Servio Asinio Celere
Servio Asinio Celere (in latino: Servius Asinius Celer; 3 circa – 46/47) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Biografia
Origini e legami familiari
Celere apparteneva alla gens Asinia, una famiglia di recente patriziato proveniente da Teate Marrucinorum[1] e assurta ai massimi onori in età triumvirale[2][3]. Il nonno di Celere[4][5][6] era stato il grande generale, oratore e storico Gaio Asinio Pollione[3], fiero sostenitore di Marco Antonio e console nel 40 a.C. Figlio di questi e di Quinzia[4][5][6], figlia del proscritto suicida Lucio Quinzio[4][5], fu Gaio Asinio Gallo[2][4], intimo di Augusto, console ordinario nell'8 a.C. e avversario di Tiberio, morto di inedia nel 33 dopo tre anni di insostenibili arresti dovuti alla sua vicinanza con Agrippina maggiore[7]. Celere era figlio di Gallo e di Vipsania Agrippina[4][8][9][10], figlia del grande generale e collaboratore di Augusto Marco Vipsanio Agrippa e prima adorata moglie di Tiberio; suoi fratelli[2][4][6] erano Gaio Asinio Pollione, console ordinario del 23; Marco Asinio Agrippa, console ordinario nel 25 e morto nel successivo 26; Asinio Salonino, promesso sposo di una delle nipoti di Tiberio figlie di Germanico, ma morto prematuramente nel 22; e Asinio Gallo, esiliato da Claudio in seguito ad una congiura ai suoi danni nel 46. Inoltre, non di secondaria importanza è che fratellastro uterino di questi, nato da Vipsania Agrippina e Tiberio, era Druso minore, secondo erede del padre al principato, morto nel 23[2][5].
Carriera sotto Tiberio e Caligola
Gli inizi della carriera di Celere sono forse attestati da un'importante epigrafe funeraria[11] relativa ad un Asinio che fu forse praefectus feriarum Latinarum o sevir equitum Romanorum[5] e sicuramente Xvir stilitibus iudicandis e questore personale di Tiberio[11]: se Theodor Mommsen proponeva cautamente che tale iscrizione si riferisse al fratello Pollione[5][8][12], già Edmund Groag[8] aveva ipotizzato che invece essa si riferisse proprio a Celere, mentre da ultimo Géza Alföldy, pur accettando la possibilità che possa trattarsi di Celere, porta avanti la tesi che l'epigrafe si riferisca al fratello Gallo[5].
L'altra carica attestata vede Celere al vertice dello stato romano: egli fu infatti console suffetto per il secondo semestre del 38 insieme a Sesto Nonio Quintiliano[13][14][15][16][17], sostituendo a luglio gli ordinari Marco Aquila Giuliano e Publio Nonio Asprenate[15][16]. Il consolato di Celere e Quintiliano, probabilmente designati da Caligola in persona[18] - che sembra aver riavviato la carriera di Celere, rallentata da Tiberio dopo la morte del padre Asinio Gallo, per motivi di vicinanza della famiglia alla madre del princeps Agrippina maggiore[5][18] -, vide un breve allontanamento da Roma del princeps[19], la divinizzazione della defunta sorella Drusilla il 23 settembre[20][21], il matrimonio di Caligola con Lollia Paolina[19][22] e forse già il suo ripudio[19] e l'avvicinamento a Milonia Cesonia[19], la condanna di Avillio Flacco mitigata dall'influenza dell'amico Marco Emilio Lepido[23][24], la morte del curator aquarum Marco Porcio Catone[13], e la risistemazione di stampo antoniano-augusteo[24] da parte del princeps (seduto tra i consoli Celere e Quintiliano sui rostra e forse sotto una tenda di seta[25]) di un'ampia area in Oriente con la concessione dell'Iturea a Soemo, dell'Armenia Minore e parte dell'Arabia a Coti IX, della Tracia orientale a Remetalce III e del Ponto a Polemone II[24][25], tutti amici di Caligola cresciuti nella casa di Antonia minore[24][26][27].
