Le pietre iniziarono ad apparire nel corso dell'XI secolo, per raggiungere la massima diffusione nel XIV e XV secolo, prima di scomparire sotto la dominazione ottomana. La loro origine è considerata valacca[2][3][4][5][6] Altri dicono che si trattava di una tradizione della chiesa bosniaca per fedeli sia cattolici che ortodossi. Gli epitaffi riportati sulle pietre sono scritti in alfabeto cirillico bosniaco ("Bosančica"[bosaŋtʃitsa]). La più ampia collezione di Stećak si trova presso la città di Radimlja, in Erzegovina.
Siti del Patrimonio mondiale dell'UNESCO
Dal 15 luglio 2016 28 siti cimiteriali di pietre tombali stećci in Bosnia ed Erzegovina e nei tre paesi confinanti sono stati iscritti nella lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
^Milošević, Ante (1991). Stećci i Vlasi: Stećci i vlaške migracije 14. i 15. stoljeća u Dalmaciji i jugozapadnoj Bosni [Stećci and Vlachs: Stećci and Vlach migrations in the 14th and 15th century in Dalmatia and Southwestern Bosnia] (in Croatian)
^Trako, Redžo (2011). "Stećci: Božanska igra brojki i slova" [Stećci: Divine game of numbers and letters]. Socijalna ekologija (in Croatian). Zagreb: Croatian Sociological Society, Institute of Sociology at Faculty of Philosophy, University of Zagreb. 20 (1): p.71–84.
^John Van Antwerp Fine Jr., The Late Medieval Balkans: A Critical Survey from the Late Twelfth Century, University of Michigan Press, 1994 p.19
^Milošević, Ante (2004), «Stećci - chi li fece e quando?» [Stećaks - who made them and when?], Hortus Artium Medievalium (en italiano) (Zagreb: International Research Center for Late Antiquity and Middle Ages)
^Ciobanu, Octavian (2018), «The emergence of Vlach necropolises with petroglyphs in Western Balkans», Journal of Ethnology and Culturology XXIV, Chişinău.