Una prosa popolare con un ritornello simile a quello che cantavano i minatori durante la costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo, tra il 1872 e il 1882, opera in cui morirono circa duecento lavoratori; il termine onomatopeico "Tapum" si riferiva in questo caso era allo scoppio delle volate[1].
Origine
L'attribuzione della paternità della canzone degli alpini è tuttora discussa. Alcuni l'attribuiscono ai militari italiani durante la Grande Guerra, altri al compositore Antonio Piccinelli di Chiari[2]; in ogni caso sarebbe nata nel periodo della battaglia del monte Ortigara[2][3], in quanto essa viene citata esplicitamente nel testo.
A quel tempo, nei percorsi di istruzione elementare, non tutti i segni di punteggiatura erano insegnati ed utilizzati; per questo motivo il titolo originale della canzone deve essere scritto tutto attaccato oppure con lo spazio, ma senza trattino alto (ovvero non Ta-pum).
Descrizione
Il titolo ed il ritornello sono ispirati al rumore degli spari sul campo di battaglia: il "TA" è il rumore dell'innesto della pallottola e il "PUM" il rumore dello sparo dei fucili Steyr Mannlicher m1895 in dotazione alle truppe austro-ungariche.
La canzone era diffusa tra i vari reparti degli alpini e le variazioni sono state numerose fin dall'inizio. Successivamente nel tempo sono state elaborate ulteriori versioni e interpretazioni.[4] In alcune esecuzioni (ad esempio nella celebre versione del Coro della SAT e degli alpini) la durata della canzone viene abbreviata.
Dalle sei, le sei e mezza minatori che va a lavorà. Ta-pum, ta-pum, ta-pum... Ta-pum, ta-pum, ta-pum...
'Pena giunti all'esercizio sette colpi son scoppià... Maledetto sia il Gottardo, gli ingegneri che l'hanno traccià... L'è una galleria assai lunga, tanti morti l'ha lascià...
E 'ste povere vedovelle sempre a piangere e sospirà... La passion dei lor mariti, le se torna a maridà...