Sedia 412 Cab

Sedia 412 Cab
prodotto di disegno industriale
Uno dei prodotti icona di Mario Bellini
Dati generali
Anno di progettazione1977
ProgettistaMario Bellini
Profilo prodotto
Tipo di oggettoSedia
IdeaIspirato al rapporto fra scheletro e pelle
ConcettiSimbiosi, lusso e originalità
ProduttoreCassina S.p.a.
Prodotto dal1977
MaterialiCuoio e Acciaio
Tecnica di lavorazioneScarnitura

La Sedia 412 Cab è una sedia disegnata nel 1977 dal designer Mario Bellini e commercializzata dall'azienda italiana Cassina nello stesso anno, specializzata nel settore dell'arredamento contemporaneo. È considerato un oggetto icona del design italiano. Si trova esposto alla Triennale Design Museum di Milano e al Museum of Modern Art di New York.[1] Considerata una delle sue migliori progettazioni, la struttura è composta da uno scheletro di acciaio tubolare e rivestita da una copertura in cuoio che forma il corpo della sedia.

Storia

La Sedia 412 Cab viene ideata nel 1977 dal designer Mario Bellini e prodotta dall'azienda Cassina, specializzata nel settore dell'arredamento contemporaneo. Bellini si occupò della progettazione, della parte tecnica e funzionale del prodotto. Ispirato al rapporto scheletro-pelle, la sedia Cab è la prima al mondo ad avere una struttura in cuoio autoportante. Il rivestimento in cuoio con cuciture a vista promuove la tradizione artigianale italiana nel mercato internazionale creando un ibrido con l'efficienza industriale. Si tratta dunque di uno degli oggetti di disegno industriale che ha rivoluzionato il mondo della sedia, portando il design d'autore nella vita quotidiana. Inoltre, quando venne commercializzata, fu considerata un simbolo di anticonformismo, in quanto era differente dalla maggior parte degli oggetti del mondo del design e dell'arte del periodo, che erano caratterizzati dalla corrente artistica della cultura pop.[2]

Descrizione

Caratteristiche tecniche

La sedia è composta da 16 parti in cuoio sottoposte a 14 lavorazioni manuali. Le singole parti tagliate vengono cucite insieme dopo un procedimento di scarnitura (assottigliamento delle zone che vanno unite) e calzate sul telaio di acciaio tubolare e verniciato a smalto. La chiusura è composta da quattro cerniere che corrono lungo le gambe e sotto la seduta. Il telaio in acciaio è idoneo alla produzione in serie.[3] Il prodotto è disponibile in diverse versioni, ovvero serie S, M e B che si differenziano per le dimensioni.[4]

Dimensioni prodotto S1/S2/S3
Lunghezza 490 mm
Altezza 820 mm
Larghezza 520 mm
Altezza della seduta 450 mm
Dimensioni prodotto M1/M2/M3
Lunghezza 540 mm
Altezza 820 mm
Larghezza 470 mm
Altezza della seduta 450 mm
Dimensioni prodotto B1/B2
Lunghezza 370 mm
Altezza 570 mm
Larghezza 330 mm
Altezza della seduta 300 mm

Caratteristiche plastiche

Colore

Il prodotto è stato commercializzato nei colori avorio, bianco, blu, cognac, grigio, marrone, naturale, nero, radica, rosso bulgaro, rosso cina, tabacco e talpa ciò attribuisce all'oggetto valori di eleganza e minimalismo, rendendolo adattabile a qualsiasi contesto proprio grazie alle sue tonalità.[5]

Le colorazioni della sedia
Le colorazioni della sedia

Linee

La forma lineare della sedia è classica e a prima vista riconoscibile ma andando nei dettagli, si possono notare dei particolari interessanti come delle curve sinuose di raccordo tra le gambe e la seduta e anche il raccordo tra le gambe posteriori e lo schienale. Nel rivestimento si lascia intravedere appena la zip di chiusura e questo effetto di vista parziale unito all'aderenza del cuoio richiama il bustino femminile che aderisce alla pelle umana, suscitando la tentazione di aprirla.

Volumi

I volumi della sedia sono perfettamente bilanciati; le gambe, la seduta e lo schienale sono armonicamente uniti da dei raccordi sinuosi.

Grado di codifica

Secondo Umberto Eco l'ipercodifica è il metodo mediante il quale “unità codificate vengono analizzate in unità minori a cui si assegnano nuove funzioni segniche”. Da questo punto di vista la sedia 412 Cab è un oggetto di design ipercodificato in quanto propone un prodotto già esistente, ovvero una semplice sedia, elaborando quasi completamente le caratteristiche fisiche e tecniche in quanto si ispira al rapporto scheletro-pelle con una struttura in metallo e un rivestimento di cuoio diventando perciò un oggetto iconico del design industriale italiano.[6]

Valorizzazione

Bellini, nella progettazione della sedia unisce la riproducibilità in serie dello scheletro e la tradizione artigianale italiana nella copertura in cuoio. Inoltre, secondo la classificazione dei valori del semiologo Jean-Marie Floch, il designer valorizza fortemente l'oggetto da un punto di vista sociale (valorizzazione utopica), in quanto la seduta in cuoio lavorata artigianalmente, pone l'utente in possesso di un prodotto iconico di lusso e da collezione, simbolo di innovazione ed originalità. Tale possesso denota che l'utente è una persona dai gusti ricercati e una volta a contatto con essa, presupponendo che egli conosca la storia della seduta, si sentirà parte della sua natura anticonformista. Avere nella propria abitazione un oggetto creato da uno dei Designer italiani più riconosciuti al mondo fa sentire l'utente parte di un'élite di persone colte e interessate a questo settore. Inoltre, l'azione dovuta dall'apertura della cerniera, e quindi alla separazione tra scheletro e pelle, rende la pulizia e il mantenimento della seduta più particolare e semplice delle altre valorizzando le funzioni di praticità e maneggevolezza (valorizzazione pratica). Il rivestimento pregiato e robusto è disponibile in varie colorazioni e quindi adattabile a molteplici contesti d'uso (valorizzazione ludica).[7]

Quadrato di Floch

Note

  1. ^ Si veda la biografia della sedia al Moma Biografia prodotto Moma
  2. ^ Si veda la storia della sedia Storia Prodotto
  3. ^ Si veda le caratteristiche della sedia Caratteristiche del Prodotto
  4. ^ Si veda le diverse versioni della sedia Biografia Prodotto
  5. ^ Si veda i colori della sedia Biografia Prodotto
  6. ^ Si veda ad esempio Eco 1975, p. 215
  7. ^ Visual Identities 2000, p. 121.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni