Sesto Palpellio Istro
Sesto Palpellio Istro (in latino: Sextus Palpellius Hister; Colonia Pietas Iulia, 10 a.C. circa – dopo il 52/53) è stato un magistrato, senatore e militare romano, console dell'Impero romano.
Biografia
Istro, homo novus[1][2][3] figlio di un Publio Palpellio[4] e forse nipote del duovir di Pola Sesto Palpellio Mancia[5], apparteneva alla gens Palpellia, una famiglia originaria della Colonia Pietas Iulia[1][2][3][6][7][8][9][10][11], in Istria (allora all'interno della regio X Venetia et Histria), dove doveva essere una delle più importanti famiglie della regione probabilmente grazie ad un'accorta scelta di schieramento nelle guerre civili[8].
La carriera politica di Istro è ben nota, anche se non sempre chiaramente definita. Nato attorno al 10 a.C.[2], Istro fu straordinariamente scelto da Augusto in persona come comes del suo erede Tiberio[4], probabilmente quando questi andò in Germania nel 10/11[2][10]: in questa occasione, fu anche tribunus militum della legio XIIII Gemina stanziata a Mogontiacum[2][10]. Completato il mandato da tribuno, Istro fu Xvir stlitibus iudicandis[4], questore[12] attorno al 20[3], tribuno della plebe[4], pretore[4] attorno al 25[3], proconsole di una ignota provincia del popolo pretoria[4] attorno al 30[3], e infine legatus Augusti pro praetore di Claudio in un'ignota provincia imperiale pretoria[4], probabilmente tra 41 e 43[2]: la lunga carriera di Istro sembra perciò non essere stata affatto favorita dalla sua vicinanza a Tiberio, che non gli mostrò segni di stima e che non lo promosse rapidamente al consolato[3][13].
Istro, infatti, arrivò al consolato solo sotto Claudio, ormai ultracinquantenne[2][3]: egli è attestato come console suffetto insieme all'altrettanto homo novus Lucio Pedanio Secondo[14][15][16] in sostituzione dello stesso princeps console per la terza volta e di Lucio Vitellio console per la seconda volta[3], con un mandato da marzo a luglio del 43[3], al termine del quale furono sostituiti da Aulo Gabinio Secondo e un console finora ignoto[3], forse Pompeo Pedone o Publio Anteio Rufo o Gaio Calpurnio Pisone o Publio Ostorio Scapula[17]. Durante il consolato di Istro e Secondo, Plinio il Vecchio riporta la bizzarra storia di una lustratio celebrata per la città di Roma il 7 marzo a causa dell'ingresso di un gufo nella cella del tempio capitolino[14].
L'ultimo incarico noto di Istro è quello di legatus Augusti pro praetore in Pannonia, dove rimase dal 49/50 al 52/53[3][18]: Tacito[19] racconta che Claudio scrisse a Istro di schierare lungo la riva del Danubio una legione e alcune truppe ausiliarie per accogliere il cacciato re degli Suebi Vannio e dissuadere i popoli bramosi di razzie come Lugii ed Ermunduri dal portare i loro saccheggi anche nella provincia romana; quando Vannio fu sconfitto dai popoli assalitori, Istro accolse l'ex re e i suoi clienti prima sulle navi disposte sul Danubio e poi in alcuni campi della Pannonia che erano stati loro assegnati.
Note
- ^ a b T.P. Wiseman, New Men in the Roman Senate, Oxford 1971, p. 248 n° 304.
- ^ a b c d e f g C. Bruun, The Career of Sex. Palpellius Hister; the Praetorian Proconsulate during the Early Empire Reconsidered, in Arctos 20 (1986), pp. 5-24.
- ^ a b c d e f g h i j k A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 536-538.
- ^ a b c d e f g CIL V, 35.
- ^ C. Bruun, The Career of Sex. Palpellius Hister; the Praetorian Proconsulate during the Early Empire Reconsidered, in Arctos 20 (1986), pp. 5-24, in particolare 8 nota 5.
- ^ R. Syme, The Roman Revolution, Oxford 1939, p. 363 nota 2.
- ^ G. Alföldy, in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, p. 330.
- ^ a b F. Tassoux, Laecanii. Recherches sur une famille sénatoriale d'Istrie, in Mélanges de l'École française de Rome. Antiquité, 94.1 (1982), pp. 227-269, in particolare 245-246.
- ^ R. Syme, Roman Papers, VII, Oxford 1991, p. 485.
- ^ a b c PIR2 P 73 (Petersen).
- ^ R. Syme, The Provincial at Rome, Exeter 1999, p. 38.
- ^ La menzione della questura sembra essere venuta meno in CIL V, 35, a meno che non si pensi che il ruolo di comes di Tiberio non lo avesse fatto entrare in senato come quaestorius, come vorrebbe S. Demougin, in Epigrafia e ordine senatorio, I, Roma 1982, p. 100: cfr. PIR2 P 73 (Petersen). L'ipotesi di Demougin non sembra però essere stata accolta dalla critica: cfr. da ultima A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 536-538.
- ^ R. Syme, Roman Papers, I, Oxford 1979, pp. 293-294; II, Oxford 1979, pp. 660 e 808; VII, Oxford 1991, p. 622.
- ^ a b Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, X, 35.
- ^ TPSulp. 60, p. 3 e p. 5; 61,3; 97, 3.
- ^ CIL VI, 2015.
- ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 414-419.
- ^ G. Alföldy, in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, p. 314.
- ^ Tacito, Annales, XII, 29-30.
Bibliografia
- T.P. Wiseman, New Men in the Roman Senate, Oxford 1971, p. 248 n° 304.
- C. Bruun, The Career of Sex. Palpellius Hister; the Praetorian Proconsulate during the Early Empire Reconsidered, in Arctos 20 (1986), pp. 5-24.
- PIR2 P 73 (Petersen).
- A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 536-538.
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