Sul tema della vaghezza, sostiene la tesi secondo la quale le vaghezza è un fenomeno epistemico. Ogni predicato apparentemente vago (come, ad esempio, "pelato" o "sottile") ha in realtà confini precisi, che sono però a noi inconoscibili. Ciò significa che c'è un preciso numero di capelli che distingue chi è pelato da chi non lo è. Questo tentativo di risoluzione del paradosso del sorite può sembrare a prima vista sorprendente e paradossale, ma si è relativamente diffuso a partire dalla difesa che Williamson ne ha offerto [2].
In epistemologia, ha avanzato l'ipotesi che il concetto di conoscenza sia inanalizzabile. Quest'impostazione confligge con un atteggiamento comune nella letteratura sul tema, che cerca invece di analizzarne i concetti costitutivi. Ad esempio, molto spesso, la conoscenza è intesa come una forma di credenza vera e giustificata. Williamson condivide l'idea che il concetto di conoscenza implichi quelli di giustificazione, di verità e di credenza, ma considera il primo come primitivo. L'importanza delle credenze è quindi illustrata a partire dal loro rapporto con la conoscenza, benché al contempo Williamson eviti di abbracciare una posizione disgiuntivista.
Opere principali
Libri
Identity and Discrimination, Oxford: Blackwell, 1990.
Vagueness, London: Routledge, 1994.
Knowledge and Its Limits, Oxford: Oxford University Press, 2000.
The Philosophy of Philosophy, Oxford: Blackwell, 2007.
Modal Logic as Metaphysics, Oxford: Oxford University Press, 2013.
Tetralogue: I'm Right, You're Wrong, Oxford: Oxford University Press, 2015.
Doing Philosophy. From Common Curiosity to Logical Reasoning, Oxford: Oxford University Press, 2018.
Williamson ha anche pubblicato più di 120 articoli in riviste accademiche in peer-review.