Un curioso aneddoto riporta come Celere, sotto il principato di Caligola, abbia acquistato un particolare tipo di triglia per ben 8.000 sesterzi[28][29][30]. È stato in passato ipotizzato, sulla base del testo non ben tràdito del De Aquis di Frontino[13], che, sempre sotto Caligola, Celere fosse stato nominato curator aquarum[8], ma Ladislav Vidman ha definitivamente smentito tale proposta[31][32].
Morte sotto Claudio
Sotto il principato del successore Claudio, Celere dovette ottenere in un primo momento l'amicizia del princeps[33]. In seguito, però, forse in connessione con il tentativo fallito di congiura ai danni di Claudio del fratello Asinio Gallo insieme a Tito Statilio Tauro Corvino[34][35] nel 46[5][8][36][37][38], Celere cadde in disgrazia e fu ucciso[33] nel 46/47[5][8][36][37][39], forse dopo un processo sommario[40]: la congiura, che prevedeva l'appoggio di schiavi e liberti imperiali[34][35], non sembra in ogni caso essere stata presa molto sul serio dalla casa imperiale[35] e anche oggi continua a lasciare perplessi gli studiosi, che oscillano tra il considerarla un piano destinato al fallimento[41] o persino come un evento dalla realtà dubbia[42] e invece un'operazione di pulizia e risoluzione di faide interne dopo la morte nel 43 di Giulia Livia, figlia di Druso minore e quindi nipote di Gallo e Celere[36]. Nel suo attacco satirico contro Claudio, Seneca raffigura Celere tra gli amici di Claudio condannati a morte che attendono il princeps nell'oltretomba[33]. L'epigrafe funeraria citata sopra, se relativa a Celere, attesterebbe che, per un certo lasso di tempo dopo la sua morte (fino alla morte di Claudio o persino fino al decesso di Nerone[5]), era stato vietato onorare in qualsiasi modo il defunto[5][11].
Discendenza
Di Celere è nota una figlia, Asinia Agrippina[43], mentre di incertissima restituzione è un'epigrafe[44] che attesta come moglie di Celere una Asinia figlia di Pollione: come già considerato da Edmund Groag[8], è impossibile che tale Asinia, figlia forse del fratello di Celere, fosse quindi moglie di suo zio; lo stesso Groag propone cautamente che dopo il nome di Celere sia da integrare la parola neptis e che quindi il Pollione nominato sia un altro figlio ignoto di Celere[8].
Note
- ^ Cfr. CIL IX, 3017.
- ^ a b c d U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, pp. 299-302.
- ^ a b PIR2 A 1241 (Stein).
- ^ a b c d e f PIR2 A 1229 (Groag).
- ^ a b c d e f g h i j k l G. Alföldy, Studi sull'epigrafia augustea e tiberiana di Roma, Roma 1992, pp. 125-143.
- ^ a b c J.H. Oliver, The Descendants of Asinius Pollio, in The American Journal of Philology, vol. 68.2 (1947), pp. 147-160.
- ^ Tacito, Annales, VI, 23 e 25.
- ^ a b c d e f g h PIR2 A 1225 (Groag).
- ^ G. Alföldy, Studi sull'epigrafia augustea e tiberiana di Roma, Roma 1992, p. 129 nota 17, smentisce l'ipotesi di J.H. Oliver, The Descendants of Asinius Pollio, in The American Journal of Philology, vol. 68.2 (1947), pp. 147-160, che ritiene Celere il figlio più piccolo di Gallo e Agrippina sulla base dei suoi tria nomina.
- ^ CIL VI, 9901a.
- ^ a b c CIL VI, 1353.
- ^ Nel commento a CIL VI, 1353.
- ^ a b c Frontino, De Aquis, CII.
