un corpo d'élite cui accedevano ormai non più guerrieri fuoriusciti ma i membri della nobiltà polacco-lituana, gli szlachta. Fu sempre durante il regno di Batory che vennero apportati significativi cambiamenti all'armamentario degli ussari; proprio in questo periodo infatti si diffuse l'uso di pesanti spade ricurve basate sul modello della scimitarra, le Batorówke da cui svilupparono successivamente le szable (sciabole).
I reggimenti di ussari alati, Towarzysz husarski, raggiunsero l'apice della propria potenza nel 1621, quando l'esercito della corona poteva disporre di ben 8.000 unità di ussari agli ordini diretti del Grande atamano.
Il declino e la scomparsa
Con lo scemare della ricchezza e della potenza della Confederazione polacco-Lituana, unitamente alle massicce evoluzioni nell'arte della guerra europea (v. Battaglia di Klissow nel 1702), i reggimenti di ussari alati, costosissimi da mantenere e sempre meno funzionali da un punto di vista strategico, vennero sistematicamente ridotti. L'unità venne sciolta definitivamente nel 1775 dal Sejm, che integrò i reggimenti rimasti nelle cosiddette "Brigate di Cavalleria Nazionale".
Ranghi e Tattica
L'organizzazione interna dei Towarzysz husarski rivela massicce similitudini con il sistema delle lance in uso presso la cavalleria feudale dell'Europa Occidentale. Il Towarzysz ("Compagno") era a capo della sua lancia (kopia) comprendente altri 2-5 husaria a lui sottoposti, i pocztowy, e come lui equipaggiati, più altri servitori (czeladnicy) con compiti sia militari che di assistenza (lavori da maniscalco, cura degli animali etc.). Gruppi di 30-60 kopie formavano uno squadrone (chorągiew, letteralmente "stendardo") di circa 300 uomini comandato da un rotmistrz (rotameister o reitermeister in lingua tedesca). Lo stendardo vero e proprio (chorąży) era portato in battaglia dal porta-stendardo (znak) facente funzione di secondo in comando del rotmistrz. Altre figure di sottufficiali, certamente presenti, non sono ad oggi adeguatamente analizzate/analizzabili. La kopia del rotmistrz era più grande rispetto alle altre e comprendeva anche dei musici (tamburini e trombettieri).[5]
La tattica prediletta degli husaria era, in buona sostanza, un'evoluzione della carica a lancia in resta tipica della cavalleria pesante medievale. Divisi in chorągiew, i cavalieri alati cominciavano la carica al trotto, in formazione non ancora serrata al fine di ridurre l'efficacia dalla prima salva di proiettili sparata contro di loro dalla fanteria nemica. Durante le operazioni di ricarica del nemico, gli husaria, con i cavalli ormai lanciati al galoppo, stringevano i ranghi ed impattavano contro il bersaglio. Una volta penetrati nei ranghi nemici, i cavalieri polacco-lituani abbandonavano le lance in favore delle armi da mischia e/o delle armi da fuoco. Disimpegnatisi dalla mischia, gli husaria si rifornivano di lance e ripartivano all'attacco con la medesima prassi, proseguendo fino alla rottura del fronte avversario.
