Fu un ascetacristiano[1], che visse per 37 anni seduto in cima ad una colonna, nella zona nord di quella che è oggi la Siria. Diverse altre persone dopo di lui seguirono il suo esempio e vennero detti stiliti[2].
Cresciuto sotto l'influenza della madre Marta (anche lei santa), egli sviluppò un grande entusiasmo per il Cristianesimo, all'età di tredici anni, dopo la lettura delle Beatitudini. Iniziò presto ad osservare un comportamento molto austero ed entrò in un monastero prima del compimento del sedicesimo anno d'età.
Un giorno, uscito dal convento, iniziò un lungo digiuno in occasione della Quaresima; fu visitato dal priore del convento che gli portò acqua e pane. Diversi giorni più tardi venne scoperto in condizioni di incoscienza e con l'acqua e il pane intatti. Quando fu portato in convento, si scoprì che aveva legata alla vita una cintura, fatta di fronde di palma, talmente stretta da procurargli una ferita. A questo punto gli fu chiesto di lasciare il convento.
Egli si rinchiuse quindi in una capanna, per un periodo di tre anni, dove passava l'intero periodo quaresimale senza mangiare.
Dopo questo periodo, Simeone cercò un'eminenza rocciosa sui pendii di quello che ora è lo Montagna Sheik Barakat e decise di rimanere in uno spazio avente meno di 20 metri di diametro. Una moltitudine di pellegrini iniziò ad accorrere per chiedergli un consiglio o una preghiera e questo disturbò molto Simeone in quanto non gli lasciava più tempo sufficiente per la preghiera. Questo lo condusse ad adottare un modo nuovo di vivere.
In cima ad una colonna
Allo scopo di isolarsi dalla massa sempre crescente di pellegrini che venivano a trovarlo, Simeone creò una piccola piattaforma sulla sommità di un pilastro che trovò nelle vicinanze, e su questa decise di vivere per il resto della sua vita. È stato affermato che, poiché pensò di non essere capace di scappare dal mondo in orizzontale, decise di fuggire in verticale.
Quando il monaco più anziano, che viveva nel deserto, seppe che Simeone aveva scelto una forma nuova e strana di ascetismo, volle esaminarlo per capire se il suo atteggiamento era fondato sull'umiltà o sull'orgoglio. Decise così di chiedere a Simeone un gesto di obbedienza e quindi di scendere dal pilastro. Se avesse disubbidito lo avrebbero costretto con la forza ma se si fosse sottoposto ad obbedienza ve lo avrebbe lasciato. Simeone rese obbedienza completa e sottomissione e pertanto gli fu consentito di rimanere sul suo pilastro.
Questo primo pilastro era alto poco più di 4 metri ma successivamente venne sostituito con altri, via via sempre più elevati, fino a raggiungere un'altezza da terra di oltre 15 metri. Alla cima del pilastro era situata una piattaforma grande non più di 4 metri.
Secondo la sua agiografia, Simeone non permetteva alle donne di avvicinarsi al suo pilastro, neanche a sua madre, dicendo loro (a quanto riferito) "se saremo degni, ci vedremo nella vita a venire" e Marta accettò questo desiderio del figlio. Rimanendo vicina a Simeone abbracciò anche lei una vita monastica di silenzio e preghiera. Quando la madre morì, Simeone chiese che i suoi resti fossero portati a lui. Egli diede un riverente addio alle spoglie della madre, e, secondo le cronache, un sorriso apparve sul suo volto.
