Il primo membro della famiglia conosciuto, alla fine del Duecento, è un certo Vincenzo del fu Tealdino, proveniente da Arsiero e che svolgeva, per sua stessa ammissione al momento del testamento, l'attività di usuraio a Thiene e nella campagna circostante[1]. I figli continuarono l'attività del padre, incrementando rapidamente il patrimonio familiare, e pur mantenendo Thiene come area di interesse principale, nel primo decennio del Trecento si trasferirono a Vicenza, dove i magistrati cittadini avevano il compito di sostenere i prestatori nel recupero dei loro crediti[1].
Durante la dominazione scaligera il successo economico e l'ascesa sociale della famiglia Thiene crebbero con rapidità, ed alcuni dei suoi membri ricoprirono importanti cariche signorili e cittadine, come il giudice Simone, l'ecclesiastico Uguccione o Giovanni nominato cavaliere e poi viceré degli Abruzzi. L'abilità di quest'ultimo alla corte di Giangaleazzo Visconti gli valse i favori anche di questa signoria, che confermò in feudo ed accrebbe ulteriormente i numerosi beni posseduti dalla famiglia nel vicentino e nel veronese.
Iacopo figlio di Clemente ebbe nel 1387 un ruolo di rilievo nel passaggio di Vicenza dalla signoria scaligera a quella viscontea; insieme allo zio Giampietro Proti fu un protagonista della dedizione della città alla Repubblica di Venezia[2].
Da Thiene estesero i loro possedimenti in varie aree del vicentino, fino a Camisano Vicentino, dove, nella frazione di Rampazzo, San Gaetano Thiene fece costruire la cappella di famiglia che è ora l'attuale chiesa della frazione, fino ad arrivare alla fine del Cinquecento a Scandiano.
Nel 1439 il Doge Foscari invia a Rovereto 200 militi vicentini comandati da Clemente di Thiene e successivamente, al comando di Giacomo di Thiene, vicario e capitano della città, entrano nel castello roveretano issando il vessillo della Serenissima[3].
Ottavio I Thiene sposa Laura Boiardo, figlia di Giulio Boiardo, e alla morte di Ippolito Boiardo, ultimo rappresentante di questa famiglia, nel 1565 riceve dal duca Alfonso II d'Este il feudo da trasmettersi in linea di primogenitura maschile, soggetta solo al duca, con il titolo di marchese. Il suo governo e quello dei figli Giulio Thiene e Ottavio II Thiene sarà arrogante e in difesa dei loro interessi e privilegi. Il governo dei Thiene dura fino al 1623 quando, non essendoci eredi maschi, il feudo ritorna come previsto alla Camera Ducale Estense[4][5].
Nella provincia, ma soprattutto a Vicenza, sono diversi i palazzi che a vario titolo i conti si fecero costruire, i più famosi tra i quali sono certamente gli edifici progettati da Andrea Palladio.
Barchessa di Villa Thiene (Cicogna di Villafranca Padovana), unica parte realizzata di una villa per Francesco Thiene e i suoi figli Odoardo e Teodoro, progettata da Andrea Palladio (circa 1556)
Palazzi di Vicenza:
Palazzo Thiene, in contrà Porti 12, per Marcantonio e Adriano Thiene, ristrutturato da Andrea Palladio (1542) probabilmente su progetto di Giulio Romano[9]
Palazzo Thiene (Ludovico), in contrà Porti 8, angolo stradella Banca Popolare, edificio in stile gotico fiorito del Quattrocento[9]
^[4] La Rocca di Scandiano dei progetti di Giovan Battista Aleotti
^L'albero genealogico dei Thiene è riportato in Domenico Bortolan Santa Corona, chiesa e convento dei domenicani in Vicenza. Memorie storiche, II, 1889, Vicenza., pp. 359-364.
^abcd Giangiorgio Zorzi, Le Ville e i Teatri di Andrea Palladio, Vicenza, Neri Pozza Editore, 1969, pp. 101-109.
Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, II, Vicenza, Accademia Olimpica, 2002.
Gian Maria Varanini, Vicenza nel Trecento: Istituzioni, classe dirigente, economia, in Storia di Vicenza, II, Vicenza, 1988., pp. 193–195.
Diego Cuoghi, «I Thiene a Scandiano» in "L'ambizione di essere città - Piccoli, grandi centri nell'Italia rinascimentale", a cura di Elena Svalduz, Venezia, Silvana Editoriale, 2004, ISBN88-88143-52-1.
Dante Colli, Alfonso Garuti e Romano Pelloni, Piccole Capitali Padane, Modena, Artioli Editore, 1996, ISBN88-7792-048-3.