La scuola ticinese di architettura è un termine frequentemente usato[1][2][3][4][5][6][7] per descrivere l'esperienza creativa di un gruppo di architetti della Svizzera italiana assurti a notorietà internazionale[8][3][9][10] nel 1975 in seguito alla mostra di successo "Tendenzen - Neuere Architektur im Tessin" a Zurigo[11]. La loro influenza si protrae ancora nel XXI secolo, come testimonia il successo internazionale di alcuni di loro, il più celebre essendo Mario Botta[12].
Benché la formula "scuola ticinese" sia sovente impiegata per raggruppare queste esperienze, si tratta più che altro di un'etichetta di comodo. In realtà una vera e propria scuola di architettura ticinese non è mai esistita[3]. Ognuno dei protagonisti ha sviluppato un linguaggio proprio, benché in tutti siano solitamente riconoscibili i tratti marcati dell'architettura contemporanea. Quello che accomuna le loro esperienze secondo Mario Botta è "un atteggiamento di tipo etico e territoriale; un rapporto privilegiato con la geografia dei luoghi dove sorgono le loro opere architettoniche"[1]. Un approccio spesso associato alla scuola ticinese è quello del regionalismo critico.
Nonostante la mancanza di un manifesto o di un vero e proprio progetto comune, l'opera di questi architetti ticinesi attivi soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo ha risvegliato la curiosità di professionisti da tutto il mondo. Non a caso, nel 1995 è stata fondata in seno alla neonata Università della Svizzera italiana l'Accademia di architettura di Mendrisio, di cui Mario Botta è uno dei fondatori.
^(EN) Kester Rattenbury, Robert Bevan e Kieran Long, Architects Today, Laurence King Publishing, 10 agosto 2006, ISBN9781856694926. URL consultato il 23 agosto 2018.