Edward Gibbon in Storia del declino e della caduta dell'Impero romano descrive nel seguente modo l'esistenza di Simeone:
"In quest'ultima e più elevata posizione, l'anacoreta siriano resistette per trenta calde estati ed innumerevoli freddi inverni. L'abitudine e l'esercizio gli diedero modo di mantenere la sua pericolosa posizione senza paura o senso di vertigine e sperimentare successivamente le posizioni di preghiera più adatte al luogo in cui si trovava. Egli talvolta pregava in posizione eretta con le braccia aperte a forma di croce, anche se la sua posizione più frequente era quella di curvare il suo scheletro macilento dalla fronte ai piedi. Uno spettatore curioso, dopo avere contato 1.244 ripetizioni del gesto desistette dal contarle ancora. È probabile che i progressi di un'ulcera ad una coscia, all'età di 72 anni, abbiano accorciato la sua vita, ma sicuramente non poterono disturbare la sua esistenza celestiale, ed egli morì senza scendere dalla colonna."[3]
Anche sulla più alta delle sue colonne, Simeone non fu estraneo al mondo. Egli si rese disponibile ai visitatori ogni pomeriggio e per mezzo di una scala essi potevano giungere sino a lui. È noto che scrisse delle lettere giunte ai nostri giorni, che istruì dei discepoli, che diede consigli a chi lo andava a trovare, predicando contro la profanazione e l'usura.
In contrasto all'estrema austerità che imponeva a se stesso, la sua predicazione portò temperanza e compassione, e fu improntata al senso comune e alla libertà dal fanatismo.
La fama, gli anni finali e l'eredità
La fama di Simeone si diffuse per tutto l'Impero bizantino e l'imperatore Teodosio II e sua moglie Aelia Eudocia rispettarono con devozione l'asceta e seguirono i suoi consigli, mentre l'imperatore Leone I fu molto attento ad una lettera che egli inviò al Concilio di Calcedonia. Si dice anche che Simeone abbia avuto una corrispondenza con Genoveffa di Parigi.
Simeone divenne così influente che una delegazione della Chiesa venne inviata a lui per chiedergli di scendere dalla sua colonna in segno di sottomissione. A seguito della disponibilità da lui data ad obbedire, la richiesta venne annullata. Una volta, in occasione di una sua malattia, Teodosio gli inviò tre sacerdoti per chiedergli di scendere dalla colonna e consentire così a dei medici di curarlo, ma Simeone preferì lasciare la sua guarigione nelle mani del Signore.
Dopo 37 anni trascorsi sul pilastro, Simeone morì il 2 settembre 459. Egli ispirò molti seguaci e per oltre cento anni molti altri asceti ne imitarono lo stile di vita decidendo di vivere come lui su una colonna. Essi vennero così denominati stiliti e furono molto comuni nell'Impero bizantino.
Le rovine dell'enorme edificio costruito in suo onore e note in arabo come Qalʿat Simʿan (Rocca di Simeone) sono ancora visibili. Esse si trovano a circa 30 km a nord-ovest di Aleppo e consistono in una basilica a forma di croce con annesso un chiostro ottagonale. Al centro del chiostro è situata la base della colonna su cui Simeone visse per 37 anni.
Culto
Una contesa sorse fra Antiochia e Costantinopoli per il possesso dei suoi resti mortali. La spuntò Antiochia e la maggior parte delle sue reliquie vennero lasciate lì a protezione della città.
Dal Martirologio Romano: "Vicino ad Antiochia in Siria, san Simeone, monaco, che visse per lunghi anni su una colonna, assumendo per questo anche il nome di Stilita, uomo di vita e di condotta degne di ammirazione."
Il personaggio dell'asceta Colombino, interpretato da Gigi Proietti in Brancaleone alle crociate (1970), è ispirato a Simeone, ma la vicenda è ambientata nel XII secolo.
Nel 2002, l'illusionista David Blaine realizzò un'impresa detta "Vertigo", ispirata a Simeone. Egli rimase per 35 ore su un pilastro alto 27 metri e largo 56 centimetri al Bryant Park a New York City.
Il poema di Alfred TennysonSt. Simeon Stylites (1842), drammatizza la storia di San Simeone.
Nel film Il Papocchio di Renzo Arbore si vede una scena in cui Andy Luotto nota una statua parlante di San Simeone, inserisce una moneta da 100 lire e parte un disco registrato con la vita del santo. Ne mette un'altra e la scena si ripete. Alla terza moneta inserita da Luotto, la statua sembra addirittura spazientirsi di ripetere la storia della sua vita. Quando Luotto mette la quarta moneta, la statua esclama: "Ma chi sei tu, ragazzo, che hai speso 400 lire per sentire la mia storia, che di solito non gliene frega niente a nessuno?! Per questo io ti benedico: va', ragazzo, va'. San Simeone è con te!".