Soprannominata "l'ultima delle Red-Hot Mamas"[1][2][3][5][6][7][8], tra i suoi brani di maggiore successo, figurano Broadway Melody , I Don't Want to Be Thin , My Yiddishe Mama, Nobody Loves a Fat Girl, But Oh How a Fat Girl Can Love, The One I Love Belongs to Somebody Else, Red-Hot Mama, Some of These Days e Thoroughbreds Don't Cry.[2][3] Ha una stella nella Hollywood Walk of Fame.[7]
Biografia
Sof'ja Kališ nasce a Tul'čyn, in Ucraina (all'epoca parte dell'Impero russo), il 13 gennaio 1884[1][2][3][5] da una famiglia di origine ebraica[3][4][5]. A soli tre mesi si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti d'America, segnatamente a Hartford, nel Connecticut[1][2][5][6][7], dove i suoi genitori aprono un ristorante kosher[4][5][6]. Il padre, che aveva disertato l'esercito russo[4], cambia il cognome della propria famiglia in Abuza[1][2][3][4]. Nel 1903, per sfuggire dalla vita lavorativa nel ristorante dei genitori[5], Sof'ja Kališ alias Abuza sposa a soli 17 anni Louis Tuck[2][3][5][6][7], dal quale divorzierà dieci anni dopo[3][5]. In seguito, si trasferisce a New York per intraprendere la carriera artistica[6] e cambia il proprio nome in Sophie Tucker[6]. Nella metropoli statunitense, trova poi lavoro in una birreria del villaggio tedesco, dove guadagna 25 centesimi a settimana[6].
Nel 1907 la Tucker debutta sulla scena teatrale newyorkese[4][5][6], esibendosi nel night club di Chris Brown[4][6] . Inizialmente, per via del proprio peso (già a 13 anni era arrivata a pesare 145 libbre[3]), incontra qualche diffidenza da parte degli impresari.[2] Dopo aver lavorato per un breve periodo (a partire dal 1909) per le Follies di Florenz Ziegfeld[1][3], ha in seguito modo di esibirsi al fianco delle principali stelle del varietà del XX secolo, quali Jack Benny, Fanny Brice e Will Rogers.[2] Nel 1911 registra per la prima volta il brano Some of These Days, brano composto da Shelton Brooks[1][2][3][6], che diventerà uno dei suoi cavalli di battaglia[3]. Tra il 1914 e il 1917, si esibisce al fianco del secondo marito, il pianista Frank Westphal.[1] Il matrimonio tra i due naufragherà a causa della gelosia per la popolarità di lei.[1]
Nel 1919, la Tucker ottiene il suo primo ingaggio a Broadway.[1] Nel 1921 diventa suo direttore musicale il pianista Ted Shapiro, che scrive per lei vari brani, tra cui The One I Love Belongs to Somebody Else e Red-Hot Mama.[2] Nel 1922, sempre assieme a Shapiro intraprende la sua prima tournée teatrale nel Regno Unito, che ottiene un grande successo.[4][5][6] Nel 1925 interpreta per la prima volta il brano My Yiddishe Mama[2][3], che sarebbe diventato in seguito un inno ebraico in Europa prima di essere messo al bando da Adolf Hitler[2][3]. Quattro anni dopo compie il proprio debutto cinematografico in un lungometraggio, recitando nel film, diretto da Lloyd Bacon, Honky Tonk .[3] Apparirà in seguito occasionalmente in altri film hollywoodiani alla fine degli anni trenta, quali Gay Love (1934),Broadway Melody of 1938 (1937) e Thoroughbreds Don't Cry (1937).[1][6] Nel frattempo, nel 1934, durante una nuova tournée oltreoceano, ha l'occasione di esibirsi davanti alla coppia reale inglese.[3][5]
Tra il 1938 e il 1939 conduce un proprio programma sull'emittente radiofonica della CBS.[3] Nel frattempo viene nominata presidente della Federazione Americana degli Attori (American Federation of Actors).[3] Nel 1945 pubblica la sua autobiografia, intitolata come uno dei suoi brani più celebri, ovvero Some of These Days.[2] L'8 febbraio 1960 ottiene la stella nella Hollywood Walk of Fame.[7] Muore a Manhattan il 9 febbraio 1966, all'età di 82 anni.[1][2][5] I suoi funerali si svolgono presso una sinagoga di Whethersfield alla presenza di circa 3.000 persone.[6]
Discografia parziale
Album
1945: Sophie Tucker: A Collection of Songs She Has Made Famous
1954: Golden Jubilee (Fifty Golden Years)
1954: Cabaret Days
1955: Her Latest and Greatest Spicy Songs
1956: The Spicy of Life
1956: The Great Sophie Tucker
1956: Bigger and Better Than Ever
1960: Sophie Tucker in Person
1967: The Last Of The Red Hot Mamas: Sophie Tucker's Greatest Hits (raccolta postuma)
2017: Her Latest And Greatest Spicy Songs / My Dream (raccolta postuma)
^abcdefghijklmno(EN) Sophie Tucker, su cwhf.org, Connecticut Women's Hall of Fame. URL consultato il 24 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2019).