L'evidente differenza tra la carica dei polacco-lituani e quella della convenzionale cavalleria pesante europea è la divisione in squadre d'attacco. Anche al momento di serrare i ranghi prima dell'urto, gli squadroni di husaria si garantivano adeguata mobilità sui lati, onde potersi disimpegnare, senza mai compattarsi in una caotica valanga di uomini e cavalli bardati. La cavalleria della confederazione colpiva dunque lo schieramento nemico non con un unico cuneo bensì con affondi mirati in diversi punti, portati contemporaneamente o quasi dalle varie squadre d'attacco. Durante la Battaglia di Klušino (1610), grazie a questa mobilità, gli ussari alati al comando del Grand HetmanStanisław Żółkiewski ripeterono le loro cariche contro il nemico una decina di volte, annientando l'esercito dei russi.[6][7]
Di fronte alla capacità offensiva degli husaria, riusciti a combinare sia la mobilità della cavalleria leggera che la potenza penetrante della cavalleria pesante, l'unico efficace sistema di difesa era il tabor cui già avevano fatto ricorso gli hussiti per resistere alle cariche dei cavalieri tedeschi nel XV secolo. Onde riuscire a snidare i fanti nemici dal circolo dei carri corazzati, i polacco-lituani svilupparono un sistema di artiglieria mobile, colubrine di piccolo calibro montate su carri facilmente trainabili, da affiancare ai ranghi degli ussari alati.
La carica vincente degli husaria era sostanzialmente dovuta a due fattori: il ferreo addestramento dei cavalieri e la limitata capacità offensiva delle salve sparate dai moschetti del XVII secolo. Le migliorie apportate al sistema di munizionamento al principio del XVIII secolo ridussero notevolmente la capacità degli ussari alati di decidere l'esito degli scontri. Già ai primordi del Settecento, l'esito della Battaglia di Klissow (1702), dove i moschettieri di Carlo XII di Svezia decimarono le file della cavalleria polacca, dimostrò come una truppa di fantaccini in grado di sparare e ricaricare rapidamente fosse perfettamente in grado di vanificare l'assalto della più temuta cavalleria del mondo.
Equipaggiamento
Panoplia
Al contrario delle formazioni di ussari in forza ad altri eserciti, gli husaria costituivano la forza d'urto principale della cavalleria polacco-lituana. Il loro equipaggiamento, di conseguenza, differiva enormemente rispetto a quello degli usseri serbo-ungheresi e dei successivi ussari del XVIII secolo.
L'armamento di base degli ussari alati, nel periodo 1574-1705, era così composto:
kopia, una lancia da cavalleria di notevole lunghezza (4,5-6,2 metri), con asta molto leggera e punta metallica di dimensioni notevoli, atta a superare la selva delle picche della fanteria avversaria; sotto la punta, era assicurato un pennone lungo oltre 2 metri;[8]
kopijka, una kopia più corta (3-3,5 metri) per le schermaglie contro la cavalleria turca o tartara;
szabla, pesante spada monofilare, archetipo da cui si sviluppò la sciabola occidentale, portata sul lato sinistro della sella;
arco composito di modello turco-tartaro, poi divenuto un simbolo del corpo degli ussari.
Le corazze degli ussari alati mescolavano elementi orientali ed occidentali:
il corpo degli husaria era protetto da corazze a lamine metalliche simili a quelle della cavalleria pesante europea. Molti ussari alati indossavano corazze a 3/4, prive cioè di protezioni per le gambe, prodotte dai maniscalchi della Repubblica di Venezia ma non erano rari i casi di corazza a piastre più massiccia, con cosciali lamellari, simile a quella dei corazzieri austro-tedeschi. Le armature meno ingombranti erano spesso rinforzate da protezioni per l'avambraccio di tipo orientale, come i karwasz dei guerrieri persiani;
gli husaria, portassero o meno protezioni per le gambe, calzavano alti stivali di cuoio;
gli elmetti erano derivati dallo szyszak turco e modificati secondo la linea del morione, con robusti para-nuca lamellari ed il nasale modificato in una visiera copriviso; la truppa portava semplicemente degli elmetti szyszak turchi di metallo scurito;
durante il regno di Giovanni III Sobieski si diffuse, tra i più ricchi, la moda di una corazza a squame dalla linea marcatamente orientale, il karacena.[10]
L'equipaggiamento di ogni kopia di husaria era a spese del towarzysz.
