Incaricato dell'insegnamento di storia della Chiesa dal 1885, un anno dopo la sua ordinazione, Umberto Benigni si dedicò anche al giornalismo, sebbene a livello locale, prima di divenire nel 1893 caporedattore del quotidiano nazionale cattolico L'Eco d'Italia, di Genova. Nel 1895 in conflitto con l'arcivescovo di Genova si trasferì a Roma, come assistente nella sezione di ricerca storica della Biblioteca Apostolica Vaticana. Nel 1900 incominciò la collaborazione al giornale La Voce della Verità, di cui divenne direttore nel 1901, lo stesso anno in cui fu nominato professore di storia della Chiesa al Pontificio seminario romano e al Pontificio Ateneo Sant'Apollinare[1].
Monsignor Benigni manifestò doti particolari per i suoi rapporti con la stampa. Nel 1907 iniziò la pubblicazione di un bollettino d'informazione quotidiana, La Corrispondenza di Roma, che dal 1909 al 1912 s'intitolò La Correspondance de Rome e nel 1913-1914Cahiers de Rome. Questa attività gli procurò influenza sul contenuto di pubblicazioni in numerosi paesi.
Organizzò sfruttando questi contatti il Sodalitium Pianum, rete di informazione che indagava su teologi e docenti sospettati di modernismo. I sospetti venivano in seguito denunciati al Sant'Uffizio.
La sua influenza declinò sotto il pontificato di papa Benedetto XV, che gli revocò la protezione concessagli dal suo predecessore. Monsignor Benigni si avvicinò allora al fascismo (nel 1923 fondò l'Intesa Romana di Difesa Sociale), che considerava un alleato in chiave antimodernista e antiliberale. Fu anche avversario della massoneria, che pensò di combattere con la medesima arma del segreto per scoprirne i piani, prevenirli e controllarli.[3]
La maggior parte degli attuali storici della Chiesa esprime un giudizio negativo sulla sua attività. Pur riconoscendogli doti d'intelligenza e d'organizzazione, ne critica l'antisemitismo, la freddezza del carattere e il costume di spiare gli avversari all'interno della Chiesa. Gli storici sono divisi nel valutare in quale misura Pio X fosse al corrente della sua attività.
Dal 1906 al 1933 pubblicò una Storia sociale della Chiesa in cinque volumi, che va da Gesù Cristo al Medioevo, ma morì prima di completarla. Avallò la tesi antisemita dell'omicidio rituale ebraico nello scritto Meurtre rituel chez les Juifs edito a Belgrado, 1926-1929 e tradotto in varie lingue.[4]
Morì a Roma nel 1934. I suoi scritti e gli altri documenti che possedeva alla sua morte sono raccolti in un fondo consultabile dell'Archivio apostolico vaticano[5].
Opere
Meurtre rituel chez les juifs, Belgrade, 1926-1929.
(EN) F. Corry, In the Vanguard of Catholic Anti-Modernism, 1907-21: Sodalitium Pianum, La Correspondance de Rome, and Mgr. Umberto Benigni, Regis College, University of Toronto, 1995
(DE) R. Götz, "Charlotte im Tannenwald". Monsignore Umberto Benigni (1862-1934) und das antimodernistische "Sodalitium Pianum": M. Weitlauff/ P. Neuner, Für euch Bischof - mit euch Christ. FS Friedr. Kard. Wetter (St. Ottilien 1998)
M. T. Pichetto, L'antisemitismo di mons. Umberto Benigni e l'accusa di omicidio rituale, in Italia Judaica. Gli Ebrei nell'Italia unita 1870-1945, Pubblicazioni degli archivi di stato, Saggi 26, Roma, 1993
(FR) Émile Poulat, Catholicisme, démocratie et socialisme, Le mouvement catholique de Mgr Benigni de la naissance du socialisme à la victoire du fascisme, Casterman, 1977
(FR) Gérard Bavoux, Le porteur de lumière - Les arcanes noirs du Vatican, Paris, Pygmalion, 1996
Maria Pia Modesti, La storia sociale della Chiesa di Umberto Benigni, (Tesi di Laurea, Università degli studi di Perugia 1987-1988).
(FR) Nina Valbousquet, Catholique et antisémite. Le réseau de Mgr Begnini - Rome, Europe, Etats-Unis, 1918-1934, Paris, CNERS, 2020.