Con il ritorno dei Borboni nel giugno del 1799, Pavesi fu espulso e deportato in Francia[2]. Andò a Marsiglia, quindi a Digione, dove, grazie a un maestro di musica di origini italiane che aveva conosciuto a Napoli, fu arruolato nella banda dell'esercito napoleonico come suonatore di serpentone. I musicisti erano per la maggior parte italiani; tra di loro vi erano dei cantanti, per i quali Pavesi compose delle melodie, come Oh inaspettato felice istante (per tenore e chitarra). Fu Pavesi a suggerire di dare concerti nelle città dove le truppe di volta in volta si trovavano[3].
Pavesi lasciò l'esercito nel 1800 dopo la battaglia di Marengo e rientrò in famiglia. Poi si trasferì a Venezia, dove il compositore Giuseppe Gazzaniga lo prese sotto la sua protezione e lo aiutò a rappresentare la sua prima opera, Un avvertimento ai gelosi, del 1803[4], che fu seguita da numerose altre. Chiamato a Milano nell'autunno del 1804, Pavesi tornò a Venezia nel 1805, dove ottenne il suo primo vero successo con Fingallo e Camala prima opera italiana ispirata dalle poesia osianica. Pavesi fece poi rappresentare opere a Napoli, Bologna, Bergamo, Torino e Milano, ma Venezia rimase sempre il centro della sua attività musicale.
Dopo la creazione del regno Lombardo-Veneto sotto la dominazione austriaca nel 1815, Pavesi tornò a Crema, dove condivise la posizione di maestro di cappella della cattedrale con Gazzaniga, prima di succedergli nel 1818; continuò comunque a trascorrere alcuni mesi all'anno a Venezia. Poi successe ad Antonio Salieri come direttore dell'Opera italiana a Vienna dal 1820 al 1826.
All'inizio della sua carriera, Pavesi scrisse opere buffe, di cui le più celebri sono La Fiera di Brindisi (1804) e, soprattutto, Ser Marcantonio (1810), che ebbe 54 spettacoli consecutivi al Teatro alla Scala di Milano, e che viene ricordata in particolare perché il libretto servì da ispirazione per quello del Don Pasquale di Gaetano Donizetti.
Compose anche opere di genere semiserio, come Il monastero, La giardiniera abruzzese, La gioventù di Cesare (1817) e Il trionfo delle belle (1809), che ispirò Matilde di Shabran di Gioachino Rossini. Alcuni libretti delle opere di Pavesi in seguito furono messi in musica anche da Rossini, in particolare quelli di Tancredi e Odoardo e Cristina.
Pavesi infine si orientò verso opere più serie e già contraddistinte da sensibilità romantica, come Ines di Almeida, Egilda di Provenza, Il solitario ed Eloidia, La donna bianca di Avenello, tratta da un libretto di Eugène Scribe a sua volta basato su un romanzo di Walter Scott, Gli Arabi nelle Gallie, dramma epico sugli scontri tra franchi e arabi intorno al 1700 .
Tra le opere più importanti vanno segnalate una versione della storia di Cenerentola, Agatina (1814 al Teatro alla Scala di Milano, con Filippo Galli (basso)), che mescola un ritmo comico frenetico con il sentimentalismo dell'epoca, e Fenella, ossia La muta di Portici (1831), basata sullo stesso soggetto de La muta di Portici di Daniel Auber, ma più scura e più drammatica, che fa presagire alcune caratteristiche di Giuseppe Verdi.
^Secondo Fétis, che sostiene di avere tratto la notizia «da informazioni inviategli da Pavesi nel 1828»: «Il rettore della scuola pensò di rendersi gradito al governo consegnando tutti gli allievi cisalpini ai sanfedisti, la cui presenza terrorizzava i napoletani: Pavesi subì la loro sorte. Sballottato da un prigione a un'altra per alcuni mesi, fu infine sistemato su un bastimento disalberato che fungeva da gelera. Non sapendo cosa fare di questi giovani, li si inviò a Marsiglia, dove poterono dimenticare le loro sfortune grazie all'ospitalità francese.» («Le recteur de l'école imagina de se rendre agréable au gouvernement, en livrant tous les élèves cisalpins aux Calabrais armés, dont la présence glaçait d'effroi tous les Napolitains: Pavesi subit leur sort. Traîné de prison en prison pendant plusieurs mois, il fut enfin placé sur des bâtiments démâtés dont le service était celui des galères. Ne sachant que faire de ces jeunes gens, on les envoya à Marseille, où l'hospitalité française leur fit oublier leurs disgrâces.»)
^Fétis, citando la testimonianza del compositore, riferisce: «La difficoltà più grande consisteva nel trovare l'abbigliamento, poiché non era loro consentito di apparire sui palcoscenici con le uniformi. Erano costretti a cercare gli abiti nei magazzini dei teatri, e talvolta dovettero presentarsi con corredi bizzarri, di cui più tardi Pavesi avrebbe fatto ai suoi amici una descrizione molto divertente.» («La plus grande difficulté consistait à se vêtir, car il ne leur était pas permis de monter sur les théâtres avec leur uniforme. Ils imaginèrent de chercher des habits dans les magasins de ces théâtres, et parurent quelquefois sous des accoutrements bizarres, dont Pavesi faisait plus tard une description fort plaisante à ses amis.»)
^Un'opera precedente, La pace, era stata rappresentata a Livorno nel 1801.
^Secondo Fétis fu composta nel 1807 per l'apertura del nuovo teatro di PisaPisa
Bibliografia
Fausto Sanseverino, Notizie intorno da vita e le opere del maestro di musica Stefano Pavesi, Milan 1851