- ^ J. Scheid, Commentarii fratrum Arvalium qui supersunt, Rome 1998, p. 30, frgm. 12c, l. 59.
- ^ a b Fasti Ostienses, frgm. Ch (Vidman).
- ^ a b CIL XI, 6279.
- ^ AE 1972, 88.
- ^ a b A.A. Barrett, Caligula. The abuse of power, London-New York 20152, p. 115.
- ^ a b c d R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, p. 115.
- ^ J. Scheid, Commentarii fratrum Arvalium qui supersunt, Rome 1998, p. 31, frgm. 12c, ll. 99-104.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 11.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 12, 1.
- ^ Filone di Alessandria, In Flaccum, CLI e CLXXXI.
- ^ a b c d R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, p. 116.
- ^ a b Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 12, 2.
- ^ IGR IV 145.
- ^ S. Segenni, Antonia Minore e la Domus Augusta, in Studi Classici e Orientali, vol. 44 (1994), pp. 297-331.
- ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, IX, 67.
- ^ Macrobio, Saturnali, III, 16, 9.
- ^ Tertulliano, De Pallio, V.
- ^ L. Vidman, Ad Frontinum, De Aq. 102, in Listy filologické, vol. 96.1 (1973), pp. 16-19.
- ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 222.
- ^ a b c Seneca, Apocolocyntosis, XIII, 5.
- ^ a b Svetonio, Claudio, XIII, 3.
- ^ a b c Cassio Dione, Storia Romana, LX, 27, 4-28, 1.
- ^ a b c B. Levick, Claudius, London 1990, p. 57.
- ^ a b D. McAlindon, Claudius and the Senators, in The American Journal of Philology, vol. 78.3 (1957), pp. 279-286, in particolare p. 282, ritiene invece che "that he was punished for his part in his brother's conspiracy seems less likely than that a plot of one was the consequence of the other's condemnation". Cfr. idem, Senatorial opposition to Claudius and Nero, in The American Journal of Philology, vol. 77.2 (1956), pp. 129-130: "it is noteworthy that his brother Ser. Asinius Celer was killed by Claudius before 47, probably not because of his complicity in a movement of which the leader, his brother, had been merely exiled."
- ^ Cautamente non avanzano legami tra la condanna di Celere e l'esilio di Gallo A. Galimberti, La rivolta del 42 e l'opposizione senatoria sotto Claudio, in M. Sordi (ed.), Fazioni e congiure nel mondo antico, Milano 1999, pp. 205-215; D. Fasolini, Aggiornamento bibliografico ed epigrafico ragionato sull'imperatore Claudio, Milano 2006, p. 23; e P. Buongiorno, Claudio. Il principe inatteso, Palermo 2017, p. 122.
- ^ A. Galimberti, La rivolta del 42 e l'opposizione senatoria sotto Claudio, in M. Sordi (ed.), Fazioni e congiure nel mondo antico, Milano 1999, pp. 205-215; D. Fasolini, Aggiornamento bibliografico ed epigrafico ragionato sull'imperatore Claudio, Milano 2006, p. 23; e P. Buongiorno, Claudio. Il principe inatteso, Palermo 2017, p. 122.
- ^ P. Buongiorno, Claudio. Il principe inatteso, Palermo 2017, p. 250 nota 53.
- ^ I. Cogitore, La légitimité dynastique d'Auguste à Néron à l'épreuve des conspiration, Rome 2002, pp. 202-205.
- ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 183.
- ^ CIL VI, 9901.
- ^ CIL XIV, 2599.
Bibliografia
- PIR2 A 1225 (Groag).
- J.H. Oliver, The Descendants of Asinius Pollio, in The American Journal of Philology, vol. 68.2 (1947), pp. 147-160.
- U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, pp. 299-302.
- G. Alföldy, Studi sull'epigrafia augustea e tiberiana di Roma, Roma 1992, pp. 125-143.
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