Ali e pellicce
Caratteristica distintiva degli ussari di Polonia erano le ali, fissate alla sella in un primo momento ed alla cintola o alla sezione lombare della corazza a lamine metalliche poi. L'ala era in realtà un'asta con la sommità ricurva e rivolta in avanti, alta oltre un piede sopra la testa del cavaliere, nella quale venivano inserite penne di diversi colori[11].
Le teorie più accreditate, già avanzate dallo storico polacco Jędrzej Kitowicz a metà del XIX secolo, vedono in queste ali un forte elemento di guerra psicologica: gli ussari alati dovevano apparire maestosi e inarrestabili. Una teoria meno accreditata sostiene che le ali, durante la carica, producessero un fruscio o un fischio in grado di spaventare i cavalli avversari. Ancora, si vorrebbe vedere nelle ali una sorta di precauzione atta a proteggere l'ussaro dall'attacco del lazo cui erano soliti ricorrere i tartari o gli akinci ottomani nella mischia; teoria comunque questa poco verosimile dato che l'attacco con il lazo mirava alla testa/collo del bersaglio e non al torso. Dato certo è che le ali degli ussari non erano obbligatorie né forzatamente realizzate con piume di aquila.[11][12]
In realtà, l'uso dei polacco-lituani di decorare la loro corazza, la loro sella e la gualdrappa del loro cavallo con penne di rapace si riallaccia quasi certamente alla tradizione dello sciamanesimo dell'Europa Orientale. Ancor prima di ricorrere alle ali, gli husaria coprivano infatti di penne il loro scudo. Quando Stefano Báthory riformò l'esercito e proibì alla sua cavalleria l'uso dello scudo, le penne vennero inserite su aste di legno fissate alla sella e si diffusero le "ali".
Altro elemento distintivo degli ussari alati erano le pellicce con cui impreziosivano la loro panoplia. I towarzysz portavano una pelliccia di leopardo (a volte tigre, giaguaro o leone) sulla spalla sinistra o come gualdrappa per la loro cavalcatura. Agli starszyzna erano riservate le pellicce di lupo, lince ed orso bruno.
È molto interessante osservare che il ricorso degli ussari polacchi all'uso di penne di uccello rapace ed a pellicce esotiche come elemento decorativo richiama molto da vicino una prassi in uso presso un'unità militare dell'esercito ottomano: i Deli (letteralmente, i "folli", in lingua turca). I Deli erano una forza di cavalleggeri reclutati nei possedimenti balcanici dell'Impero ottomano, spesso in Serbia, armati di lancia, sciabola e scudo, cioè più o meno come i primi ussari serbo-ungheresi. Al pari degli husaria, anche i deli solevano indossare pellicce di animali esotici e decorare le loro selle, i loro scudi ed i loro cavalli con penne di uccello rapace al fine di presentarsi come una spaventosa visione al loro nemico.
Cavalcature
I cavalli degli ussari ci vengono descritti dai cronisti del XVI secolo (fondamentale l'ingleseFynes Moryson, presente in Polonia nel 1593), come bestie di piccola statura, grande agilità e grande audacia[N 1]. Fidando su simili cavalcature, gli ussari alati erano in grado di spostarsi rapidamente da un campo di battaglia all'altro, manovrare con facilità durante le cariche cavaliere-vs-cavaliere e penetrare a fondo tra le linee della fanteria nemica. Quest'insieme di fattori rese gli ussari polacco-lituani un avversario temibile per tutte le cavallerie del XVII secolo, dai corazzieri occidentali ai predoni tartari e cosacchi.
