Sara Casanova (Lodi, 24 giugno 1977) è una politica italiana, esponente della Lega e sindaco di Lodi dal 2017 al 2022[1].
Nata e cresciuta a Lodi, è laureata in architettura al Politecnico di Milano.
È stata dapprima segretario cittadino (2011-2016) e poi vicesegretario provinciale (dal 2016) della Lega Nord. Ha svolto le funzioni di consigliere comunale di Lodi dal 2013 sino al commissariamento del comune nel 2016, in seguito alle dimissioni di Simone Uggetti.
Nel 2017 avanzò la propria candidatura a sindaco di Lodi in rappresentanza di una coalizione di centro-destra costituita da Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Partito Pensionati e una lista civica[2]. Al primo turno di votazione ottenne il 27,3% dei consensi a fronte del 30,6% di Carlo Gendarini, esponente del centro-sinistra[3][4]; Casanova riuscì però a prevalere al ballottaggio con il 56,9% dei suffragi, grazie anche all'apparentamento con le quattro liste civiche che avevano sostenuto la candidatura dell'ex forzista Lorenzo Maggi, il quale fu poi nominato vicesindaco[1][4][5][6].
La rappresentante della Lega Nord iniziò formalmente il proprio mandato il 27 giugno 2017, diventando la prima donna a ricoprire la carica di sindaco di Lodi[1][7]. Nel 2022 si ripresentò per un secondo mandato, ottenendo tuttavia soltanto il 37,2% delle preferenze e uscendo pesantemente sconfitta dal confronto con il candidato del centro-sinistra Andrea Furegato, il quale raccolse oltre il 59% dei consensi e risultò quindi eletto al primo turno[8].
Nel 2017 il consiglio comunale di Lodi, su iniziativa della giunta presieduta da Sara Casanova, introdusse adempimenti aggiuntivi e condizioni più restrittive per l'accesso dei cittadini extracomunitari ad alcune prestazioni sociali agevolate, tra cui la riduzione delle tariffe per le mense scolastiche e lo scuolabus; il provvedimento suscitò le proteste delle famiglie coinvolte, nonché dei partiti di centro-sinistra e di un comitato civico[9][10][11]. Il 13 dicembre 2018 il Tribunale di Milano, a seguito di un'istanza presentata dalle associazioni ASGI e NAGA, riconobbe la natura discriminatoria del regolamento e ne ordinò la modifica[12].
Ritenendo infondata la condanna, l'amministrazione guidata da Casanova decise di resistere in secondo grado[13]: il 29 dicembre 2020 la Corte d'appello di Milano respinse il ricorso accertando in via definitiva «la condotta discriminatoria del Comune di Lodi», giudicata lesiva del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani[14][15][16]. La vicenda ebbe ampia risonanza sui mezzi di comunicazione di tutto il mondo[11][17].
Ad aprile 2020 le fu inflitta una sanzione amministrativa pecuniaria di 400 euro, ridotti a 280, per non aver rispettato le misure di confinamento e di distanziamento sociale finalizzate al contenimento della pandemia di COVID-19[18][19].
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