Il citello giallo è un citello relativamente grande e raggiunge una lunghezza testa-corpo di circa 22,4-32,3 centimetri con un peso di circa 290-600 grammi. La coda è lunga circa 7,1-8,5 centimetri ed è quindi, come in tutti i citelli, significativamente più corta del resto del corpo. Il colore del dorso è marrone dorato con un sottopelo grigio cenere.[2]
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Totale: 22
Come tutte le specie del suo genere, ha un unico incisivo a scalpello per emimascella, seguito da uno spazio privo di denti (diastema). Seguono due premolari e tre molari. Al contrario, sulla mascella inferiore vi è un solo premolare per lato. Complessivamente vi sono 22 denti.[3]
Distribuzione e habitat
Il citello giallo si incontra a est del Volga e a nord-est del mar Caspio in Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan occidentale e Turkmenistan, nonché in popolazioni isolate nell'Iran nord-orientale e nell'Afghanistan settentrionale.[1][2] Thorington et al. (2012) indicano anche l'esistenza di una popolazione nello Xinjiang, in Cina, che, tuttavia, non era stata precedentemente menzionata da Smith e Yan Xie (2009).[3]
Inoltre, la specie è riuscita a insediarsi e stabilirsi in vari luoghi al di fuori dell'areale originario.[2]
Biologia
Il citello giallo è uno scoiattolo di terra diurno. Vive principalmente in deserti e aree semidesertiche con suoli sabbiosi, argillosi o löss e si nutre principalmente di varie parti di piante, in particolare radici e tuberi di varie piante del deserto,[2] nonché delle parti non sotterranee delle piante alofile.[1] Questi animali conducono un'esistenza solitaria e territoriale, difendendo un territorio relativamente ampio dalle intrusioni di altre specie. Il rifugio è costituito da un unico semplice cunicolo.[2] A volte vengono utilizzate a tale scopo le tane abbandonate del gerbillo gigante (Rhombomys opimus).[1] Occasionalmente i citelli migrano quando le aree in cui vivono vengono allagate dallo scioglimento delle nevi o quando non riescono a trovare abbastanza cibo.[1]
Come gli altri citelli, questi animali trascorrono l'inverno in un lungo letargo, che dura da settembre a metà maggio. Non sono disponibili dati riguardo alle sue abitudini riproduttive.[2] Il citello giallo condivide la parte meridionale dell'areale con il citello rosso (Spermophilus major) e in alcune regioni sono stati rinvenuti ibridi di queste due specie.[4]
Oltre al citello pigmeo (Spermophilus pygmaeus), al gerbillo gigante e al merione del Mezzogiorno (Meriones meridianus), il citello giallo è uno dei potenziali portatori della «peste bubbonica», diffusa tra i roditori e causata dalla Yersinia pestis.[2] Nel citello giallo sono stati trovate in tutto sette specie di coccidi.[2]
Tassonomia
Il citello giallo viene classificato come specie indipendente all'interno del genere Spermophilus, attualmente costituito da 15 specie[2] a seguito di una revisione tassonomica.[5] La prima descrizione scientifica venne effettuata nel 1823 dal naturalista Martin Hinrich Lichtenstein a partire da alcuni individui provenienti da una località del Kazakistan ad est dei monti di Mugodžar e a nord del lago d'Aral.[4]
S. f. fulvusLichtenstein, 1823, la forma nominale, diffusa nella parte settentrionale dell'areale, tra il mar Caspio e il lago d'Aral. È di colore marrone dorato con il sottopelo grigio cenere e il dorso color sabbia;
S. f. hypoleucosSatunin, 1909, diffusa nell'Iran nord-orientale. Di color sabbia, si distingue per la colorazione bianca del ventre;
S. f. oxianusThomas, 1915, diffusa nelle regioni montuose della parte meridionale dell'areale. È relativamente piccola e presenta la stessa colorazione della forma nominale, pur avendo la testa un po' più grigia.
Conservazione
Il citello giallo viene classificato dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) come «specie a rischio minimo» (Least Concern). Tale status trae giustificazione dalla popolazione numerosa e dall'ampia area di distribuzione della specie.[1] Viene cacciato dai locali per la carne e la pelliccia, ma non così eccessivamente da costituire una minaccia per la specie.[1]
^ab Robert S. Hoffmann e Andrew T. Smith, Spermophilus, in Andrew T. Smith e Yan Xie (a cura di), A Guide to the Mammals of China, Princeton (NJ), Princeton University Press, 2008, p. 193, ISBN978-0-691-09984-2.
^abcDon E. Wilson e DeeAnn M. Reeder (a cura di), Spermophilus fulvus, in Mammal Species of the World. A taxonomic and geographic Reference, vol. 2, 3ª ed., Baltimora (MD), Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN0-8018-8221-4.