I Satyricon nacquero ad inizio anni '90 ad Oslo, come band black metal ossessionata fin dagli esordi per la storia medioevale. Tra i primi membri della band vi erano il cantante ed autore dei testi Satyr ed il batterista Frost.[2] Il loro primo album, Dark Medieval Times è datato 1994 ed evidenzia come i componenti del gruppo fossero affascinati da tutto ciò che concerneva il medioevo, ed era forte la presenza di strumenti acustici e a fiato, atipici per il genere da loro suonato.
I due dischi successivi, The Shadowthrone (1994) e Nemesis Divina (1996), continuarono su quella strada esplorando sonorità differenti, ricevendo riscontri critici molto positivi e riuscendo a vendere parecchie copie per un genere come il black metal.
Da sempre un duo che ruota attorno alle figure carismatiche di Satyr e Frost, la band si avvale spesso di collaboratori sia in studio che dal vivo, su The Shadowthrone la chitarra è suonata da Samoth degli Emperor[3] e sul successivo Nemesis Divina è presente Nocturno Culto dei Darkthrone con lo pseudonimo di Kveldulv, per ovviare alla mancanza dello stesso Samoth, che si trovava in carcere.
Nemesis Divina è considerato da molti critici il capolavoro della band e una pietra miliare del black metal.[4] L'album contiene la celebre Mother North, ancora oggi considerata un classico del black metal[4] e cavallo di battaglia della band. Questo brano esalta la componente più epica con un coro solenne e maestoso in contrapposizione al ritmo furioso della canzone; da essa venne anche tratto un videoclip.
La forma di black metal fino a qui proposta è tipicamente norvegese, fatta quindi di atmosfere cupe e fredde che richiamano paesaggi tipicamente nordici. Momenti di furia cieca fatta di tempi ultraveloci, chitarre "a zanzara" e voce cattiva e glaciale si alternano a passaggi più epici fatti di cori vichinghi e momenti acustici. Satyr svilupperà in seguito questi aspetti della sua musica nei progetti paralleli Storm e Wongraven, accompagnato rispettivamente da Fenriz e da Ihsahn, altri due nomi storici del black norvegese.
Dopo l'uscita di 2 EP, i Satyricon pubblicarono Rebel Extravaganza (1999). Il disco in questione si allontanava parzialmente da ciò che la band aveva proposto precedentemente, prendendo una strada più sperimentale.[4] Di fatto questo album mette definitivamente da parte la componente epica predominante dell'ultimo lavoro per concentrarsi su atmosfere fredde e di un'ostilità senza precedenti.[senza fonte] Le influenze industrial, estese anche alle voci, rendono il prodotto finale minaccioso e claustrofobico. Esso ricorda a tratti i Coroner dell'album Grin, soprattutto per la voce di Satyr e per l'uso dell'elettronica.Lo stesso look della band subisce un netto taglio con il passato: niente più asce, spadoni, borchie ma uno sconvolgente look post-atomico; Satyr stesso sfoggia capelli a zero e un face-paint essenziale.[senza fonte] Andando più a fondo nell'analisi dell'opera si scoprono inquietanti disegni di croci uncinate e testi che propongono deliri misantropici.
Come scritto sul booklet interno, questo album fu concepito da Satyr in un momento di grossa frustrazione personale ma questa direzione non fu apprezzata e capita dalla gran parte del seguito dei Satyricon. Nonostante ciò Rebel Extravaganza porterà una ventata di cambiamento in una scena un po' statica ed influenzerà il sound e l'attitudine di altre band, come Disiplin, Gehenna ed altri gruppi della scuderia Moonfog. L'album fu però un insuccesso, e convinse il leader del gruppo a cambiare nuovamente strada.[senza fonte]
Il quinto album fu Volcano (2002). I Satyricon abbandonarono le atmosfere sperimentali della precedente uscita per suonare un miscuglio di hard rock e black metal.
Si fanno sempre più forti le citazioni dal vecchio thrash metalanni ottanta con una predilezione per i Coroner: la voce di Satyr assomiglia sempre di più a quella di Ron Royce, emergono sonorità alla Celtic Frost e accennanti agli Slayer.
L'album non convinse buona parte della critica, che lo recensì molto negativamente.[senza fonte]
Satyr decise di prendersi alcuni anni di riposo, anche per dedicarsi ai suoi progetti paralleli, i già citati Wongraven, gli Storm e i Thorns.
Dopo quattro anni di silenzio, i Satyricon tornarono con Now, Diabolical (2006), disco che li riportò allo stile della trilogia iniziale.
Il songwriting dell'album rimane comunque molto essenziale e semplice: i brani sono molto diretti anche se intrisi del solito feeling oscuro.
I pezzi veloci risentono sempre più dell'influenza Slayer mentre l'onnipresente spettro dei Celtic Frost di To Mega Therion si fa sempre più ingombrante nei pezzi dall'incedere più lento e marziale.
I Satyricon moderni sono ormai molto diversi da quelli degli inizi[2], e nella musica sono presenti soltanto vaghe tracce della furia degli esordi, e al contempo si avventurano verso territori più remunerativi: mega concerti estivi, immagine curata nei minimi dettagli, video clip, compagnie discografiche maggiori.
^ab(EN) Alex Distefano, Top 10 most satanica metal bands, su ocweekly.com, 1º ottobre 2013. URL consultato il 24 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2019).