Le razze equine attualmente esistenti in Polonia, frutto di una selezione guidata da dettami sportivi e pratico-lavorativi intensificatasi nel corso del XIX secolo, non permettono agli studiosi di farsi una chiara idea del come i cavalli degli husaria dovessero effettivamente essere. Le descrizioni di Moryson degli animali in forza ai cavalieri alati polacco-lituani porterebbero a supporre l'uso di bestie ibride, ottenute incrociando gli agili cavallini dei tartari, i Tarpan[N 2], con le razze originarie delle foreste baltiche, quali ad esempio il Žemaitukas già usato come cavallo da guerra dai lituani durante le Crociate del Nord (XII-XIII secolo). I continui contatti e scontri dei polacchi con i turchi devono però aver forzatamente contribuito al diffondersi, nelle terre della Confederazione Polacco-Lituana, di equini orientali come l'Akhal-Teke ed il cavallo turcomanno, razziati o comprati dagli ottomani[13], il cui sangue avrebbe finito con il trasformare i cavalli degli husaria in una razza forse simile al cavallo del Don selezionato dai cosacchi. Sappiamo inoltre che l'importazione di cavalli dai territori della Confederazione contribuì, nel XVIII secolo, alla selezione della razza Trakehner nella Prussia Orientale.
La spesa profusa dalle forze confederate nei cavalli per gli husaria era enorme: ogni bestia costava all'incirca 200 czerwony złoty (monete d'oro di battitura germanica) e la maggior parte dei towarzysz ne aveva almeno cinque. Nel 1685, la spesa complessiva per i cavalli da parte dei polacco-lituani fu di 5.100 polski złoty (monetazione aurea ufficiale della Confederazione, equivalente a 153.000 czerwony złoty)[14].
Al pari dei loro cavalieri, anche i cavalli degli ussari erano bardati con pellicce di animali e penne d'aquila[N 3]. Per motivi cerimoniali o durante le parate, le loro code e criniere venivano spesso tinte a colori vivaci mentre, durante le battaglie, il ventre e le zampe delle bestie erano interamente coperti da una tinta rossastra[15][16].
Le selle ed i finimenti degli husaria, molto simili nella linea a quelli utilizzati dai tartari, erano però opere di pelletteria sontuosamente decorate. I tessuti utilizzati per le gualdrappe e le coperte erano ornati di ricami floreali vicini al gusto persiano, impreziositi da cuciture a filo d'oro. Nella scelta dei colori, imperavano le tinte vivaci, come il rosso.
La cura profusa dagli ussari polacchi nel decorare i loro cavalli colpì persino i francesi, in occasione dell'arrivo a Parigi degli ambasciatori confederati giunti a recare la corona polacca al futuro Enrico III di Francia nel 1573[17]. Le pellicce di fiere (leoni, tigri, lupi, pare anche orsi polari) usate come gualdrappa erano sistemate in modo che il cranio disossato del predatore calzasse come un cappuccio sulla testa del cavallo, mentre le zampe scuoiate ne cingevano come una sciarpa il collo o penzolavano sopra quelle dell'equino. Gli zoccoli erano coperti da ciabatte in oro o argento destinate a cadere al suolo durante la parata, in uno sfoggio di mera opulenza.
Come per l'equipaggiamento, anche i cavalli di ogni kopia di husaria erano a spese del towarzysz.
^Moryson 1903, p. 82 : I loro [dei polacchi] cavalli sono di statura inferiore rispetto a quelli dei turchi ma di non minore agilità e singolari per l'audacia in tutte le manovre di guerra.
^La Polonia è stata per l'appunto una delle nazioni in cui i Tarpan sono sopravvissuti più a lungo.
^Moryson 1903, p. 83 : Non solo i soldati ma anche gli ambasciatori ed i loro [dei polacchi] nobiluomini usano coprire i quarti posteriori dei cavalli con le ali di un'aquila o la pelliccia di una tigre o di un leopardo o altro simile ornamento, sia per motivi di bellezza che per sembrare più terrificanti, così, in generale, tutti li hanno coperti, chi più chi meno riccamente.
^(PL) Podhorodecki L, Kluszyn 4 July 1610, in Sławne bitwy Polaków ("Famose battaglie dei polacchi"), Wydawnictwo Mada, 1997, ISBN83-86170-24-7. URL consultato il 9 aprile 2006 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2006).
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