La sindrome post-terapia intensiva (PICS, Post-intensive care syndrome) descrive una serie di disturbi clinici comuni ai pazienti che sopravvivono alle patologie critiche e alle cure intensive.[2]
Gli esiti a breve termine dei pazienti in terapia intensiva sono notevolmente migliorati negli ultimi decenni, ma è sempre più noto che molti sopravvissuti alla terapia intensiva sperimentano cali del proprio funzionamento fisico e cognitivo che persistono ben oltre il loro ricovero in acuto.[3] In generale, la PICS va considerata come una condizione diversa da quella sperimentata da coloro che sopravvivono a malattie critiche e cure intensive dovute a trauma cranico o ictus.[3]
I miglioramenti nella sopravvivenza dopo una malattia critica hanno portato a ricerche incentrate sugli esiti a lungo termine per questi pazienti. Questa migliore sopravvivenza ha anche portato alla scoperta di significative disabilità funzionali di cui soffrono molti sopravvissuti a malattie critiche.[4]
Storia ed epidemiologia
Il termine PICS è nato intorno al 2010, almeno in parte, per aumentare la consapevolezza delle importanti disfunzioni a lungo termine derivanti dal trattamento in unità di terapia intensiva (ICU). La consapevolezza di queste disabilità funzionali a lungo termine è in crescita e la ricerca è in corso per chiarire ulteriormente lo spettro di disabilità e per trovare modi più efficaci per prevenire queste complicazioni a lungo termine e per trattare più efficacemente il recupero funzionale.[2] Una maggiore consapevolezza nella comunità medica ha anche evidenziato la necessità di più risorse finalizzate ad identificare e trattare più efficacemente i pazienti con PICS dopo essere sopravvissuti a una malattia critica.
Le sequele psichiatriche, tra cui ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico (PTSD), sono prevalenti sia tra i sopravvissuti della terapia intensiva ma anche nei loro familiari.[3] Nei bambini che sono stati in terapia intensiva il recupero influisce inevitabilmente sull'intero nucleo familiare; spesso i genitori di bambini in condizioni critiche devono ridurre l'orario di lavoro o ritirarsi completamente dal lavoro, con conseguenze finanziarie e psicologiche che persistono a lungo dopo la malattia.[3]
Poiché la maggior parte della letteratura nella medicina di terapia intensiva è focalizzata sui risultati a breve termine (ad es. la sopravvivenza), l'attuale comprensione della PICS è relativamente limitata.[8]
Eziologia
La sedazione profonda e l'immobilizzazione prolungata sembrano essere le cause più comuni tra i pazienti che soffrono di PICS.
Clinica
La gamma di sintomi che la PICS presenta rientra in tre grandi categorie: deterioramento fisico, deterioramento cognitivo e deterioramento psichiatrico.[4] Una persona con PICS può presentare i sintomi di una o più di una di queste categorie.[9] Ricerche suggeriscono che vi è una significativa sovrapposizione tra le tre grandi categorie di sintomi.
La forma più nota della sindrome è la disfunzione fisica comunemente nota come “debolezza acquisita in terapia intensiva”.
Gli altri disturbi fisici, cognitivi e mentali sono meno conosciuti e necessitano di ulteriori ricerche per essere compresi meglio compresi; a questi si devono aggiungere le sequele nei familiari dei soggetti che sono transitati dalla terapia intensiva.[3][10]
Problemi di organizzazione e risoluzione dei problemi
Alterazioni familiari
I caregiver che forniscono le cure e il supporto necessari ai pazienti dimessi dalla terapia intensiva possono anche sviluppare alcuni degli stessi sintomi mentali ed emotivi della PICS. Questa condizione è chiamata PICS-famigliare (PICS-F).
Nella gestione della PICS la prevenzione è da preferire per quanto possibile alle cure; essa prevede, secondo l'acronimo “ABCDE”: Awakening, Breathing, Coordination, Delirium, Early.[11] A) Risveglio (utilizzando una sedazione leggera o minima); B) Respiro (prove di respirazione spontanea); C) Coordinamento delle cure e comunicazione tra le varie discipline; D) Monitoraggio del delirium, valutazione e gestione; E) Deambulazione precoce in terapia intensiva.
^ab Judy E. Davidson, Ramona O. Hopkins, Deborah Louis e Theodore J. Iwashyna, Post-intensive Care Syndrome, su Society of Critical Care Medicine, 2013.
^ab Dale M. Needham, Judy Davidson, Henry Cohen, Ramona O. Hopkins, Craig Weinert, Hannah Wunsch, Christine Zawistowski, Anita Bemis-Dougherty, Susan C. Berney, O. Joseph Bienvenu, Susan L. Brady, Martin B. Brodsky, Linda Denehy, Doug Elliott, Carl Flatley, Andrea L. Harabin, Christina Jones, Deborah Louis, Wendy Meltzer, Sean R. Muldoon, Jeffrey B. Palmer, Christiane Perme, Marla Robinson, David M. Schmidt, Elizabeth Scruth, Gayle R. Spill, C. Porter Storey, Marta Render, John Votto e Maurene A. Harvey, Improving long-term outcomes after discharge from intensive care unit: Report from a stakeholdersʼ conference*, in Critical Care Medicine, vol. 40, n. 2, febbraio 2012, pp. 502–509, DOI:10.1097/CCM.0b013e318232da75, PMID21946660.