Umberto Dadone
Umberto Dadone (La Spezia, 1904 – Alessandria, 17 aprile 1982) è stato un allenatore di calcio italiano. BiografiaNacque alla Spezia da padre ferroviere[1]; cresciuto ad Alessandria, si avvicinò al mondo del calcio giocando nei campionati dell'Unione Libera Italiana del Calcio[1][2]. Venditore ambulante (ricordava il suo allievo Luigi Bussetti: «un ombrello aperto era il banco di lavoro di "Berto", dentro esponeva fazzoletti e calze di nylon che vendeva nelle piazze»)[3], si dedicò per oltre quarant'anni alla crescita di giovani calciatori per l'Unione Sportiva Alessandria[2]; per quest'attività fu nominato Cavaliere della Repubblica[4] e fu premiato, nel 1966, con la Targa d'oro della Federazione Italiana Giuoco Calcio; si calcola che al termine della carriera abbia lanciato 121 calciatori professionisti[1][2]. Morì nel 1982, a 77 anni[4]. CarrieraRisulta si sia dedicato all'allenamento dei giovani atleti sin dall'età di vent'anni[2]; malgrado la società stesse abbandonando i vertici del calcio nazionale, per la sua attività è stato considerato un ideale prosecutore dell'opera di George Arthur Smith e Carlo Carcano, che tra i primi in Italia avevano mostrato attenzione per la valorizzazione dei vivai, dando vita alla cosiddetta «scuola alessandrina del foot-ball»[5]. Da allenatore delle giovanili vinse a Firenze, il 26 giugno 1949, il campionato nazionale Juniores, superando in finale per sorteggio l'Albatrastevere[6]. Citando cronache d'epoca, la giornalista Mimma Caligaris gli ha attribuito il merito di aver portato la squadra ad un alto grado di preparazione tecnica: «il lavoro di Dadone non è posto in risalto per la sua eccessiva modestia»[6]. Ricordato come il "Mago" o il "Maestro", lanciò tra gli altri Cinzio Scagliotti, Aristide Coscia, Mario Foglia, Gino Armano, Mario Pietruzzi, Bussetti ed Anselmo Giorcelli[2]. Continuò la sua opera collaborando con l'Arsenal, piccola formazione alessandrina nella quale emersero Riccardo Sogliano e Gaetano Legnaro[2]. Nel 1966 la FIGC lo premiò con la Targa d'Oro per il settore giovanile «quale riconoscimento per l'opera di propaganda svolta nelle file dell'Alessandria»[2]. In alcune occasioni seguì anche la prima squadra: curò in piena guerra, nel 1944-1945, l'attività non ufficiale della raffazzonata compagine grigia (le cosiddette «partite della bistecca», per via dei premi consistenti in generi alimentari di prima necessità)[7] ed assunse poi l'incarico ad interim tra la gestioni de Felice Borel e quella di Lajos Nemes Kovács (che supportò nel ruolo di vice per due stagioni fino al 1948) nel corso del campionato di Serie A 1946-1947[8]. Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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