Una virtù vacillante è un romanzo in 20 capitoli dello scrittore giapponese Yukio Mishima pubblicato nel 1957.
Trama
Setsuko, una donna ventottenne d'estrazione piccolo borghese, già profondamente annoiata della monotonia prodotta dalla vita matrimoniale, s'abbandona con tutti i suoi istinti all'amore passionale e sensualissimo nei confronti d'un uomo più giovane di lei.
Ha sempre provato ripugnanza sia nei confronti del matrimonio obbligato sia in quelli della maternità altrettanto doverosa per una donna sposata: sente che queste cose inevitabilmente son destinate ad uccidere lentamente ma inesorabilmente la sua passione, i suoi interessi più veri e i suoi stimoli, e cerca di ribellarsi a ciò.
Uscendo dalle leggi stabilite dalla società costituita, rinasce a nuova vita tramite l'erotismo più anarchico; il ragazzo che ama, tuttavia, alla fine si dimostra molto simile al marito ed allora, delusa, decide di rompere la relazione e ritornare alla vita insulsa e vuota d'ogni stimolo destinata a tutte le donne maritate.
La sua anima diventerà come quella d'una delle statue di pietra immobili per sempre all'interno del giardino di casa[1].
Temi trattati
L'autore analizza il conflitto che sgorga dall'intimo della protagonista, tra istinti e pulsioni interiori ed etica esteriore richiesta a tutte le "persone perbene", ma anche quello tra amore e ragione. Nel libro emerge anche il ruolo del sesso come elemento di opposizione alla routine familiare e, più in generale, all'ordine costituito.[2].
Nella cultura di massa
Una versione cinematografica del romanzo (Bitoku no yoromeki) fu diretta nel 1957 dal regista Nakahira Kô[3]
Edizioni italiane
- Una virtù vacillante, traduzione di Lydia Origlia, Collana Testi e Documenti n.162, Milano, SE, 2007, ISBN 978-88-771-0692-6. - I Capolavori ritrovati, Milano, Mondolibri, 2007; Collana ET Scrittori n.1548, Torino, Einaudi, 2009, ISBN 978-88-061-9427-7; Collana UEF, Milano, Feltrinelli, 2024, ISBN 978-88-078-9906-5.
Note
- ^ Una virtù vacillante, su archiviostorico.info, Archiviostorico. URL consultato il 5 marzo 2020.
- ^ Takashi Furubayashi, Le ultime parole di Mishima, Feltrinelli Editore, 2001, pp. 34-35. URL consultato il 5 marzo 2020.
- ^ (EN) Alexander Jacoby, Nakahira Kô, in A Critical Handbook of Japanese Film Directors: From the Silent Era to the Present Day, Stone Bridge Press, 2013. URL consultato il 5 marzo 2020.
Collegamenti esterni